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ERA il quartiere del disagio, quello abbandonato. Per la città il simbolo stesso del brutto. Eppure da qualche anno proprio rione Cocuzzo è diventato il luogo in cui nascono le idee più innovative. E’ il Serpentone che riesce a dare gli spunti più significativi alla cultura cittadina. Lo dimostrano gli esperimenti e i laboratori teatrali di Gommalacca teatro – che proprio questo quartiere ha scelto per il suo U-Platz – e ora questo nuovo esperimento, «un workshop di tipo operativo-intensivo rivolto a studenti e laureati, ma anche a cittadini che vogliono diventare protagonisti attivi della vita civile della città».

Nasce così “Serpentone reload”, e l’obiettivo dichiarato è quello «di confrontarsi progettualmente con un quartiere urbanisticamente problematico e “fragile” (Piano) della periferia della città capoluogo,  ed in modo particolare con il grande edificio ipogeo (incompiuto e ribattezzato dai cittadini con il nome: la “nave”), che ha come copertura un parco pubblico».

Così, dal 14 al 21 settembre, sotto la direzione di Luca Catalano e Annalisa Metta (Osa/Roma), Maria Livia Olivetti (LUS/Roma) e Gerardo Sassano (WOP/Potenza), i partecipanti all’iniziativa potranno confrontarsi e proporre. Il bando -che scade il prossimo 5 settembre ed è interamente consultabile sul sito www.serpentonereload.it – è rivolto a 10 persone, ed è gratuito. L’organizzazione ha stipulato convenzioni per garantire agevolazioni sull’ospitalità, anche se l’auspicio è che almeno la metà dei partecipanti risieda in regione.

Padri dell’iniziativa “Serpentone reload” sono Giuseppe Biscaglia e Francesco Scaringi (Associazione Basilicata 1799 / Ceas Potenza). A dirigere e coordinare il progetto Luca Catalano, Annalisa Metta (Lus – Osa architettura e paesaggio / Roma), Maria Livia Olivetti (Lus/ Roma) e Gerardo Sassano (Wop architettura e paesaggio / Potenza).

«Progetto e partecipazione – così spiegano gli organizzatori – significa progettare, con il coinvolgimento attivo dei cittadini, interventi che, ispirati alla sostenibilità economica e realizzativa, dovranno avere come scopo quello di definire e caratterizzare degli spazi di aggregazione, di socialità e di interazione all’interno dell’area. Da questo punto di vista, saranno privilegiati approcci progettuali che ricorrano all’autocostruzione, all’uso di materiali eco-compatibili e/o riciclati e a basso impatto. In vista della realizzazione, gli interventi saranno concepiti tenendo in considerazione le reali capacità tecniche dei partecipanti, le disponibilità di mezzi, di tempo ed economiche. I partecipanti al workshop lavoreranno in differenti gruppi su temi e ambiti diversi, sulla base di uno schema di masterplan condiviso e partecipato».

E poi «realizzazione ha il preciso significato di progettare in autocostruzione degli interventi pratici con la partecipazione aperta a tutti i cittadini che avranno voglia di contribuire attivamente. Ciò al fine di rafforzare il senso di appartenenza ad una “comunità”, di rendere tutte le categorie di cittadini protagonisti di una piccola trasformazione urbana a carattere spontaneo e di trasmettere l’entusiasmo ed il piacere di prendersi cura di un piccolo spazio/giardino collettivo».

Perchè se si vuole cambiare si deve partecipare al cambiamento. Con idee non con vuote chiacchiere, che non sono migliori del cemento.

 

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