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L’UNIVERSITA’ della Basilicata compie trent’anni. Giovane rispetto ai suoi colleghi centenari non ha quella spinta innovativa tipica dell’età anagrafica. Di passi in avanti, ciò nonostante, ne ha fatti e superando anche alcuni esami. Quello dell’accoglienza delle matricole, per esempio,  superato a pieni voti. Paolo Postiglione, Maria Cortese e Maira Carlucci sono al primo anno di Economia aziendale. «Stiamo stati accolti in un giorno stabilito con un buffet e un cocktail di benvenuto dopo il discorso del rettore. E’ stato bello», dicono. Meno bella ma soprattutto meno efficiente la burocrazia: le file in segreteria, l’interminabile documentazione per la borsa di studio. La difficoltà a mettersi in contatto con l’Ardsu (Agenzia regionale per il diritto allo studio universitario).

Sui servizi appare carente anche la mensa «troppo piccola» rispetto al numero di utenti. La criticità maggiore resta però l’offerta formativa, in termini di pluralità di facoltà piuttosto che di professionalità di docenze e programmi, di cui sono soddisfatti. Economia aziendale, infatti, non ha ancora la magistrale. Dopo i tre anni, dunque, i ragazzi saranno costretti a continuare gli studi fuori, se le famiglie lo consentiranno, oppure dovranno interrompere qui la propria carriera universitaria. Come Geologia. Senza contare i corsi di laurea chiusi, come Scienze della comunicazione e Lingue. Sull’offerta didattica l’aspetto che andrebbe assolutamente risolto è il collegamento con le domande che vengono dal territorio. A dirlo sono due ex studenti, Antonio Candela e Manuela Stefanelli, tanto legati all’Unibas da far dipendere il proprio futuro lavorativo dal franchising “Unibastore”, ottenuto con regolare bando di gara, che vende all’interno del Campus di Macchia Romana gadget vari con il logo Unibas oltre a offrire servizio di cartoleria. Unibastore è molto più di un logo. E’ l’identità dell’Ateneo lucano, veicolata da un’immagine che vuole trasmettere i valori che racchiude l’università intesa come contenitore culturale. Una percezione che, secondo Antonio e Manuela, oggi manca agli studenti.

Colpa dell’Università ma anche di un territorio e di una città che non hanno colto e sfruttato le potenzialità dell’Ateneo e dei suoi fruitori. Mancano alloggi adeguati, iniziative per ridurre il fitto degli appartamenti, uno sportello informativo nel centro storico, il collegamento con le scuole superiori. Eppure adesso gli autobus urbani si fermano all’interno del Campus di Macchia Romana, che finalmente a due passi ha una nuova casa dello studente con tutti i comfort, lavanderia comune compresa. A breve termineranno i lavori per la ristrutturazione delle serre interne al Campus, dove verrà costruita un’altra mensa, una biblioteca e ulteriori aule mentre al Francioso è stata appena inaugurata la nuova biblioteca.

Oggi, da statuto, tutti gli studenti eletti potranno partecipare all’elezione del rettore contro i due di un tempo. Insomma, gli strumenti ci sono. Bisogna solo abbattere «i muri di gomma presenti sul territorio». Per farlo occorre che gli studenti ci sbattano la testa perché «l’amore – dicono – si fa in due».

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