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Fisicamente non era davanti a quei cancelli, ma Gianni Fabbris non attende molto a far sapere che secondo Altragricoltura, quell’accesso e quelle procedure sono illegittime. «Non potevano entrare perchè c’era un impedimento legittimo  che noi abbiamo notificato. L’avvocato Melidoro che è anche il mio, era con me a Matera al  tribunale e dunque non poteva essere in azienda dove non c’erano nemmeno i signori Conte e Ergastolo. Qualsiasi operazione si sia svolta in azienda, per noi sul piano legale è illegittima».  Lo fa dopo aver fornito elementi sul suo lungo interrogatorio di garanzia che si è svolto nelle stesse ore in cui l’ufficiale giudiziario entrava nell’ex azienda Conte.  Davanti al gip Onorati (che deciderà nei prossimi giorni dopo aver sentito il pm ndr.) Fabbris ha innanzitutto chiarito la sua posizione: «Secondo la Procura emerge che io sarei stato in grado di dare ordini a un gruppo di accoliti per trarre benefici da questa vicenda. Per questo è necessario chiarire che sono coordinatore nazionale di una organizzazione sindacale, presidente nazionale di una associazione di difesa dei diritti nelle aree rurali e portavoce del Conitato Terre Joniche, come hanno dimostrato statuti, regolamenti interni e documenti di vario genere a conferma delle nostre attività. La nostra battaglia di difesa delle aziende agricole – ricorda Fabbris – va avanti in tutta Italia da tempo come dimostra il caso in provincia di Ragusa dove abbiamo chiesto l’apertura di un’inchiesta sulle modalità di svolgimento delle aste, richiesta che la Procura ha accolto, avviando le indagini». La Procura di Matera ha contestato a Fabbris l’estorsione aggrava e la rapina aggravata.  «A parte la gravità delle accuse – prosegue Fabbris – non comprendo come io possa rapinare terreni o  aziende. Il gip, però, mi ha contestato un solo reato: violenza privata che, mi ha spiegato,  è un rischio professionale previsto quando un sindacalista svolge i picchetti. Mi si accusa di aver impedito l’accesso dell’ufficiale giudiziario per quattro volte all’interno dell’azienda. Episodi che io ho contestato – chiarisce  Fabbris – il primo accesso lo ha fatto l’ufficiale giudiziario,  specificando nel verbale che l’operazione veniva rinviata per vizio di forma perchè le notifiche non erano state fatte. Nel secondo caso, sono entrati nell’azienda e in quell’occasione l’altro ufficiale giudiziario intervenuto ha scritto nel verbale di aver preso atto che c’erano diritti di terzi perchè io in qualità di presidente dell’associazione ero portatore di interessi in quanto stavamo svolgendo delle attività all’interno della struttura. Quando per la terza volta è arrivato l’ufficiale giudiziario, che nel frattempo era cambiato, ho preteso che riportasse nel verbale che nonostante un tavolo di trattative la loro parte non si era presentata per garantirmi e tutelarmi,  dopo un fax che era stato inviato nei giorni precedenti in cui mi si imputavano falsità. L’ufficiale giudiziario si è  rifiutato perchè non mi riconosceva come soggetto avente diritto. Alla fine, però,  ha deciso di rinviare ad una ulteriore occasione. Infine la quarta volta,  mi sono messo con le braccia conserte davanti al cancello. E questa è violenza privata?».  Elementi chiariti, secondo Fabbris, che nel frattempo annuncia un’assemblea convocata oggi da cui giungeranno ulteriori risposte.

a.ciervo@luedi.it

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