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QUEI contratti di lavoro, più o meno brevi, hanno provocato un vantaggio ingiusto ai loro beneficiari. Per questo l’accusa per l’amministratore unico di Sviluppo Basilicata spa, che li avrebbe stipulati tutti in prima persona, è di abuso d’ufficio.

Secondo il pm Francesco Basentini e gli agenti della Mobile di Potenza si tratta di atti contrari alle procedure stabilite dalla legge 133 del 2008, più nota come decreto “semplificazioni”, che ha provato a interrompere un malcostume molto italiano nato con la spinta di derivazione comunitaria alla privatizzazione di attività un tempo gestite dallo Stato.

Infatti in tante enclavi della penisola la costituzione di società di diritto privato per la gestione di servizi pubblici, con un capitale sociale proprio e organi all’apparenza autonomi, invece che restituire efficienza, economicità ed efficacia all’azione amministativa si sarebbe rivelata un escamotage per aggirare le regole più di prima e meglio di prima. In pratica da un lato veniva liberalizzato in toto il regime di assunzioni e commesse varie, ma dall’altro la proprietà rimaneva saldamente in mano pubblica quindi il controllo e in ultima istanza l’indirizzo di tutto ciò che un tempo richiedeva l’indizione di appalti e concorsi.

Risultato? Il dilagare un po’ ovunque di casi di nepotismo, clientele e quanto di peggio può produrre la pubblica ammistrazione.

Ecco perché il legislatore è intervenuto 6 orsono imponendo alle «società che gestiscono servizi pubblici locali a totale partecipazione pubblica» di adottare «con propri provvedimenti, criteri e modalità per il reclutamento del personale e per il conferimento degli incarichi» rispettosi dei principi delle norme per le pubbliche amministrazioni. In particolare quelle che prevedono: «adeguata pubblicità della selezione e modalità di svolgimento che garantiscano l’imparzialità e assicurino economicità e celerità»; «meccanismi oggettivi e trasparenti, idonei a verificare il possesso dei requisiti attitudinali e professionali richiesti in relazione alla posizione da ricoprire»; e il «rispetto delle pari opportunità tra lavoratrici e lavoratori».

Nonostante anche dopo più di qualcuno abbia continuato a comportarsi come se niente fosse.

l.amato@luedi.it

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