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Matera non cambia. La cultura e le sue iniziative sono destinate inevitabilmente a dividere e non ad unire, i commenti e le impressioni di queste ore confermano questo trend. Dicono quasi che nulla è cambiato negli ultimi mesi, da un’Amministrazione all’altra ma con il solito problema delle opposte tifoserie che non riescono a fare squadra. Eppure il Miott che è andato in scena sabato ha mostrato sicuramente alcuni aspetti interessanti, una varietà di proposte per cercare di accontentare un pubblico diverso, spesso eterogeneo, una capacità di scelta anche delle tante risorse naturali che Matera ha a disposizione per diffondere un messaggio azzeccato.
Un’operazione che nei prossimi due appuntamenti verrà probabilmente migliorata e che di certo ha risentito di una genesi articolata e modificata nel tempo, di un budget di spesa sofferto e certamente adeguato al momento particolare, di quella che è probabilmente una regia di fondo di cui eventi di questo tipo necessitano. Non una critica all’appuntamento ma alla capacità di farlo rientrare in uno schema più ampio e non lasciarlo fine a sè stesso. Per usare un’espressione cara al presidente del Consiglio comunale Angelo Tortorelli, il passo che serve è quello della cabina di regia e magari di evitare di farsi la guerra tra poveri in base alle tifoserie ma provare a capire che bisogna fare il gioco di squadra.
Altrimenti il rischio è che si possa rientrare magari in vecchi errori anche del recente passato in cui gli eventi culturali sono stati sempre recepiti come eventi di pochi e non di tutti. Una percezione che però andrebbe evidentemente analizzata.
Ciò che maggiormente colpisce in queste ore sono le discussioni che spaziano sui social network e che discutono ad esempio delle risorse disponibili che si fermano ai 47.500 euro sui tre eventi, ad uno staff che sottolinea di lavorare gratuitamente ma che al contempo mostra anche il volto diverso dell’avvicendamento politico arrivato nel passaggio da Adduce e De Ruggieri, nei commenti che sottolineano come da un’Amministrazione all’altra nulla ma proprio nulla è cambiato. La sintesi sta in un commento che riprendiamo in parte da facebook: «Matera ha avuto sempre una marea di eventi buttati lì a casaccio senza capo nè coda».
Non importa che sia vero o meno ma è su quest’idea e questa percezione che va oltre Adduce o De Ruggieri, il vecchio o il nuovo che il Miott dovrà provare a costruire qualcosa di diverso.
E’ questo il salto culturale che questo tipo di eventi deve avere all’interno della città e questo, ovviamente, non dipende solo da chi lo organizza ma anche da chi deve riuscire a dare il proprio contributo di idee ad un progetto del genere. In questo la crescita e il salto di qualità saranno importanti, in questo si eviterà lo spauracchio del cosiddetto eventificio che è stato sbandierato a lungo in questi mesi a diversi livelli.
Il Miott ha avuto un’intuizione ed ha trovato un coinvolgimento indubbio, ora dovrà anche guardare oltre e trovare quella condivisione più ampia e quello sfondo che vada oltre la singolarità degli appuntamenti. La sfida, breve o lunga che sia, è proprio quella di trovare una formula che funzioni in un contesto che funzioni. La formula ha bisogno di un più ampio coinvolgimento e il contesto, soprattutto rimane da costruire. La sfida dei prossimi mesi è questa per ragionare sulla cultura e i suoi appuntamenti in uno schema d’insieme e non nella loro singolarità.

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