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NON ci hanno creduto nemmeno i gestori dei chioschetti: alle 11 le bottigliette d’acqua liscia sono già finite. E poi solo due vigili a gestire il traffico, parcheggi semivuoti, meno di cinquecento metri di corteo sul lungomare e poco più di un’ora dalla partenza alla
fine dei comizi, e se chiedi proiezioni ai poliziotti che scortano la coda non se la sentono nemmeno di darti cifre magari basse, sembra che non vogliano infierire: benvenuti alla manifestazione dei piccoli numeri — solo le defezioni sono state notevoli.
Piuttosto sembra di stare a un’iniziativa di Coldiretti, per il dispiegamento di bandiere gialloverdi fissate lungo la promenade assolatissima di un mercoledì di mare. Ci sono più costumi che striscioni e per vincere la battaglia dei numeri a qualcuno magari sarà venuto in mente di intruppare la doppia comitiva di teenager arrivata in pullman. A proposito, il tempo dei pullman organizzati per affollare le manifestazioni è finito.
Nessuna bandiera del Partito democratico (solo uno striscione) ma molte di Cgil-Cisl-Uil manco fosse una manifestazione a sostegno del lavoro, c’è anche l’Ugl accanto ai gonfaloni dei Comuni, le insegne delle tre Regioni unite nella lotta, e poi Fratelli d’Italia con la coppia onnipresente Donato Ramunno e Gianni Rosa, che verso le 10,30, quando il corteo sta per partire, parlottano – di Potenza, si presume – con il vicesindaco del capoluogo, Gerardo Bellettieri. Bandiere Noi Salvini tra quelle del Fai, dell’associazione dei pescatori, della Cia e di Legambiente.
Voci dal corteo: «Eh, noi abbiamo fatto le battaglie ai tempi belli!», «Io sono comunista, senza catto…», «Passate dall’altra parte della barricata se avete il coraggio». Da subito, infatti, fischi e cori contro i rappresentanti istituzionali, il corteo sembra più una contestazione alla politica che un semplice “no” al petrolio. Dall’inizio, il serpentino – ché parlare di serpentone sarebbe esagerato – si polarizza nello scontro fra contestatori (pochi pure questi, diciamo intorno alla cinquantina) in testa e manifestanti che avanzano in direzione opposta. Lo spezzino – anche spezzone è esagerato – guidato dai governatori è il più fotografato, si delinea una inedita protesta a trazione meridionale di presidenti pd in battaglia contro il premier pd; da specificare che il calabrese Mario Oliverio non è renziano come il collega Pittella e nemmeno renziano atipico come il pugliese Emiliano: è proprio anti-renziano e infatti in perenne scontro con il segretario dem calabrese, renziano della prima ora.
Gioventù Nazionale – i giovani meloniani – punta sul classico «Pittella trivella» che «ha tradito la Basilicata». I contestatori “esterni”, invece, per lo striscione preferiscono un generico «Fuori i petrolieri dalla Regione». Tra i commenti urlati vince invece l’evergreen «venduti!» che non risparmia nemmeno il sindaco di Policoro, anzi proprio subissato dalla contestazione in apertura di comizio: paga lo scotto dello sciopero della fame più breve della storia degli scioperi della fame e, forse ancor di più, la foto propalata sui social dell’abbraccio mortale con Pittella a fine protesta. Né gli serve difendere «il mare della storia e della Magna Graecia, la culla da cui si è sviluppata la cultura dell’Europa» oppure suggerire di «staccare la spina al governo Renzi» o gettarla sul sentimental-nostalgico come quando cita gli anni in cui i salentini erano gli stagionali del tabacco mentre oggi le nuove generazioni sono l’imprenditoria del turismo di massa eppure di qualità. Comunque sia Leone prepara per così dire il campo al nemico pubblico numero 1, Marcello Pittella, che più che parlare urla e infatti in platea, al centro della piazzetta rotonda puntellata dai gonfaloni al riposo c’è chi sorride «ma è nu dittatùr’!». Un giovane sindaco si abbevera alla fontanella moribonda e scambia due battute con l’amico: «Il sindaco di Policoro ha sbagliato l’intervento. Troppo personale».
Premio simpatia al Barchic che aderisce con delle magliette bianche a tema “No trivelle”, a mezzogiorno aperitivo che sa di gemellaggio con le t-shirt dei meetup pugliesi. Viste anche quelle dei meetup lucani. Alle 10,30 il no-triv day era iniziato, alle 11,45 è tutto finito e i bagnanti dei tre lidi abbracciati dal percorso protestatario nemmeno se ne sono accorti, figurarsi i velisti che hanno continuato a solcare un mare su cui evidentemente non sentono incombere minacce. Almeno non nell’immediato.

e.furia@luedi.it

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