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GINEVRA – Continuano ad arrivare buone notizie dallo stabilimento Fca di Melfi, in fatto di occupazione. I 1500 nuovi posti di lavoro annunciati a inizio anno potrebbero salire a 1900. Lo ha detto ieri l’Ad del gruppo, Sergio Marchionne, dal Salone dell’auto di Ginevra.
Un ottimo segnale per il tessuto economico locale, che, da inizio anno, ha già risentito della positiva influenza della ripresa produttiva della grande fabbrica di Melfi, grazie agli gli ottimi risultati di Jeep Renegade e 500X sui mercati. A qualche giorno di distanza dalla firma dell’accordo tra Fiat e sindacati che prevede nuovi turni e anche un aumento salariale, il top manager di Fca fa una previsione al rialzo dei prossimi occupati, per il solo stabilimento lucano, dove si assumerà con il contratto a tutele crescenti, previsto dalla nuova riforma del lavoro.
«Il Jobs Act – ha ammesso questa volta Marchionne – ha creato le condizioni per investire in Italia». A dispetto delle contestazioni, soprattutto da parte della minoranza Dem, che sono costate a Renzi per i provvedimenti attuativi del Jobs Act, la riforma, per l’Ad, «era dovuta».
«Bisognava aggiornare il sistema di regole del lavoro – aggiunge da Ginevra – Eravamo uno dei pochi Paesi in Europa, forse l’unico, ad avere un sistema come quello italiano. E, al di là di tutto quello che si dice sul Jobs Act, credo abbia fatto molto per modernizzare il sistema di relazioni industriali nel nostro Paese. Sono 11 anni che sono qui, il Jobs Act sarebbe stato impensabile prima. La sua esistenza ha creato le condizioni per far venire in Italia altri investitori. Senza il Jobs Act avrei assunto lo stesso, forse, ma a condizioni diverse».
Chiaramente i nuovi posti promessi da Marchione – dati in parte da nuove assunzioni ma anche da trasferimenti di altri stabilimenti – saranno condizionati dall’andamento delle produzioni sui mercati: se le cose continueranno ad andare bene, ci sarà bisogno di altra manodopera. Ma i sindacati si dividono sul giudizio rispetto alle novità che arrivano da Melfi. Per il segretario della Uilm Uil, Rocco Palombella, è una vittoria: «Da tempo sosteniamo che sono necessari investimenti pubblici e privati a favore dell’industria metalmeccanica e del manifatturiero, in particolare. Si tratta di un’azione necessaria che va determinata da una coerente politica industriale. Occorre agire». Di tutt’altro avviso il leader della Fiom, Maurizio Landini: «I nuovi posti potevano essere anche 2500-3000 se invece di fare venti turni e aumentare l’orario di lavoro veniva introdotta la quinta e la sesta squadra». Il segretario dei metalmeccanici della Cgil ne ha anche per Renzi: «I complimenti di Marchionne a Renzi sono scontati. Il presidente sta facendo quello che chiedono Fiat e Confindustria. Renzi abbia la pazienza di ascoltare anche chi lavora». E lancia la proposta-provocazione: «Se è veramente democratico, perché non accetta un referendum sul Jobs Act?».
Ma, sul territorio, è il segretario dei metalmeccanici della Uil di Basilicata, Marco Lomio a difendere le scelte fatte in merito alla recente firma dell’accordo con Fca che prevede, tra le altre cose, anche l’aumento dei turni: «Le nuove assunzioni sono l’ulteriore prova che abbiamo fatto bene a firmare l’intesa che porterà ancora ulteriore occupazione diretta». Lomio invita a riflettere sull’effeto “trascinamento” che secondo calcoli della Fca potrebbero produrre un numero moltiplicatore sui posti di lavoro. E adesso la Uilm invita a rafforzare impegno e attenzione sull’indotto di San Nicola di Melfi. Lomio conclude: «Anche la Regione in proposito è chiamata a fare la sua parte».

m.labanca@luedi.it

 

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