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REGGIO CALABRIA – Lo Stato dichiara guerra alla ‘ndrangheta e per farlo il ministro dell’Interno Angelino Alfano presenta un piano di contrasto da attuare immediatamente. I primi numeri segnano un impegno forte sul territorio, con 800 unità in più destinate alle forze dell’ordine e alla Dia. Si tratta di un potenziamento delle forze di polizia che si traduce con 355 persone destinate al controllo del territorio e 155 per le attività investigative.

Il ministro Alfano, nel corso di una conferenza stampa che si è svolta al Viminale insieme al capo della polizia Alessandro Pansa, ha espresso preoccupazione per lo strapotere ‘ndranghetista, per questo ha anche aggiunto uno sviluppo e un impiego di nuove tecnologie per contrastare la criminalità organizzata calabrese. Un’attività che sarà ampliata, ha annunciato il ministro, anche a livello internazionale. «Non daremo tregua alla ‘ndrangheta che è ritenuta oggi l’organizzazione criminale più pericolosa con un radicamento fortissimo in Calabria e grande capacità di penetrazione in Italia e nel mondo», ha detto il ministro durante la presentazione del piano.

I numeri segnalati da Alfano, rispetto alla forza della ‘ndrangheta, sono preoccupanti: sarebbero, infatti, 4,389 gli affiliati delle 160 cosche che risultano censite nella regione. Il dato suddiviso per provincia segna poi la rilevanza numerica della provincia di Reggio Calabria che conta 97 cosche con ben 2.086 affiliati. Per le altre province si registrano le 19 cosche del Catanzarese con 533 affiliati; 16 cosche nel Cosentino con 715 affiliati; 11 cosche a Crotone con 702 affiliati e Vibo Valentia con 17 cosche e 353 affiliati.

«La ‘ndrangheta attualmente viene ritenuta l’organizzazione criminale più pericolosa – ha spiegato Alfano – fortemente radicata nella sua regione d’origine ma dotata di straordinarie capacità di ramificazione in altre regioni d’Italia e all’estero. Faremo una vigilanza serrata sui cantieri per garantire libertà di impresa. Il nostro obiettivo è cercare infiltrazioni latitanti e scovare patrimoni illeciti. Su questa lotta investiamo tutte le risorse di cui disponiamo».

Il piano d’azione contro la ‘ndrangheta, è strutturato su tre livelli. Al primo livello, ha spiegato Alfano, vede un forte controllo del territorio, potenziamento della attività investigativa, misure di prevenzione personali e patrimoniali, caccia senza sosta ai latitanti e stretta collaborazione e sinergia con gli uffici giudiziari. Il secondo livello ha il suo punto di forza nelle investigazioni sulle attività economiche e l’aggressione ai patrimoni criminali. E vedrà in campo particolari approfondimenti da parte della Guardia di finanza e della Direzione investigativa antimafia. Il terzo livello è costituito dalla ‘rete degli esperti per la sicurezza italiani all’esterò, 50 uffici per la ricerca dei latitanti e l’individuazione delle attività economiche criminali.

La “squadra Stato” mette in campo anche nuove tecnologie, a cominciare dal sistema informativo interforze e il sistema di georeferenziazione dei reati, un supporto per l’investigazione, lo studio delle caratteristiche dei fenomeni criminali sul territorio per l’individuazione delle strategie di prevenzione e contrasto, la prevenzione e contrasto del crimine e la dislocazione delle risorse umane e strumentali. E ancora il “macro”, ovvero la mappatura dei soggetti e delle organizzazioni criminali di tipo mafioso, italiane e straniere, presenti sul territorio.

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