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Anche in Calabria oggi si celebra il ricordo della Shoah, l’olocausto degli Ebrei. «La ‘Giornata della Memoria’ deve essere un momento di riflessione e di condivisione, per non dimenticare mai una delle pagine più nere della storia dell’umanità. Un monito dal passato per comprendere meglio l’attualità del presente», ha affermato il consigliere regionale Antonio Rappoccio (Insieme per la Calabria – Scopelliti Presidente) che sottolinea: «In Calabria, il campo di Ferramonti, per gli oltre 2000 ebrei internati, fu un ‘lager non lager’: un esempio di civiltà oltre la vergogna degli altri campi di concentramento. Un messaggio di speranza e di riscatto dagli orrori del passato che soprattutto i giovani devono e non possono ignorare, per essere testimoni attenti – conclude Rappoccio – delle tante problematiche che aggrediscono la nostra società e soprattutto il nostro territorio».
Per Antonio Gentile, deputato del Pdl, «La Shoah è stata una grande vergogna, un crimine ineguagliabile davanti al quale l’Occidente deve chiedere perdono alla comunità ebrica. 67 anni sembrano tanti ma non sono niente dinanzi alla Storia – afferma Gentile – e quella follia fu ripetuta negli anni da Stalin, dai cambogiani, da altri secondo uno schema diverso ma allo stesso tempo simile: una razza, che sia ebraica o asiatica, deve essere sterminata».
Gentile ricorda « la grande civiltà e la grande tradizione culturale ebraica, il loro contributo fondamentale nelle scienze e nella visione di una società orientata alla pace Dobbiamo insegnare ai nostri bambini quello che è successo – afferma Gentile – e ricordare agli adulti che ogni germe discirminatorio è sintomo di malessere. Voglio oggi mandare un abbracio ideale a tutti gli ebrei italiani in rappresentanza di una cultura che, nel mondo, è sempre stata all’avanguardia».

LA GIORNATA DELLA MEMORIA A FERRAMONTI DI TARSIA
Anche quest’anno, in quello che fu campo di concentramento di Ferramonti di Tarsia (Cosenza), si è svolta la cerimonia in ricordo della Shoah, nel Giorno della Memoria. Alla celebrazione hanno partecipato anche alcune persone che sono nate proprio in questo campo, figli di deportati. Eva Rachel Porcilan, che ha vissuto nel campo per il primo anno della sua vita, ha raccontato quello che le hanno sempre detto i genitori, ovvero che sono sopravvissuti grazie alla generosità della gente del luogo, che li sfamava. Joseph Wesel, anche lui nato nel campo, ha voluto dedicare una preghiera, in lingua ebraica, a chi è morto nel campo di prigionia e alla gente di Tarsia. E poi c’era anche chi è già stato a Ferramonti altre volte. Come Edith Fischof Gilboa, che ha vissuto da prigioniera nel campo. All’epoca aveva solo 16 anni. «Passavamo le nostre giornate a pensare a sopravvivere», ha detto la donna. «Sempre in fila per avere un pezzo di pane o anche solo due ciliegie», ha raccontato l’ex prigioniera. Una corona di fiori è stata deposta all’ingresso del campo, presente anche il prefetto di Cosenza, Raffaele Cannizzaro. Poi un lungo incontro al quale hanno partecipato moltissimi studenti, che hanno visitato la struttura e il museo annesso.

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