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SAN LUCIDO – Si ammalò di poliomielite dopo pochi mesi di vita a causa di un vaccino, ma l’autorità sanitaria non glielo aveva mai riconosciuto. A rendergli giustizia dopo quasi 60 anni è stato il Tribunale di Paola, che ha condannato il ministero della Salute, in primo grado, a risarcirgli quasi 80mila euro e a dargli un vitalizio mensile di 800 euro al mese. Il protagonista della vicenda è un signore di San Lucido, Giovanni Nesci di 57 anni, rimasto vittima di un caso di malasanità, consistente nell’assunzione di un vaccino in cattivo stato di conservazione quando aveva appena sei mesi di vita.

Il malcapitato da tanti anni stava cercando invano di far valere i propri diritti, presentando cartelle cliniche e documentazione all’autorità sanitaria, che dimostrerebbero l’effettiva causa della sua poliomielite. Fino a quando, assistito dall’avvocato Anna Di Santo, decideva di adire le vie legali, mettendo la parola fine al suo calvario. Nesci, dinanzi al giudice, ha sostenuto che nel 1958, appena nato, in seguito all’insorgenza di una febbre venne ricoverato d’urgenza nell’ospedale di Cosenza dove i medici gli diagnosticarono la poliomielite di tipo “AA”. A provocargliela sarebbe stato un vaccino antipolio alterato, che gli venne inoculato per via parentale dall’ufficiale sanitario del Comune di San Lucido, dopo un’insistente campagna di vaccinazione per prevenire la dilagante poliomielite del tempo. Vaccino che, come emerso in dibattimento, era custodito in un frigo non idoneo alla conservazione. Così, anziché prevenirgliela, lo stesso antidoto gli generò la malattia.

Veniva infatti documentato che al piccolo paziente l’ufficiale sanitario, inconsapevolmente, inoculò un prodotto medico alterato, per cui, al tempo, il Ministero non segnalò le esatte modalità di conservazione. Oltre a Nesci, infatti, nella città tirrenica si ammalarono anche altri bambini con pochi mesi di vita. Il giudice Gisella Stella ha accertato, dunque, che la poliomielite contagiata da Nesci non era dovuta al virus selvaggio della polio, ma alla somministrazione di vaccini anti polio “Salk” mal conservati.

Dopo anni di lotta, dunque, il signor Nesci, almeno in primo grado, ha avuto giustizia. L’uomo ha atteso in aula la sentenza con ansia, commosso ed estremamente felice dopo la lettura, per aver avuto ciò che meritava un bambino ingiustamente colpito a pochi mesi di vita da un’invalidante malattia quale la poliomielite.

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