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L’hanno accolta con un fazzoletto con la scritta, «Con gioia ti accogliamo», le suore dell’istituto religioso Figlie di Sant’Anna di Lodi che al suo arrivo hanno legato al collo di Kate Omoregbe, la ragazza nigeriana che nel suo Paese rischiava la lapidazione e ha invece ottenuto l’asilo politico in Italia grazia alla mobilitazione del movimento Diritti civili di Franco Corbelli.
E lei era raggiante, «felicissima» – ha detto a Corbelli ieri sera con una telefonata. Due giorni fa la trentaquattrenne ha lasciato la struttura di accoglienza di Roma, dove è rimasta per 14 giorni per poi raggiungere la nuova destinazione, nella cittadina lombarda, che la ospiterà e l’aiuterà a trovare un lavoro. Si conclude così la campagna umanitaria che è andata avanti ininterrottamente per quasi due mesi e che ha raccolto, attraverso una petizione internazionale rivolta dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il sostegno di 12.556 firmatari da tutto il mondo. Il 5 settembre scorso – lo ricordiamo – Kate è uscita (con 90 giorni di anticipo per buona condotta) dal carcere di Castrovillari, dopo aver finito di scontare una condanna a quattro anni e quattro mesi, emessa dal Tribunale di Roma, nel 2008, per una accusa di detenzione di una piccola quantità di droga, che sarebbe stata trovata durante una perquisizione, in un appartamento che la ragazza divideva nella Capitale con altre quattro giovani connazionali (reato che prevede l’espulsione degli stranieri anche con permesso di soggiorno, ma Kate ha sempre con forza negato e giurato di non averlo mai commesso). «Ringrazio pubblicamente suor Rosalia e suor Anna Silvia – ha detto Corbelli per la loro sensibilità».

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