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POTENZA – «Un gioco di promesse di voti» per le parlamentarie del Pd, che «non si esclude» che si sia ripetuto anche «in occasione delle elezioni politiche».

Erano già finite nel primo filone dell’inchiesta Vento del Sud le primarie organizzate a dicembre del 2012 dal Partito democratico lucano per scegliere i nomi da inserire nei listini bloccati per il rinnovo di Camera e Senato. Lì era Rocco Fiore il candidato e l’imprenditore Bartolo Santoro a fargli da sostenitore. Ma la caccia alle preferenze tra aspiranti candidati sarebbe stata un assillo anche per due degli indagati del terzo ed ultimo filone dell’inchiesta: l’ex assessore del Comune di Potenza Luciano De Rosa e Leonardo Mecca.

Tra le intercettazioni raccolte negli atti della mobile del capoluogo ce n’è una del giorno della consultazione. «Ho acchiappato altri due clienti… mò… uhm… uno è venuto a Verderuolo… mio cugino Mecca Vito… che sono pure amici con Margiotta… che lo sostengono».

Così l’imprenditore aggiornava l’amico assessore sul conto dei voti raccolti per il deputato uscente, poi rieletto senatore, che era il suo principale punto di riferimento nel partito. E in risposta De Rosa gli dava appuntamento per telefonare assieme «all’onorevole» e «notificargli» quanto appena raccolto.

Poche ore dopo si sarebbe materializzato il successo di Margiotta sull’ex sindaco di Moliterno Angela Latorraca, superata per meno di 150 voti. Una vittoria risicata in cui anche i «dieci» di Mecca sono stati un «tassello importante». Spiegava l’ex assessore congratulandosi con l’amico. «Grazie… Anche a nome dell’onorevole Margiotta… per i tuoi figli… la tua famiglia e il tuo impegno».

Sì perché a suo dire una sconfitta sarebbe stata la «fine politica» non soltanto del deputato ma anche la sua: «Questi ci accappottavano».

E qui riemerge il piglio pragmatico dell’imprenditore: «Sì, sì. Lo so. Lo so. Che poi la gente… se vede che non pigliano voti… diche “E tu non vali niente”. Qua, là… e ti buttano…» Quindi De Rosa non può che rassicurarlo: «Leonà… Leonà… veramente grazie e sono a tua completa disposizione».

Proprio in questo senso, quello di favorire l’amico imprenditore per ricompensarlo del sostegno ricevuto, andrebbe inteso l’invito che De Rosa gli avrebbe rivolto un mese dopo alla presentazione delle liste del Pd al teatro Don Bosco di Potenza.

«Secondo il mio parere potrebbe essere importante venire (…) stringi le mani, ti fai vedere (…) siediti vicino a me (…) io ti faccio salutare a Santarsiero, Margiotta (…) e Folino pure (…) “Questo è l’imprenditore di cui ti parlavo l’altra sera (…) che ha avuto qualche problema”». L’ex assessore non perde di vista le cose concrete a cui entrambi sembrano tenere più di ogni altra cosa.

«Rileva come nella conversazione (…) – annotano gli agenti della mobile – De Rosa faccia riferimento a soggetti (quali il sindaco Santarsiero e l’onorevole Margiotta) cui proprio con Mecca lo stesso (così come pure Bartolo Santoro) aveva già avuto modo di fare cenno a proposito di un loro intervento in suo favore: il primo per quanto riguarda la possibile assunzione del figlio al Cotrab; il secondo per quanto riguarda il pagamento di alcuni crediti vantati nei confronti dell’Acquedotto lucano».

Per gli investigatori insomma «lo scambio di voti» c’è stato, ma di rilevante a livello penale non c’è nulla. Anche perché una cosa sono le elezioni e un’altra le primarie di un partito. Col risultato che per le seconde, in teoria, tutto è consentito. E il mercato delle preferenze eliminato dal porcellum con l’introduzione delle liste bloccate ha riaperto i battenti senza nemmeno l’assillo della magistratura.

l.amato@luedi.it   

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