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di TOMMASO MARCANTONIO
Il Consiglio dei ministri nel mettere la parola fine a un vespaio di polemiche – con un decreto – ha stabilito che il prossimo 17 marzo sarà giornata festiva per ricordare il 150mo dell’Unità d’Italia. Saranno chiuse scuole, fabbriche e uffici con l’innalzamento della bandiera Tricolore. È stato stabilito che chi lavorerà quel giorno percepirà il doppio degli emolumenti. I costi – stante alla crisi che attanaglia il Paese – anche per le vicende insurrezionali del continente nero e per la tragedia della Libia di Gheddafi, e per gli sbarchi continui dei disperati che tentano di raggiungere l’Italia, saranno ridottissimi. Ma se per un verso Confindustria e le altre associazioni di categoria, quali imprese e aziende artigiane – pur condividendo la natura eccezionale di questo storico patrio evento della unificazione – hanno poco condiviso la scelta della giornata (il giovedì 17 è infrasettimanale e sollecita ad allungare la vacanza con un ponte), alcuni ministri della Lega Nord hanno manifestato il proprio dissenso. A costoro si è accodato il presidente della provincia autonoma di Bolzano Luis Durnwalder. Anche se ipocritamente sottaciuta, è evidente la disapprovazione di tale festività per il localismo della Lega che ha distinto il voto contrario di Bossi e Calderoli, mentre più subdolamente e pilatescamente, se n’è lavato le mani il ministro degli Interni Maroni. Trascurando orbene la follia di questo sciaugurato governo, chi ha invece inferto una vigliacca pugnalata all’amato Presidente della Repubblica – Giorgio Napolitano è stato il biasimevole Luis Durnwalder, in qualità di presidente della provincia autonoma di Bolzano. Che, per giustificare la sua acredine e il recondito astio per l’Italia, ha espresso contrarietà a suo dire per il rispetto della (piccola e residua) popolazione austriaca per la celebrazione del 150mo dell’Unità d’Italia. Poi però, per aver compreso la gravità della sua sparata, ha cercato un recupero con Napolitano inviandogli una lettera di ravvedimento e invitandolo a una visita in Alto Adige. È evidente che il Presidente della Repubblica, on.le Giorgio Napolitano, se la sia presa a male e gli si sia spezzato il cuore. Egli ha non solo onorato la bandiera in quel di Reggio Emilia, quanto si è prodigato e si sforza ogni giorno di tenere amalgamata questa nostra Italia, guidata una scalcinata compagine governativa, per il bene primario dell’Unità del Paese. Per questo è commovente la manifestazione di affetto che gli tributa la popolazione di ogni centro d’Italia che attraversa. Sono valori universali da non scartavetrare. È tardivo che Durnwalder abbia precisato, in un’intervista a un quotidiano locale, di apprezzare l’unificazione del regno d’Italia nel 1861 e che, in ogni caso, non parteciperebbe alle celebrazioni per evitare il ripetuto risentimento dei sudtirolesi di lingua ladina e tedesca. L’eccellente Presidente della Repubblica non ha commentato. Ma quello che distingue l’illustre presidente della Provincia autonoma di Bolzano è una pletora di carenze anche di storia recente. Dimentica l’impegno politico di Alcide De Gasperi, che ha guidato l’Italia subito dopo la liberazione superando le barriere dell’irredentismo. Alle due province di Trento e Bolzano era stata concessa l’autonomia istituzionale, amministrativa e i contributi finanziari extra, permanenti, oltre quelli ordinari. Un quesito. Come si fa a dimenticare il sangue versato dai nostri padri sui monti a confine con Garmish? Senza dimenticare il contributo di italiani e di tanti meridionali che rendono Bolzano sempre più una cittadina cosmopolita, brillante e operosa? Val la pena rinfrescare che il benessere è rappresentato proprio da quei terroni che – vincitori di concorso con esami bilingue – hanno apportato ricchezza con la propria professionalità, impegno e onestà. Attraverso queste note si chiede di informare Durnwalder che ci sono miei compagni di scuola colà, capi-stazione ormai in pensione, a Chiusa all’Isarco, congiunti primari ospedalieri, e dirigenti bancari e tecnici nelle varie imprese e nella pubblica amministrazione, provenienti dalle stupende province di Salerno, dalla Calabria e dalla Lucania. Di questa regione – la Basilicata – un ex presidente del Governo – tale Ascanio Branca di Potenza, scrisse nel libro “La campagna dei volontari italiani nel Tirolo”: “A fianco alle armi regie della monarchia, evvi il popolo armato, che vuol combattere da sé le battaglie della propria redenzione” per il contributo dato all’Unità d’Italia. Questa è la nostra identità e il nostro orgoglio.

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