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A istituirlo la Regione ci aveva pensato già nel 2000. Ma i primi dati, dopo un’attesa lunga oltre dieci anni e pure condita di numerose
polemiche, sono stati diffusi per la prima volta solo ieri pomeriggio. Una conferenza convocata nel giro di poche ore. Quasi a voler recuperare il
ritardo. Ma soprattutto per annunciare che la Basilicata non è quel luogo di morte come pure qualcuno sostiene. Il risultato è comunque di grande
rilievo. Finalmente con i dati raccolti dall¹Ircss Crob di Rionero, per i quali è stata assicurata la più ampia diffusione, è possibile avere una prima indicazione sulla diffusione delle patologie sul territorio regionale, almeno per il periodo relativo agli anni 2005-2006-2007. A breve (entro fine
dicembre) dovrebbero essere resi noti anche quelli relativi al 2008.  A una prima analisi, il risultato emergente è quello sintetizzato ieri dal presidente della Regione, Vito De Filippo: anche in Basilicata il numero delle persone colpite da tumore è in crescita, ma l’incidenza, in media, è più bassa rispetto al tasso nazionale misurato dai registri tumore delle altre regioni. Sono necessarie però alcune precisazioni. Prima di tutto, va detto che il registro è uno strumento di cui non tutte le realtà territoriali si sono dotate. «E quello lucano – ha aggiunto l’assessore Martorano – è uno dei pochi ad avere scala regionale». Certo l’analisi sarebbe più completa in presenza di una comparazione quanto più ampia possibile. Dal raffronto con gli altri territori monitorati emerge comunque che i lucani si ammalano meno rispetto al trend nazionale, rispecchiando la media delle altre popolazioni del sud. Nel periodo di riferimento (2005-2007) sono stati rilevati 374,4 casi per la popolazione maschile (la media nazionale è di 465,3 casi) e 265,2 per la popolazione femminile (336 a livello nazionale) per 100.000 abitanti. Ai fini statistici l’età monitorata è quella compresa tra gli 0 e gli 84 anni. L’altra precisazione, ancora
più importante della prima, è che i risultati cambiano a seconda della zona geografica che si prende in considerazione.  I dati elaborati dal Crob – e
ieri presentati dal responsabile del Registro Tumori, Rocco Galasso – sono stati suddivisi su base territoriale. Per quanto riguarda la popolazione
maschile è l’area del Vulture melfese, seguita da Matera, quella che presenta una maggiore incidenza. Nella prima zona il numero delle patologie
oncologiche nei tre anni presi in considerazione è inferiore solo di qualche unità rispetto alla media nazionale. Per quanto riguarda la popolazione femminile, invece, è Potenza la zona più “sensibile”. E anche in questo caso la “distanza” rispetto ai numeri registrati a livello nazionale è sostanzialmente minima. ³A sorpresa² le aree che presentano un’incidenza minore sono quelle della Val d’Agri e del Pollino-Lagonegrese. L’assessore
alla Sanità, Attilio Martorano, parla di una «estrema variabilità del dato». Fattore che emerge ancora più chiaramente dal raffronto dei dati comune
per comune, che saranno pubblicati nel giro di quindici giorni sul sito del Crob.  «Paradossalmente – ha commentato ieri il governatore lucano – ci
troviamo a verificare che alcune aree indicate da qualcuno come luoghi di morbo e morte sono quelle con gli indici più bassi, ma questo non vuol dire che dobbiamo far calare l’attenzione su queste zone». Il riferimento è chiaramente alla zona della Val d’Agri interessata dalle estrazioni petrolifere. Va detto, però, che cercare oggi possibili connessioni tra le attività estrattive, o casi di inquinamento cronico come quello provocato dall’inceneritore Fenice a Melfi, sarebbe un’operazione scientifica sbagliata in partenza. Gli esperti sono concordi nel sostenere che per “pesare” gli effetti dei danni ambientali sono necessari almeno trent’anni. Tre anni sono veramente pochi per poter trarre conclusioni valide dal punto di vista scientifico. L’importanza di avere oggi a disposizione dati certi sta nel poter contare finalmente su una conoscenza “di partenza” e misurare così il trend futuro.
 Va detto poi che il registro dei tumori dà indicazione sull’incidenza delle patologie oncologiche ma non sul tasso di mortalità. Martorano ha comunque annunciato una convenzione con l’Università Cattolica per una corretta lettura scientifica. Per quanto riguarda la tipologia dei tumori diffusi la Basilicata non fa registrare sorprese: sono il cancro al polmone e al colon quelli più diffusi tra gli uomini, alla mammella per le donne. Altissima l’incidenza
dei tumori alle pelle e melanomi (quasi 80 per gli uomini, e più di 50 per le donne). Il registro ora dovrà essere certificato dall’associazione nazionale dei
registri dei tumori. «Un passaggio che consideriamo solo formale – ha detto il direttore generale del Crob, Pasquale Amendola, che ha spiegato alcuni
dei motivi dei ritardi che hanno accompagnato la diffusione dei dati – Nella raccolta dei dati abbiamo seguito tutte le regole dettate dall’Airtum»

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