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Un corpo quasi plastificato; questa la scoperta degli agenti della Polizia di Gioia Tauro nel corso di alcuni rilievi su una cabina di derivazione nei pressi di un capannone nell’area industriale di Gioia Tauro dopo una segnalazione di un tentato furto di rame, un corpo quasi plastificato.
Il ladro di rame, per cause che sono in corso di accertamento, dopo essere entrato all’interno della cabina non è riuscito ad evitare una terribile scossa di 20 mila Volt che l’ha ucciso immediatamente. Il corpo rannicchiato dell’uomo, un giovane dall’apparente età fra i 20 ed i 25 anni, sembrava un manichino combusto, quasi plastificato.
La cabina dove è stato rinvenuto il cadavere folgorato si trova a poche decine di metri dallo stabilimento industriale della Radi Plast nel territorio del comune di San Ferdinando, non distante dal compendio dell’ex Isotta Fraschini a ridosso del porto di Gioia Tauro. Il rinvenimento del cadavere è avvenuto nel primo pomeriggio di ieri, quando gli agenti si erano recati sul posto per indagare sull’ennesimo furto di rame. Avvicinandosi alla cabina di derivazione si sono accorti che un lucchetto era stato rimosso ma hanno anche notato alcune tracce di sangue che li ha portati a guardare meglio all’interno di una scatola di ferro all’interno della quale vi era il trasformatore di tensione elettrica. Con delle torce hanno guardato meglio all’interno notando quel corpo senza vita quasi carbonizzato.
Sono stati i vigili del fuoco con delle speciali cesoie a tagliare l’involucro in ferro e a tirare fuori il corpo del giovane folgorato dalla scossa elettrica. Esperti della scientifica hanno rilevato alcune impronte attraverso le quali si cercherà di dare un nome al cadavere che non aveva documenti con se, ma solo un telefonino anch’esso bruciato, la cui scheda risulta intestata ad un cittadino di nazionalità marocchina.

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