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CANCELLARA – Il castello di Cancellara torna al suo antico splendore. A tagliare il nastro, è stata Rosa Maria Falasca, commissario prefettizio che nel restituirlo alla sua comunità l’ha resa consapevole delle enormi potenzialità che esso offre, auspicando che siano valorizzate al meglio. A condividere lo storico momento, c’era il parroco, le autorità militari, il commissario straordinario della comunità montana Alto Basento e gli ex sindaci che da circa trent’anni hanno preso a cuore le sorti del castello. Era presente anche l’impresa a cui è stato affidato il restauro, che nelle ultime settimane ha lavorato incessantemente per renderlo fruibile, nonché i tecnici preposti alla direzione. Un tuffo nel tempo si è rivelato l’arredamento, le suppellettili e i costumi, scelti con cura e abile maestria dalla Proloco per immergere il visitatore, quasi per magia, in un’epoca nobiliare. Di grande effetto, poi, una gigantesca scarpa da donna che, accostata ad una bacheca di scarpe in miniatura, ha catturato l’attenzione di numerosi curiosi che si sono soffermati per ammirarne le straordinarie dimensioni e farsi una foto ricordo. L’autore di questa singolare opera è Donato Biscione, un virtuoso concittadino che nel 1993 è stato inserito del Guinness dei primati per aver realizzato la scarpa più grande del mondo. La visita al castello è proseguita fino a tarda sera tra emozioni, testimonianze, un pizzico di nostalgia e tanto orgoglio da parte di chi ha vissuto fra le sue mura. «Costruito intorno al 1300, – si legge sul sito del Comune di Cancellara – probabilmente dai signori Acquaviva D’Aragona, ha ospitato negli anni diverse dinastie di principi feudali, i Carafa, i Caracciolo, i Pappacoda che gli hanno dato gloria e prestigio. Forse distrutto e sicuramente danneggiato dal terremoto del 1694, rimane “diruto” per lungo tempo e solo nel XIX sec. si trovano fonti che lo descrivono ricostruito e simile a quello che è ancora oggi. Il frazionamento proprietario degli inizi del 1900 e il sisma del 1930 ne hanno modificato l’assetto distributivo; il più recente sisma del 1980 ha provocato danni notevoli all’immobile rendendo necessario l’abbattimento di una parte del piano superiore». «L’articolazione planimetrica – continua – è varia e complessa, ma unica e suggestiva. Le cortine murarie hanno elementi artistici significativi come portali bugnati, decorazioni, fregi, cornicioni in pietra lavorata. E’ formato da un insieme di corpi di fabbrica a 3 livelli che racchiudono un cortile interno quadrangolare. Il capo esposto a Sud si affaccia su uno strapiombo di 40 m. Sul lato Est si erge un torrione quadrangolare avanzato rispetto all’edificio. Di fianco alla torre c’è l’ingresso principale preceduto da una lunga gradinata e da un piccolo cortile racchiuso da muri di cinta. Le finestre a Sud sono disposte su 3 file allineate verticalmente con scansione regolare; mentre quelle a Nord appaiono disposte in maniera più caotica. Alcuni anziani raccontano che questo castello fosse più grande dell’attuale, che ad esso si univa una cinta muraria che racchiudeva il paese e che riusciva a difenderlo; non è inusuale che si sia conservato solo la dimora principale, mentre le altre superfici furono adibite ad abitazioni private».

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