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«Far passare la metropolitana leggera su viale Mancini significherebbe compromettere una infrastruttura viaria fondamentale per la città». A dirlo è Carlo Guccione, consigliere comunale del Pd, che nel dibattito sulla metro che verrà sposa la posizione del sindaco Mario Occhiuto. «È un dibattito che parte da lontano – ricorda -. Nel 2006, qualche mese dopo l’insediamento dell’amministrazione Perugini, partecipai ad una discussione promossa dai partiti di maggioranza sul tracciato della metropolitana leggera. Io ero segretario regionale dei Ds, mentre Franco Bruno guidava la Margherita. Se non ricordo male, Franco Bruno proponeva che una parte del tracciato, da piazza Matteotti fino all’altezza di piazza Europa, passasse sotto la sede stradale. Sarebbe costato un po’ di più, ma sarebbe stato più funzionale alla mobilità cittadina. Durante la discussione, informale, scartammo il percorso su viale Mancini. Quell’idea di tracciato ci lasciava perplessi: significava snaturare una delle infrastrutture più importanti della città. In più, oltre a compromettere l’arteria, la metro leggera sul viale non avrebbe soddisfatto la richiesta di una mobilità veloce nell’area urbana e in particolare a Cosenza, dal momento che a Rende il tracciato invece è ben congegnato. L’ipotesi sulla quale si doveva lavorare era un tragitto su via Panebianco e viale della Repubblica oppure si poteva valutare l’utilizzo di via 24 maggio, chiudendo l’arteria al traffico». Parliamo di cinque anni fa. Poi l’iter della metro leggera riprese, seguendo lo studio di fattibilità esistente. Perché non è intervenuto allora nella discussione? «Dal 2007 al 2010 non ho esercitato alcuna funzione nè politica nè istituzionale. Sono stato eletto segretario regionale del Pd a novembre del 2010». E oggi insomma condivide la posizione assunta dal sindaco Occhiuto che chiede di modificare il progetto della metro? «Credo che Occhiuto abbia fatto bene a porre una questione giusta e rilevante per lo sviluppo della città. Va verificata la possibilità di modificare il percorso, per la parte che riguarda Cosenza, senza perdere il finanziamento e utilizzando ad esempio lo strumento della variante in corso d’opera. In questo quadro si può verificare anche la possibilità di garantire i collegamenti con il Savuto e con Montalto. Utilizzare il tracciato finora previsto significherebbe realizzare un’opera che non è funzionale allo sviluppo e alla domanda di mobilità veloce della città. Proprio perché si spendono 160 milioni di euro, serve un’opera al servizio dei cittadini. La Calabria è piena di opere pubbliche realizzate e inutilizzate perché concepite senza un’idea di sviluppo. Dobbiamo abbandonare la logica di una spesa pur che sia e passare ad una fase di vera programmazione». L’utilizzo della linea ferrata esistente come alternativa alla metro leggera la convince? «È una vecchia ipotesi, che ogni tanto torna alla ribalta. Non credo però che questa soluzione vada nella direzione di garantire un trasporto adeguato alle esigenze dell’area urbana». Il dibattito agostano in città si è incentrato anche su altri temi. Uno di questi è l’ospedale. Il sindaco non vuole svuotare il centro città di questa funzione, prevede il restyling di Annunziata e Mariano Santo e accantona la realizzazione di un nuovo nosocomio. Lei cosa ne pensa? «Dobbiamo capirci su alcuni punti. Si parla spesso di un finanziamento di 49 milioni di euro finalizzato alla ristrutturazione: non è così perché quelle risorse sono destinate all’acquisto di nuove tecnologie e alla messa a norma degli impianti. La realizzazione di una nuova struttura è essenziale per fornire la giusta assistenza al territorio e consentirebbe un notevole risparmio nella gestione e negli investimeni». In che senso? «Le strutture esistenti richiedono una costante e dispendiosa manutenzione, necessitano di importanti opere di consolidamento e di ingenti risorse per la vigilanza perché dotate di numerosi accessi. In più si eviterebbe la duplicazione di attrezzature, servizi di radiologia e laboratori. Ad oggi i trasporti di ricoverati, personale e materiale tra i diversi plessi ospedalieri avvengono mediante l’uso di ambulanze di associazioni e Crocerossa con le quali è in atto una convenzione per una spesa annua di almeno 150 milioni di euro». Ma per il nuovo ospedale non ci sono le risorse, dunque di che parliamo? «Vorrei ricordare che la giunta regionale lo scorso 20 maggio ha approvato, su proposta degli assessori Gentile e Aiello, l’atto di indirizzo per la redazione degli studi di fattibilità per i nuovi ospedali di Reggio, Cosenza e Crotone». Dall’ospedale ai rifiuti, quest’estate si è ragionato anche sulla realizzazione di un termovalorizzatore nel cosentino… «Quello sui rifiuti è stato un dibattito sui generis. Mi ha colpito molto la discussione tra coloro i quali hanno avuto o hanno incarichi di governo. Per uscire dalla crisi è necessario investire nella raccolta differenziata, che può rappresentare un’occasione di lavoro e di riduzione consistente dei conferimenti in discarica. Abbiamo bisogno di centri di raccolta e di impianti di valorizzazione in provincia di Cosenza anche perché il termovalorizzatore brucia solo una parte dei rifiuti prodotti. E poi, dov’erano le istituzioni quando si decise il raddoppio di Gioia Tauro? Bisogna ripartire da una forte autocritica della politica e delle istituzioni, superando il commissariamento e restituendo a Regione e Province le competenze necessarie per avviare una moderna politica del ciclo dei rifiuti che faccia perno sulla differenziata». Sul nuovo ospedale nel Pd siete tutti d’accordo. Ma com’è possibile che sui rifiuti non ci sia una posizione unitaria? «Guardi, se domani per incanto comparisse un termovalorizzatore nella provincia di Cosenza, noi non saremmo in grado di farlo funzionare perché a monte non c’è un ciclo che porti alla produzione di rifiuti da bruciare. Dunque perché dovrei propendere per questa soluzione?».

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