X
<
>

Condividi:
3 minuti per la lettura

di PARIDE LEPORACE
L’ULTIMO film di Nanni Moretti è un prova d’autore che parla al cuore degli uomini. Non è mia intenzione qui tracciarne una recensione, anche per non aizzare lo stalking mediatico di un mio collega che ciclicamente fabbrica notizie commission pur non essendo appassionato di cinema, ma invece voglio inseguire una suggestione data dal protagonista della pellicola per porre interrogativi su una questione che dolorosamente ci riguarda. Oggi è il Venerdì della Passione. Potenza la cattolica seguirà con grande partecipazione la via Crucis. Il vescovo Superbo solcherà le strade della città portando una Croce non solo metaforica.
In queste ore la comunità del capoluogo rivive altro cammino del dolore. Quello di Elisa Claps uccisa e violentata in un Chiesa e nascosta per anni in un sottotetto con probabili complicità di chi quei luoghi amministrava sotto sua stretta giurisdizione.
La Chiesa di Potenza è smarrita e silente. Attende composta il giudizio degli uomini ma con la sua prudenza fa smarrire missione e mandato. La Chiesa della Trinità chiusa e ancora perquisita è un mausoleo scomodo. Un luogo dell’orrore e la Chiesa locale non riesce a far comprendere che ruolo vuole assegnarvi per il prossimo futuro.
Il vescovo, autorevole rappresentante della Cei, è dimezzato da questa vicenda. La sua parola assente sul lavoro, sui migranti, sul nostro vivere. Si è accodato alla manifestazione di Libera per senso del dovere aiutato da don Ciotti. La politica ne difende l’operato in forma codina e scontata perché i cattolici impegnati in politica non mostrano grande fierezza nei loro ragionamenti.
Per tutti questi motivi sono suggestionato da padre Melville, il cardinale che scelto per salire al soglio di Pietro ne fugge impaurito e scosso. E’ la rappresentazione agnostica, quella disegnata da Moretti, di una Chiesa responsabile della sua inadeguatezza al mondo. Quell’uomo che vaga per le strade di Roma e che in bus recita il suo discorso da Papa coinvolge tutti, laici e cattolici, come già avvenne con il Vangelo di Pasolini. La Chiesa chiusa nel silenzio dei suoi errori chiude la porta al mondo. La Resurrezione resta lontana dal popolo di Dio e dagli smarriti del dubbio aprendo le porte del Tempio ai mercanti, ai farisei, ai pubblicani. Mi permetto di pensare che stasera monsignor Superbo, portando in cammino la Croce, possa sentirsi inadeguato e tremendamente umano, investito da una responsabilità enorme che al pari di Papa Melville lo rende solo e silenzioso nel dramma Claps. Angoscia di una famiglia. Ma anche tragedia collettiva di una città che non riesce ad elaborare un lutto che riguarda tutti. Perché ne siamo tutti coinvolti. E la Chiesa in questo dramma è costretta al silenzio. E quindi mi chiedo e vi chiedo stasera a Potenza cosa sarà quell’essere in Cristo? Non basta portare una tiara per guidare dei fedeli. E il nostro vescovo riuscirà a portare luce in questo corale smarrimento? L’altro giorno a Salerno abbiamo ascoltato l’umanissimo sfogo di mamma Filomena che ha cercato di far decantare il dolore descrivendo ad uso mediatico la punizione fisica che darebbe a Danilo. Noi laici tutti abbiamo compreso. Ma osserviamo che manca la voce del padre. Nessuno ha l’autorità di ricordare che l’ordalia non appartiene più all’uomo civile. La Chiesa in colpa deve simbolicamente permettere la dialettica di “occhio per occhio, dente per dente”. Una Chiesa costretta a voltarsi dall’altra parte non concede aiuto all’umanità smarrita.
Ieri il Papa, quello vero è in carica, alla messa del Crisma, ha ricordato che “nonostante le vergogna per tutti i nostri errori”, Giovanni Paolo II è stato un gran testimone di Dio e Cristo in paesi stanchi della loro fede. Quello stesso Giovanni Paolo II che molto mi pare abbia ispirato la commedia nera di Nanni Moretti. Pasqua si avvicina. La Resurrezione di Cristo entrerà nella vita di molti. Vorremmo tanto che la vita nuova della Pasqua a Potenza si mostrasse più forte della morte di Elisa Claps. Magari con gli esempi luminosi di Wojtyla. Lo dico con lo spirito del laico che ha grande rispetto per chi crede. Purtroppo o per fortuna a me resta solo l’utopia, quella che nel film morettiano è rappresentata dalla canzone “Todos cambia” di Mercedes Sosa. Quell’inguaribile tentativo di cambiare lo stato reale delle cose. Buona Pasqua a tutti.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE