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LOCRI – «Ci dobbiamo vedere per conto nostro… per evitare problemi là in zona… perchè sia qualcuno già vuole metterci il naso e così per prepararti come ti devi comportare in quella zona… qualcuno mi ha detto mi raccomando quando arrivano falli venire da me… probabilmente hai già capito chi… per evitare di avere problemi lì… capisci… per evitare che ci siano infiltrazioni che creino fastidi all’esecuzione dei lavori… già sono quattro soldini poi se ci mettiamo a fare i pensierini non ci stiamo proprio… poi ci vediamo e ti spiego bene come la situazione… come dobbiamo prendere il fatto là». 

A parlare, non sapendo naturalmente di essere intercettato non è nè un imprenditore nè un operaio, ma un prete, precisamente il parroco di Grotteria, nella Locride, che parla con il figlio del titolare di una ditta che si è appena aggiudicata dei lavori nel comune di Grotteria. Il sacerdote, don Fabio, vuole vedere gli imprenditori prima della cantierizzazione dei lavori, per spiegargli quella che è la situazione ambientale in quella zona rispetto alle ditte che riescono ad aggiudicarsi gli appalti pubblici. Le “infiltrazioni” di cui parla don Fabio secondo gli investigatori non sono certo riferite all’umidità del cantiere, ed i “pensierini” a cui si riferisce il prete non dovrebbero essere quelli natalizi, dato che la telefonata è datata 21 marzo 2007. Naturalmente nessuna responsabilità o coinvolgimento è addebitabile al sacerdote, ma l’intercettazione captata dai carabinieri del Gruppo Locri è importante perchè significativa ed esplicativa del fatto che probabilmente tutti, anche la Chiesa, è a conoscenza del “modus operandi” dei clan nella Locride, e per evitare problemi agli onesti lavoratori l’ipotesi è che don Fabio abbia preferito incontrare i titolari della ditta prima dei lavori per indirizzarli ad un comportamento adeguato. Per gli investigatori però, almeno secondo quanto riportato nelle carte dell’inchiesta “Saggezza”, ancor prima dell’inizio dei lavori alcuni soggetti allo stato ignoti si sarebbero rivolti direttamente al sacerdote facendogli intendere di essere interessati al denaro che era stato stanziato per la realizzazione delle opere ed il prelato, desideroso di garantire la regolare esecuzione dei lavori, si era premurato di avvisare l’ lmpresa della situazione ambientale che avrebbe trovato in quella zona. La telefonata tra il parroco e il figlio dell’imprenditore Ligato per chi ha coordinato le indagini lascia spazio a poche interpretazioni rispetto all’argomento trattato. Don Fabio: «Salve don Fabio di Grotteria sono». Ligato: «Ah salve don Fabio». Don Fabio: «Ciao senti voi qualche giorno fa avete già firmato il contratto vero?» Ligato: «Si, si si…». 

Don Fabio: «Eh, come sono le procedure adesso, perché noi abbiamo dei tempi un po’ ristretti, per quella chiesetta». Ligato: «Eh, aspettavamo il Comune che ci indicasse la data per la consegna dei lavori perché c’era il direttore dei lavori che era malato e non so quando». Don Fabio: «Ah ho capito…chi curerà le cose». Ligato: «Si. io, ci siamo io e mio padre non ci sono problemi». 

Don Fabio: «Ascoltami pri…una volta che vieni in zona, prima di andare sulla Chiesa…ci dobbiamo vedere per conto nostro». Ligato: «Va bene». Don Fabio: «Per evitare problemi là in zona…sai già qualcuno vuole metterci il naso…per evitare ti devo preparare bene». Ligato: «Hum va bene». Don Fabio: «Per evitare, per evitare come dire per evitare complicazioni…per evitare che ci siano infiltrazioni che diano fastidio all’infiltrazione dei lavori». Ligato: «Uh c’è pure questo problema qua». Don Fabio: «Non, no, non pensare è una sciocchezza, però qualcuno là mi ha detto mi raccomando quando arrivano falli venire da me». Ligato: «Ah ho capito». Don Fabio: «Probabilmente hai già capito chi». Ligato: «Vogliono detta la parola diciamo». Don Fabio: «Ma si non vorrei che fosse una parola seguita da fatti». Ligato: «No, no assolutamente». Don Fabio: «Capisco perchè già sono quattro soldini…se poi andiamo a fare come dire pensierini non ci stiamo». Ligato: «Va bene allora ci vediamo il giorno prima». Don Fabio: «Ci vediamo noi, poi parliamo e ti spiego bene la situazione». 

Una conversazione quindi in cui il parroco farebbe capire di conoscere a fondo il territorio e le sue dinamiche, tanto da voler “istruire” l’imprenditore pronto ad iniziare i lavori per la chiesa. Dunque, come rilevano anche gli investigatori, è ormai risaputo che gli interressi della malavita organizzata in Calabria si siano da tempo concentrati anche sui proventi derivanti dall’ingerenza negli appalti pubblici. Molte attività di indagine compiute in tempi recenti hanno dimostrato che gli interessi hanno spesso spinto alcune ‘ndrine storicamente contrapposte, addirittura a trovare un equilibrio tale da permettere la gestione pacitica degli appalti e il conseguimento di una sorta di “tangente silenziosa”, ottenuta mediante l’imposizione delle forniture, dei noli e l’assunzione di operai riconducibili alle diverse cosche presenti sul territorio. 

«La conversazione tra don Fabio – scrivono gli inquirenti – sacerdote presso la parrocchia San Nicola di Pirgo del Comune di Grotteria, e il figlio dell’imprenditore Giuseppe Ligato era indicativa della situazione ambientale in cui dovevano operare le imprese che si aggiudicavano gli appalti».

 

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