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L’Incipit è potente. Uno schermo televisivo degli orrori, corpi e volumi confusi dannati in un calore inferico di fiamme. Qualcuno forse è morto, e un profilo buio, esanime, resta incollato al monitor come l’inutile cadavere di un insetto sul vetro. È Rosarno, l’iraconda saturazione della Chinatown calabrese.

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