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CUTRO – Ci sono nuove persone informate sui fatti e possibili reati, ad oggi non prescritti, dei quali potrebbero essere individuati gli autori. Almeno di questo sono convinti gli avvocati Francesco Giorgio Laganà e Roberta Bizzarri, alla luce di indagini svolte sul caso di due gemelli di Cutro che, a distanza di 43 anni, ancora non si sa se siano nati vivi o morti. E che, qualora fossero nati vivi, potrebbero essere stati rapiti o venduti. Quattro anni fa si sono riaperte le indagini della Procura di Crotone. Tutto inizia nel maggio 1969, quando la signora Lucia Iefalo Maviglia scopre di essere incinta. Il padre è Giovanni Oliverio. Il 19 gennaio 1970 la signora Iefalo si sente male e si reca presso l’ospedale di Crotone. Il 20 gennaio, alle 00,40, partorisce due gemelli, Mario e Franca, identificati nella cartella clinica con i numeri 48 e 49. Dalla cartella clinica risultano nati vivi. Ad assistere al parto c’è la cognata della signora, che vede i bambini vivi. Durante la degenza, la partoriente firma dei fogli dei quali non conosce il contenuto. Dopo il parto, a causa di un’abbondante perdita di sangue, le condizioni di salute della signora si aggravano e viene sottoposta a trasfusione. Dopo qualche giorno, migliorate le condizioni, i sanitari e una suora le riferiscono che i suoi due figli sono stati trasferiti all’ospedale di Catanzaro perché Crotone è sprovvisto di incubatrice. Aggiungono che ai bimbi sono stati dati i nomi di Mario e Franca. Il 27 gennaio la signora viene dimessa e contestualmente le comunicano che i suoi figli sono deceduti. Chiede di vederli ma le dicono che non è possibile. Quando torna a casa, sua cognata è già informata perché il signor Francesco Oliverio, cugino del marito della Iefalo, le ha detto di aver fornito all’ospedale di Crotone una piccola bara e che della sepoltura si è occupato l’ospedale stesso. E poi arrivò una strana cartolina…

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