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POTENZA – Dopo cinque anni in consiglio comunale, dove «ho fatto un’esperienza utile e valida», Giuseppe Molinari ha deciso di dire basta. Non ci sarà più il suo nome su nessuna lista, «anche se per me la politica è una passione quindi resterò a disposizione anche solo per un consiglio: dopo questi anni i problemi della città li conosco uno a uno». E del resto questi cinque anni sono stati una palestra: «abbiamo fatto un’opposizione costruttiva e responsabile, discutendo dei problemi della città. Abbiamo proposto noi la convocazione di 17 consigli comunali con temi importanti. E, soprattutto, siamo sempre rimasti dove ci ha collocato l’elettorato».

Ma ora è arrivato il momento di dire basta, «è giusto che si faccia spazio ad altri in consiglio comunale, perchè tutti possano toccare con mano i problemi della città. Dovrebbe essere questo il principio, ognuno dovrebbe dare il suo contributo e, come in un condominio, partecipare attivamente. E i partiti dovrebbero mettere anche dei limiti: dopo tre legislature basta, si deve lasciare spazio anche a nuove professionalità, a nuove espressioni della società civile. Anche se il rischio che corrono quelli che entrano per la prima volta è quello di sentirsi un pesce fuor d’acqua l’esperienza bisogna farla. Anche perchè onestamente va detto che in questi anni anche quelli che alle spalle avevano un loro percorso alla fine non hanno offerto alcun contributo alla discussione. Ci sono persone di cui non conosco la voce».

E per chi viene dai vecchi partiti e ha fatto politica attiva per una vita è proprio quest’assenza di partecipazione il danno maggiore. «E non è che le Primarie risolvono il problema partecipazione: facciamo sette Primarie in un anno e poi arriva un grosso finanziamento alla città di Potenza e non si fa neanche una riunione. Prima anche per una variante al traffico il partito faceva incontri su incontri. Ora, con i partiti completamente assenti dai problemi della città, mi sembra che si stia confondendo la comunicazione con la partecipazione. E il risultato è questo scollamento».

Per questo in questi cinque anni «sarebbe stato necessario più coraggio su temi che riguardano la qualità della vita, in primis trasporto pubblico e rifiuti. Doveva partire una raccolta differenziata che mai è stata avviata. E soprattutto questa amministrazione non è stata capace di trovare un nuovo senso civico per rilanciare la città. E anche per questo oggi Potenza è una città profondamente spaccata e disunita, tutte le formazioni politiche fanno fatica a ritrovarsi. E su questo bisognerà lavorare molto nei prossimi anni. Potenza è sull’orlo del burrone e non per il famoso debito storico. Perchè dobbiamo essere onesti, la situazione non è così disperata: siamo come una famiglia modesta ma dignitosa, non possiamo permetterci lussi ma il necessario possiamo ancora garantirlo. Il problema vero è l’assenza di progettazione, di un programma e non vedo neppure Potenza nell’agenda della giunta regionale. Senza voler fare campanilismi, non si può dire spostiamo tutto a Matera, tanto Potenza è città dei servizi: qui sta chiudendo tutto e chiuderanno prossimamente nuovi uffici: di che servizi parliamo? Senza esagerare, tra accorpamenti, spostamenti e mancato turn over, negli ultimi anni nella pubblica amministrazione abbiamo perso 6/7.000 posti di lavoro. E per Potenza questo è stato un colpo enorme. Per questo dico che i prossimi anni sono fondamentali per ripensare seriamente all’idea della città capoluogo, bisogna reinventarsi un ruolo diverso per far crescere complessivamente tutto il territorio, non una parte a scapito dell’altra».

E di idee Molinari ne snocciola – in un’oretta di conversazione – almeno una decina. Chiudere questa parentesi? Forse è più facile a dirsi che a farsi.

a.giacummo@luedi.it

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