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di VINCENZO MAIDA
POLITICA e concorsi, politica e affari, politica e consulenze negli enti istituzionali e sub-istituzionali, politica e incarichi pubblici, politica e carriera nella strutture pubbliche. Non c’è quasi nulla che proceda secondo regole di effettiva trasparenza e giustizia. Da noi è un sistema trasversale in senso orizzontale e verticale a cui nessuno sfugge e nel quale siamo a vario titolo e con vari livelli di responsabilità tutti coinvolti. L’unica differenza è che c’è, secondo un vecchio adagio, “chi può e chi non può”. E chi può poco. Di tanto in tanto qualche vox clamantis in deserto punta l’indice, poi gli animi si placano, la rassegnazione che così vanno le cose nella vita prende il sopravvento e tutto ritorna come prima, spesso peggio di prima e arrivederci alla prossima puntata o meglio al prossimo imbroglio. E’ quello che sta succedendo da troppo tempo nella nostra regione. Su questi argomenti ci sarebbe poco da ironizzare perché sono maledettamente seri, ma una classe politica senile nello spirito prima ancora che anagraficamente e che ha come unico obiettivo quello di perpetuarsi, neanche riesce ad immaginare l’ipotesi di un cambiamento radicale. Buttarla sul ridere e sulla presa in giro dimostra una straordinaria superficialità anche quando trova qualche motivo di sollievo nelle macroscopiche contraddizioni altrui. A tal proposito consigliamo, se proprio pizza deve essere, di andarla a consumare in un nuovo locale di Matera rigorosamente con forno a legna e con mozzarella di bufala, che ha come amministratore un noto uomo politico momentaneamente in sonno. Chi c’è stato assicura che è tra le migliori prodotte in regione. E’ inutile sperare in un’autoriforma in senso etico della politica, servono regole condivise e che non lascino margine al potere discrezionale. Lo sanno anche le pietre che nella nostra regione non vi è nulla o quasi nella pubblica amministrazione che non sia in qualche modo manipolato, guidato, preparato. Basterebbe ad esempio istituire una commissione d’inchiesta per andare a monitorare i nomi dei vincitori dei concorsi pubblici in Basilicata e i cognomi parlerebbero da soli. Le mani della politica arrivano anche in quel poco di imprenditoria privata che esiste: dalle imprese di pulizia, ai servizi esternalizzati negli enti istituzionali e sub-istituzionali, per non parlare anche degli insediamenti privati in Val Basento o dei consorzi di bonifica. Senza la segnalazione giusta non si va nessuna parte. E’ un sistema perché coinvolge tutti, anche i cittadini che fanno la fila per chiedere la segnalazione. Son cose che sappiamo tutti, anche quelli che fanno finta di cadere dalle nuvole. E’ un vecchio sistema che la Democrazia Cristiana in Basilicata applicava in maniera professionale e, va riconosciuto, spesso senza paraocchi e senza chiedere la tessera di partito come prerequisito, creando una rete clientelare diffusa e finalizzata all’ acquisizione del consenso, non a caso aveva maggioranze bulgare, mentre i comunisti erano e continuano ad essere più settari. Dal ’95 le due pseudo culture si sono saldate, ma se anche gli equilibri dovessero modificarsi le cose sotto tale aspetto siamo certi che non cambierebbero. Un primo passo in avanti sarebbe quello di abolire i concorsi pubblici, tanto servono solo a consumare soldi per le commissioni lautamente retribuite e spesso composte da persone “affidabili” per consentire al politico di turno di sistemare qualcuno. Meglio sarebbe la selezione per soli titoli, con questo sistema i margini di manovra, per quanto sempre possibili, sarebbero più ridotti ed il gioco più scoperto. Servirebbe una piccola modifica costituzionale, ma tutti si guardano bene dal proporla. Quanto agli affari su di una cosa concordiamo: chi sa e se sa parli.
*Centro Studi Jonico Drus

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