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HA INVIATO UNA Nota dettagliata Pietro Simonetti, presidente Centro studi ricerche Csers, per fare luce sulla situazione debitoria  del Consorzio industriale  di Potenza e su quello di Matera, descrivendo quel mec canismo distorto che ai due organismi di moltiplicare debiti senza generare sviluppo. “I bilanci dei Consorzi industriali di Potenza e Matera, chiusi al 31 dicembre del 2012, hanno certificato il debito accumulato: si tratta di 91 milioni e 730 mila euro. Più in dettaglio, l’Asi Potenza ha circa 42 milioni di debiti e 30 di crediti, in parte svalutati. L’Asi di Matera ha circa 50 milioni di debiti e 23 milioni e 370 mila di crediti. In particolare i debiti crescono mentre i crediti, molti “vetusti”, vengono svalorizzati.

Questa grave situazione è figlia anche delle  gestioni degli anni ’80 e  ’90 nonché degli anni successivi. Tutto questo e’ documentato dalla Commissione Scalfaro sul dopo terremoto, dalla Commissione di Inchiesta Regionale sulla Valbasento, dove furono sperperati almeno 600 miliardi di vecchie lire, per aziende fantasma, cespiti acquistati da Eni, consulenti e coordinamento dell’accordo di reindustrializzazione. Di quell’accordo e degli interventi successivi residuano 20 milioni che “riposano” nelle casse della Regione.

C’è un modo tutto lucano di produrre debiti, socializzare le perdite e  privatizzare gli utili e intercettare per interesse di singoli e di gruppi le risorse destinate alle infrastrutture, alle attività produttive, in definitiva al lavoro. Ecco alcuni esempi: l’Asi di Potenza acquisterebbe dal Consorzio di Bonifica la risorsa idrica a 0.36 euro al metro cubo e la rivende alle imprese a 0.26 euro. Il CdB, invece, acquista la risorsa dall’Ente irrigazione a  00.15. euro. Ecco il ciclo del debito. L’Asi perde ma è debitrice con il Consorzio di bonifica che, a sua volta, è creditrice del Consorzio Industriale mentre deve all’Ente Irrigazione.

L’Asi, che dovrebbe all’Enel circa 9 milioni di euro, cede a società privata circa dieci ettari di terreno infrastrutturato nell’area di Viggiano, per circa 1,5 milioni per la realizzazione di impianti fotovoltaici per 4,5mw. Nel contempo autorizza le imprese a utilizzare le coperture degli stabilimenti con impianti solari.

L’Asi di Matera ha una attività più creativa: accumula debiti, quindi interessi passivi, ma alloca nelle casse di istituti bancari (dove ha debiti per 3 milioni e 452mila euro) risorse finanziarie per circa 15 milioni, al tasso medio del 3,50%.

L’Asi di Matera affida alla controllata Lucana Fly la pista Mattei (valore 2milioni e 694mila euro); nel contempo effettua una gara per la gestione con diverse imprese private. In parallelo, partecipa con una quota minoritaria alla Tecnoparco cedendo in fitto alla stessa beni per valore storico in bilancio di 70 milioni e 200 mila euro.

Veniamo adesso ai costi e ai ricavi per analizzare le fasi gestionali. L’Asi di Potenza ha un ricavo nel 2012 di 8 milioni e 274 mila euro (costo del personale: 2milioni e 782 mila euro) mentre i costi ammontano a 14 milioni 355mila euro. Risultato dell’esercizio: una perdita di 4 milioni e 800mila euro. La perdita viene compensata con la riserva legata di patrimonio. Scrivono i revisori dei conti: “Si evidenziano le rilevanti diseconomie di gestione che stanno erodendo il capitale netto”.

L’Asi di Matera ha costi per 5milioni 699mila euro (circa 1,9 milioni il costo del personale), mentre ricava 4 milioni e 867 mila euro. La spesa per dirigenti e i commissariamenti dei Consorzi si attesta ad una quota di un milione di euro compresiva di  consulenze.

Al momento in Basilicata ci sono circa 100 capannoni inutilizzati o non completati, progetti infrastrutturali fermi. Trionfano il binario morto di Tito e il mancato riuso dei suoli assegnati a suo tempo per l’Interporto. Le attività si concentrano su quelle propriamente immobiliari. L’Asi di Potenza dal 2008 ha autorizzato oltre 140 fitti, passaggi di proprietà, cambi di destinazione con le relative ricadute di guadagni fondiari e dimezzamento dei livelli occupazionali promessi. Altra singolarità è il costo di cessione dei suoli: si va dai 110,20 a mq di Potenza ai 38,88 di Tito fino ai 22,97 di Viggiano. In realtà i Consorzi industriali, commissariati dal 2008, hanno smarrito il ruolo e la missione e per certi versi sono stati superati dalla fine dell’interventi straordinario, dal blocco degli investimenti delle azienda a partecipazione statale e dalle politiche industriali attuate o, meglio, non predisposte dallo Stato e dalla Regione”.  

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