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di GIOVANNI VERDUCIREGGIO CALABRIA – I sindaci, quei pochi che hanno partecipato all’incontro di ieri, hanno lasciato a casa la retorica e hanno messo sul piatto della discussione delle richieste concrete.
Loro, che hanno vissuto sulla propria pelle le pressioni della criminalità organizzata, hanno meglio di altri il polso della situazione. Anche per questo, con schiettezza, hanno chiesto agli amministratori regionali di fare in fretta e di mettere da parte i colori politici.
Sono state quattro le richieste avanzate dai primi cittadini calabresi, evidenziate anche dal sindaco di Motta Santa Lucia Amedeo Colacino, durante la riunione della Commissione regionale contro la ‘ndrangheta: l’istituzione di un fondo di solidarietà per i danni da intimidazione mafiosa; l’attivazione di un fondo per la dotazione infrastrutturale della video sorveglianza; un fondo dedicato alla copertura per le spese di costituzione di parte civile nei processi di mafia e quello per l’utilizzo dei beni confiscati alla criminalità organizzata.
Nella discussione, poi, sono intervenuti i sindaci di: Isola Capo Rizzuto; Ricadi; Cariati; Cutro; Santa Maria del Cedro; Polistena; Sinopoli; Scido; l’assessore Amendola di Lamezia; Monasterace e Rosarno.
Nel ragionamento degli amministratori locali, poi, è stato fatto esplicito riferimento alla necessità che, con l’avvicinarsi delle elezioni amministrative, i partiti seguano un codice etico nella composizione delle liste.
Il sindaco Elisabetta Tripodi, durante il suo intervento, ha posto l’accento sul consorzio “Piana sicura”. «Questo consorzio – ha detto il primo cittadino di Rosarno – sta morendo e la Regione si è tirata fuori, ma noi abbiamo bisogno che il sistema di video sorveglianza, realizzato con i fondi del Programma operativo nazionale “Sicurezza”, venga manutenuto e rimesso in funzione».
All’appello del sindaco di Rosarno ha risposto il direttore generale Franco Zoccali che ha anche precisato la posizione della Regione sul consorzio “Piana Sicura”. «Abbiamo scelto di recedere dal consorzio – ha detto Zoccali – perchè, dall’esame degli ultimi bilanci dell’attività, Piana Sicura è sembrata allontanarsi dalla sua mission. Voglio anche ricordare che il primo ente a recedere è stata la Prefettura e che non tutti gli aderenti hanno versato le proprie quote».
In tutti gli interventi, infine, è stata rimarcata la necessità di ritrovare l’unitarietà politica. Il indaco di Isola Capo Rizzuto, Caronina Girasole, ha detto chiaramente che «i partiti devono uscire dalla loro zona grigia, devono decidere da che parte stare, per lottare il crimine con scelte coraggiose».

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