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TRA le missioni statutarie del Consorzio Asi c’è quello della promozione della crescita industriale e di conseguenza dell’ aumento dell’occupazione. Così non è stato con la delibera 103 dello scorso 11 novembre. Il commissario Donato Paolo Salvatore, infatti, si è limitato a prendere atto della vendita, avvenuta in due diversi momenti, di gran  parte dell’ex stabilimento Zucchi, già Standartela, alla “Spix Italia” senza neanche interessarsi a una eventuale riassunzione di quella sessantina di ex lavoratori in mobilità dello stabilimento tessile, nato con i fondi della legge ex 219 per la reindustrializzazione delle aree colpite dal terremoto del 1980,  che ha sede a contrada Isca Pantanelle di Sant’Angelo le Fratte.

Una storia, quella della vendita diretta tra Zucchi e Spix, che ha, in alcuni punti, del paradossale.

Innanzitutto perché uno stabilimento che vale 6 milioni di euro è stato venduto – come risulta da quanto dichiarato nell’atto notarile – a 500.000 euro e anche perché solo con la delibera del novembre scorso l’Asi ha dovuto prendere atto che una prima tranche della vendita era di fatto già avvenuta nel gennaio del 2011.

 È l’8 novembre del 2012 quando la società Zucchi,  – che ha cessato le proprie attività nel 2007 –  comunica all’Asi che tutte le comunicazioni riguardanti il lotto di circa 60.000 metri quadrati dovevano essere inviate alla Spix che aveva , poco meno di un anno prima , una parte dello stabilimento (circa 20.000 metri quadrati).

A fine novembre del 2012 l’Asi chiedeva alla Zucchi “copia integrale – si legge nel documento –  dell’atto notarile di trasferimento di proprietà e la relazione sull’attività da svolgere”.

Passano i mesi – siamo a metà settembre del 2013 – e la Zucchi comunica di “avere ceduto in proprietà alla Spix gran parte del complesso industriale” tenendo per sé un’altra porzione. Altra porzione che nel frattempo – l’atto del notaio è datato 21 dicembre del 2011 – era già stata venduta sempre alla Spix.

Insomma solo lo scorso novembre l’Asi ha messo nero su bianco, nella sua presa d’atto, della cessione dello stabilimento di Isca Pantanelle. Dopo avere preso atto di tutto ciò e senza neanche preoccuparsi dei lavoratori in mobilità l’Asi si premura solo di chiedere alla Spix il pagamento di 550 euro come “onero dovuti al Consorzio per l’istruttoria della pratica”.

Insomma come ha dichiarato il presidente del “Centro studi economico-sociali”, Pietro Simonetti: «continua con successo l’attività notarile dell’Asi» che ha solo preso atto «in sanatoria»  di quello che è stato definito «lo spezzatino Standartela con la vendita di porzioni di azienda effettuata direttamente da Zucchi ad altra società». L’Asi, infatti, tra le altre cose, avrebbe dovuto chiamare la proprietà della Zucchi e chiedere, come avvenuto per l’ex azienda Lopomo, l’acquisizione transattiva dello stabilimento di Isca Pantanelle  e procedere poi alla sua riassegnazione. Nulla di tutto questo è avvenuto. Lo stabilimento non solo è stato svenduto ma quant’anche all’Asi non è stata fornita nessuna garanzia per quanto riguarda la riassunzione degli ex lavoratori della Zucchi.

La Standartela, vale la pena ricordare,  è stata oggetto di due bandi di reindustrializzazione finiti in un nulla di fatto.  Alla Zucchi, salvo nuovi colpi di scena, rimangono circa 13.000 metri quadrati al coperto anche se tutto lo stabilimento proprio perché finanziata con la legge 219 avrebbe dovuto essere riassegnato.

a.giammaria@luedi.it

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