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Fra i tre quotidiani più diffusi, oggi solo la Stampa non apre sul rapimento dei 4 italiani in Libia, preferendo puntare sullo stop dell’Europa all’Italia sulle tasse: la reazione di Bruxelles all’annuncio del premier sul taglio delle imposte è netta («Avete già avuto uno sconto, tutto va visto nel quadro delle regole», intima il francese Pierre Moscovici, commissario Ue agli Affari economici). Repubblica e Corriere della Sera approfondiscono il «giallo» dello scambio tra i tecnici e gli scafisti detenuti, riportando la “linea della fermezza” del ministro dell’Interno Alfano secondo cui «con gli scafisti non si tratta». Su tutti i giornali, la notizia è collegata all’arresto di un tunisino e un pachistano “jihadisti fai-da-te” a Brescia: l’accusa è che stavano progettando attacchi terroristici alla base Nato di Ghedi. 
Ampio spazio anche per altre due notizie: il resoconto della visita di Matteo Renzi in Israele con approfondimenti sul discorso del premier alla Knesset («Due popoli due Stati» con riferimento al riconoscimento della Palestina) e i 4 ergastoli per la strage di Brescia, arrivati 41 anni dopo. La Corte d’assise d’appello di Milano ha condannato l’ex leader di Ordine Nuovo Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte, informatore dei servizi segreti. Per i familiari delle vittime e le parti civili è una sentenza storica: «Il verdetto ci convince nella sostanza perché c’è un mandante ed emerge anche il ruolo della politica – ha commentato Manlio Milani, presidente dell’associazione parenti delle vittime –. Da parte nostra non cerchiamo nessuna vendetta, anzi, mi batterò perché Maggi, che è malato, non finisca in carcere». Su Repubblica l’analisi di Benedetta Tobagi, figlia del giornalista Walter ucciso nel 1980 a Milano dal terrorismo di sinistra: «Da ieri sera qualcosa è cambiato per tutti, dopo 41 anni di inchieste e processi il massacro del 28 maggio 1974 in piazza della Loggia – una bomba uccise 8 persone durante una manifestazione antifascista – non è più una strage impunita».
Infine la calda estate dei governatori, tra un capitolo che (forse) si chiude e un altro che continua: da un lato Vincenzo De Luca, che per il tribunale civile di Napoli – chiamato a esprimersi sul ricorso dell’ex sindaco di Salerno – potrà continuare a esercitare il suo incarico in attesa che il nodo sulla legittimità della legge Severino sia definitivamente sciolto dalla pronuncia della Consulta; dall’altro Rosario Crocetta che oggi interviene in Consiglio all’indomani di un’altra giornata di passione, dalle dimissioni di un altro assessore alla telefonata “incriminata” smentita anche dai pm di Catania e Messina, dal pg della Cassazione che chiede lumi al pg di Palermo fino alla rivelazione del tentativo di suicidio da parte del governatore siciliano (QUI un interessante articolo di Fanpage che cerca di fare chiarezza sulla vicenda).
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LA NOTIZIA PIU’ CURIOSA | A Roma la Giunta Marino ha varato una nuova delibera secondo la quale i numeri romani sono troppi difficili da capire e devono essere aboliti e sostituiti nei documenti. Se uno abita in Largo Giovanni XXIII gli tocca abituarsi a vivere in Largo Giovanni Ventitreesimo (il Messaggero).

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