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POTENZA – I Carabinieri del Noe ritornano alla ferriera di Potenza. Ieri mattina infatti gli specialisti del Nucleo operativo ecologico dei carabinieri hanno superato i cancelli di ingresso della Sider per poter effettuare controlli sui camini. Le operazioni si sono svolte senza interruzioni nella produzione. Le analisi comunque fanno parte di un piano di monitoraggio più ampio che prevede anche campionamenti del suolo e dell’acqua per rilevare eventuali infrazioni o comunque tassi di inquinamento che, a giudicare da quanto è stato già pubblicato nel corso degli ultimi due anni, sembrano essere già molto alti. Già a luglio del 2013 il sostituto procuratore della Repubblica, Sergio Marotta aveva affidato ai carabinieri del Noe il compito di verificare se la Sider Potenza fosse o meno in regola con le leggi in materia di tutela ambientale, ieri l’ennesima visita per analizzare le emissioni dei camini. Emissioni che, stando ai dati dell’Arpab pubblicati dal Quotidiano a dicembre contengono elevatissime percentuali di diossina. In quell’occasione su tre “deposimetri” è stato il primo a dare i risultati peggiori. Tra giugno e luglio del 2013 ha indicato un valore medio giornaliero di diossina in caduta sul terreno pari a 44,33 unità di misura standard. Un dato più che doppio rispetto a quello di 21 proposto dal Belgio per campionamenti su base mensile. Dati paragonabili soltanto al rione Tamburi di Taranto, il quartiere che sorge proprio a ridosso dell’Ilva e che negli ultimi anni ha registrato il sensibile incremento delle patologie tumorali. Ed è per questo che la questione, seppur con le dovute e abissali differenze, è stata associata alla questione Ilva. E non è la prima volta che si registrano sforamenti nelle emissioni. Nel 2012 fu attenzionato il camino E2, in quel caso su tre diversi campionamenti di un’ora ciascuno sono stati registrati tre sforamenti della soglia di monossido di carbonio immesso nell’atmosfera con un valore medio superiore del 49% a quello prescritto nell’autorizzazione dell’impianto. 
Ed è anche per questo che ieri i carabinieri del Noe, a loro volta seguiti dai loro colleghi all’interno della struttura, stanno raccogliendo dati per poterli poi paragonare nel tempo, individuare eventuali picchi e soprattutto capire che tipo di sostanze e in che quantità escono fuori dai capannoni della ferriera. Perché è ovvio che bisogna fare un ragionamento di più ampio respiro, che guardi soprattutto alla propagazione delle sostanze in tre luoghi soprattutto: Rione Lucania, Betlemme e ovviamente Bucaletto, che sorge proprio a ridosso della ferriera. Qui sono stati diversi i casi registrati di disturbi respiratori più o meno gravi e di tumori. D’altronde l’azienda, oggi di proprietà del gruppo Pittini, al fresco cambio di governo regionale è stata attenzionata anche dall’assessore all’ambiente Aldo Berlinguer, che è andato a fare visita all’interno della fabbrica. In poche parole tutti gli occhi della città sono ormai sulla ferriera da quando la Regione, dopo aver rilasciato l’autorizzazione integrata ambientale ha provveduto ad installare le centraline nei dintorni. 
Ma c’è anche un’altra faccia della medaglia, quella dei 200 operai circa che lavorano al suo interno e che ieri hanno continuato a lavorare nonostante la visita dei carabinieri. Loro vogliono tenersi stretto uno dei pochi posti di lavoro sicuri in tutta l’area di Potenza ma a questo punto chiedono anche chiarezza su cosa e quanto quelle ciminiere buttano, soprattutto nella notte, nell’aria circostante. La domanda è semplice: esiste una soluzione per abbattere sensibilmente le emissioni? Dei metodi industriali capaci di filtrare buona parte delle sostanze nocive e mantenere le emissioni negli standard? Possibile ma c’è da confrontarsi anche con un altro problema. Intorno la Sider nel corso degli anni sono state costruiti interi quartieri e questo è già meno recuperabile e soprattutto pericoloso, e l’aumento di patologie legate all’apparato respiratorio degli abitanti della zona lo dimostrano.

POTENZA – I Carabinieri del Noe ritornano alla ferriera di Potenza. Ieri mattina infatti gli specialisti del Nucleo operativo ecologico dei carabinieri hanno superato i cancelli di ingresso della Sider per poter effettuare controlli sui camini. Le operazioni si sono svolte senza interruzioni nella produzione.

 

Le analisi comunque fanno parte di un piano di monitoraggio più ampio che prevede anche campionamenti del suolo e dell’acqua per rilevare eventuali infrazioni o comunque tassi di inquinamento che, a giudicare da quanto è stato già pubblicato nel corso degli ultimi due anni, sembrano essere già molto alti. Già a luglio del 2013 il sostituto procuratore della Repubblica, Sergio Marotta aveva affidato ai carabinieri del Noe il compito di verificare se la Sider Potenza fosse o meno in regola con le leggi in materia di tutela ambientale, ieri l’ennesima visita per analizzare le emissioni dei camini. 

Emissioni che, stando ai dati dell’Arpab pubblicati dal Quotidiano a dicembre contengono elevatissime percentuali di diossina. In quell’occasione su tre “deposimetri” è stato il primo a dare i risultati peggiori. Tra giugno e luglio del 2013 ha indicato un valore medio giornaliero di diossina in caduta sul terreno pari a 44,33 unità di misura standard. Un dato più che doppio rispetto a quello di 21 proposto dal Belgio per campionamenti su base mensile. Dati paragonabili soltanto al rione Tamburi di Taranto, il quartiere che sorge proprio a ridosso dell’Ilva e che negli ultimi anni ha registrato il sensibile incremento delle patologie tumorali. Ed è per questo che la questione, seppur con le dovute e abissali differenze, è stata associata alla questione Ilva.

E non è la prima volta che si registrano sforamenti nelle emissioni. Nel 2012 fu attenzionato il camino E2, in quel caso su tre diversi campionamenti di un’ora ciascuno sono stati registrati tre sforamenti della soglia di monossido di carbonio immesso nell’atmosfera con un valore medio superiore del 49% a quello prescritto nell’autorizzazione dell’impianto. Ed è anche per questo che ieri i carabinieri del Noe, a loro volta seguiti dai loro colleghi all’interno della struttura, stanno raccogliendo dati per poterli poi paragonare nel tempo, individuare eventuali picchi e soprattutto capire che tipo di sostanze e in che quantità escono fuori dai capannoni della ferriera. Perché è ovvio che bisogna fare un ragionamento di più ampio respiro, che guardi soprattutto alla propagazione delle sostanze in tre luoghi soprattutto: Rione Lucania, Betlemme e ovviamente Bucaletto, che sorge proprio a ridosso della ferriera. 

Qui sono stati diversi i casi registrati di disturbi respiratori più o meno gravi e di tumori. D’altronde l’azienda, oggi di proprietà del gruppo Pittini, al fresco cambio di governo regionale è stata attenzionata anche dall’assessore all’ambiente Aldo Berlinguer, che è andato a fare visita all’interno della fabbrica. In poche parole tutti gli occhi della città sono ormai sulla ferriera da quando la Regione, dopo aver rilasciato l’autorizzazione integrata ambientale ha provveduto ad installare le centraline nei dintorni. Ma c’è anche un’altra faccia della medaglia, quella dei 200 operai circa che lavorano al suo interno e che ieri hanno continuato a lavorare nonostante la visita dei carabinieri. Loro vogliono tenersi stretto uno dei pochi posti di lavoro sicuri in tutta l’area di Potenza ma a questo punto chiedono anche chiarezza su cosa e quanto quelle ciminiere buttano, soprattutto nella notte, nell’aria circostante. 

La domanda è semplice: esiste una soluzione per abbattere sensibilmente le emissioni? Dei metodi industriali capaci di filtrare buona parte delle sostanze nocive e mantenere le emissioni negli standard? Possibile ma c’è da confrontarsi anche con un altro problema. Intorno la Sider nel corso degli anni sono state costruiti interi quartieri e questo è già meno recuperabile e soprattutto pericoloso, e l’aumento di patologie legate all’apparato respiratorio degli abitanti della zona lo dimostrano.

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