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POTENZA – I vecchi vertici dell’Arbea e i membri del nucleo di valutazione dei risultati dovranno risarcire i premi di produzione erogati ai “mini dirigenti” titolari di posizioni organizzative complesse all’interno dell’agenzia nel 2008 e nel 2009, più la metà di quelli erogati nel 2010.
Lo ha deciso la Corte dei conti di Potenza accogliendo, ma soltanto in parte, la richiesta avanzata dalla procura regionale contabile nei confronti dell’ex direttore generale Gabriele di Mauro, del commissario Andrea Freschi e dei membri del nucleo di valutazione, Luigi Tardi, Andrea Pellegrino e Paolo Albano. Unico “assolto” l’ultimo direttore generale della vecchia “banca” lucana delle erogazioni comunitarie in agricoltura Rocco Colangelo.
I magistrati hanno giudicato prescritte le contestazioni per il 2007 (pari a 23mila euro) e ridotto quelle per il 2010, riconoscendo le «difficoltà operative» in cui si era trovato a lavorare il commissario Freschi: con l’emersione di «significative disfunzioni e criticità gestionali», la perdita «della funzione di organismo pagatore», la fatica per «scongiurare il paventato rischio di disimpegno automatico» dei fondi «risultato, quest’ultimo, poi effettivamente conseguito», e la «perdita di ben tre dirigenti».
Di qui lo sconto della metà dei 16mila euro richiesti dall’accusa, rispetto ai 108mila complessivi di partenza. Per una “bolletta” finale sui 45.400 euro: 24mila per Di Mauro, 5.400 per Freschi, e 4.900 per Luigi Tardi, Paolo Albano e Andrea Pellegrino.
«L’istituto della retribuzione di risultato – spiegano i giudici – è strutturato come forma di incentivazione della produttività ed è perciò collegato alla presenza di condizioni particolarmente stringenti, tra i quali, la disciplina recata dalla contrattazione collettiva e la costante giurisprudenza della Corte dei conti, ha costantemente contemplato la previa specifica definizione degli obiettivi da conseguire».
«Pertanto, a fronte di un quadro normativo che inequivocabilmente richiedeva la preventiva definizione e comunicazione a ciascun titolare di posizioni organizzative complesse degli obiettivi gestionali da conseguire, non può che essere qualificato come gravemente colposo il comportamento di coloro che hanno concorso al pagamento della voce accessoria della retribuzione indissolubilmente legata alla verifica del conseguimento di predeterminati obiettivi, pur in palese assenza di essi, ma sulla base di relazioni autoreferenziali prodotte dagli stessi destinatari dell’indennità di risultato».
La Corte dei conti ha “bocciato” anche l’“esimente politica” invocata dall’ex dg Di Mauro, che ha sostenuto di aver «agito su proposte dei dirigenti ed in presenza di un parere favorevole del nucleo di valutazione».
Esimente che non sarebbe applicabile «nei casi (come quello all’esame) in cui gli organi politici abbiano esercitato un’attribuzione propria, nella quale i soggetti preposti alle strutture burocratiche abbiano espletato funzioni istruttorie ovvero consultive e comunque di mero supporto strumentale». Considerato che «la definizione degli obiettivi e la verifica dei risultati rientrano nelle competenze proprie del direttore/amministratore». Stando a quanto disposto dalla legge istitutiva della vecchia Arbea, che oggi non esiste nemmeno più.
Per questo il presunto danno erariale è stato addebitato per due terzi ai vertici dell’ente, «considerando il maggior contributo causale» alla sua produzione, e solo per un terzo ai componenti del nucleo di valutazione dei risultati «che hanno svolto un ruolo essenzialmente consultivo attraverso l’espressione di un parere che disattendeva il chiaro quadro normativo che regolava la materia».
Quanto alle annualità 2011 e 2012 i giudici spiegano che le richieste della procura contabile sono state disattese perché «Colangelo, subentrato al dottor Freschi nella funzione di direttore dell’agenzia, previo parere positivo del collegio dei revisori (nucleo di valutazione, ndr), ha provveduto al pagamento ai titolari di posizioni organizzative complesse dell’indennità di risultato (…) dopo aver verificato i risultati raggiunti, sulla base degli obiettivi specificamente predeterminati dal precedente direttore e comunicati a ciascun titolare».
A prescindere dal fatto che il loro ammontare sia rimasto identico e pari al massimo previsto. Come quando l’accertamento degli obiettivi raggiunti veniva effettuato soltanto attraverso alcune «autorelazioni» in cui i diretti interessati illustravano il lavoro svolto.
L’inchiesta condotta dai militari del nucleo di polizia tributaria ha preso le mosse nel 2010 da alcuni esposti sul malgoverno dell’Agenzia. Resta ancora aperta, invece, quella sui premi corrisposti ai dirigenti in senso stretto di Arpab come di altri 15 enti regionali e società dipendenti da via Verrastro, che a breve potrebbe arrivare nell’aula di viale del Basento. Ma con questa premessa, il conto potrebbe essere molto più salato.

l.amato@luedi.it

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