X
<
>

Condividi:
4 minuti per la lettura

SALERNO – Non si ferma il lavoro della Procura di Salerno per far luce sull’occultamento e sul ritrovamento del cadavere di Elisa Claps. Tra gli atti depositati anche le deposizioni di monsignor Agostino Superbo, vescovo di Potenza dal 2001, che ripercorre il giorno del ritrovamento del corpo di Elisa, la telefonata di don Wagno che lo allertava di un «fatto grave», i rapporti con don Mimì Sabia, parroco della chiesa della SS Trinità. La Diocesi di Potenza, come annunciato dallo stesso vescovo, potrebbe costituirsi parte civile nel processo, proprio come i Claps. Alle ore 21.20 del 20 marzo 2010, tre giorni dopo il ritrovamento del corpo di Elisa, negli uffici della Squadra Mobile della questura di Potenza, il vescovo raccontò delle due telefonate ricevute «intorno alla terza o quarta settimana di gennaio di quest’anno», mentre era fuori sede, sul cellulare da don Wagno, «il quale mi diceva che doveva comunicarmi una cosa importante». «Ricordo di avergli detto che ero impegnato e che ne avremmo parlato al ritorno», continua. Entrambi, di quella cosa importante, se ne dimenticarono. Si arriva a marzo e ai lavori nel piano superiore della chiesa per un’infiltrazione d’acqua. E si arriva al ritrovamento del corpo di Elisa. Fu allora che il vescovo disse di aver capito cosa don Wagno, in quelle telefonate di gennaio, volesse dirgli: che la signora delle pulizie aveva visto un cranio in mezzo all’immondizia. Un termine, crano, che il vescovo in un primo momento scambiò per ucraino. Insomma, non capì. E non capì neanche don Wagno. Lui si è presentato spontaneamente in questura il 30 marzo 2010. Ai pm ha presentato uno scontrino, con la data del 24 febbraio 2010, giorno in cui, dice, andò nel sottotetto insieme con «la mamma di Annalisa e quest’ultima» (le due donne addette alla pulizia della chiesa, ndr) «La mamma di Annalisa era sudata e spaventata – racconta – mi riferì che secondo lei i ragazzi le avevano fatto uno scherzo poichè aveva trovato un cranio o almeno qualcosa che gli somigliava. Aiutandomi con la luce del telefonino ho visto un cumulo di spazzatura e questa cosa che sembrava un pallone nero, nero. Ho visto anche gli occhiali nelle vicinanze, li avrò spostati di circa un centimetro». Lui, racconta, «non ha mai sentito parlare di Elisa, non leggo i giornali ma libri di teologia». Le signore di Potenza non gli dissero nulla. E così, «non mi sembrava nulla, ed io mi sono tranquillizzato. Ho dimenticato tutto e pensavo che fosse tutto risolto». Con don Mimì Sabia aveva “esclusivamente rapporti istituzionali». Del resto, don Mimì era «una persona tendente alla solitudine, tant’è che quotidianamente pranzava da solo al ristorante». Una presenza «forte», don Mimì, la definisce il vescovo di Potenza, monsignor Agostino Superbo, tanto che la «sua chiesa sfuggiva in qualche modo al mio controllo». Con i pm di Salerno che indagano sulla morte di Elisa, monsignor Superbo ha parlato più volte. Mons.Superbo, vescovo di Potenza dal 2001, dice di essere “sempre stato solidale» con i Claps e «forse anche per questo non ho mai ricevuto confidenze di alcun tipo in relazione alla scomparsa della loro giovane figlia». Eppure i Claps, spesso, lo hanno criticato. L’accusa: troppo silenzio. Tre i verbali con sommarie informazioni testimoniali del vescovo, il primo del 20 marzo 2010, tre giorni dopo il ritrovamento del corpo di Elisa; gli altri del 15 aprile e del 22 maggio. «Don Mimì non mi ha mai parlato della vicenda Claps se non quando mi chiese di parlare con il prefetto per far rimuovere i sigilli dei locali sotterranei della Chiesa apposti per accertamenti dell’autorità giudiziaria – spiega ai pm – In quella circostanza mi disse: ‘che devono cercare, qui non c’è nessuno «Poi, il ritrovamento del cadavere, mercoledì 17 marzo. «Nella mattinata di quel giorno ricevetti una telefonata di don Wagno il quale mi disse che era successo un fatto ‘grave e cioè che gli operai avevano trovato un cadavere ma non mi specificò dove – continua -. Chiamai personalmente il 113». “Verso la sera del giovedì don Wagno mi incontrò e mi disse una cosa che io non capii bene perchè lui si esprime con un pò di difficoltà quando è nervoso. Don Wagno mi disse che la signora delle pulizie aveva visto un ‘craniòo quando mi aveva telefonato nel gennaio e successivamente se ne era dimenticato – dice ancora- In verità io capii un ‘ucraino che portava un sacco di immondizia mentre lui diceva un ‘craniò in mezzo all’immondizia». «Nella serata di ieri ho parlato nuovamente con lui e con calma presso la chiesa di S.Rocco – aggiunge – ed ho capito cosa volesse dirmi e cioè che quel gennaio quando mi aveva telefonato la donna delle pulizie aveva visto un cranio senza spiegarmi dove e per questo motivo mi aveva cercato anche se avevano pensato ad un scherzo dei ragazzi del centro Newman. Stamane sono andato dal questore al quale ho illustrato quanto appreso da don Wagno». A maggio del 2010, il vescovo lesse una lettera che la famiglia di don Mimì inviò al Papa per sottolineare che le accuse rivolte al parroco dalla stampa erano false: «All’esito della lettura ho rappresentato che non avevo obiezioni da fare o indicazioni da dare in quanto era una iniziativa della famiglia». Il vescovo è stato tra gli ultimi ad incontrare don Mimì prima che morisse, nel 2008: «Mi limitai a convenevoli formali ed a formulargli auguri per la salute».

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE