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di ANTONELLA AMODIO e ELENA VIGILANTE *
Fenomeno Berlusconi. inutile ripetere cose dette e ridette ormai da tutti seguendo la tendenza ormai generalizzata alla spettacolarizzazione degli avvenimenti. Questi, tutti, senza distinzioni, dai drammi personali, dai reati presunti o commessi, addirittura ai processi, o vengono sottaciuti, lasciati passare in sordina oppure divengono show che non rispettano le sensibilità, l’età, la storia dei singoli spettatori, fruitori inconsapevoli di un condizionamento mediatico di massa. Un condizionamento lento e subdolo ma inesorabile che, abbassando gradualmente lo spessore culturale di quanto trasmesso, inebetisce i fruitori. Il livello di consapevolezza si abbassa ed ecco che raggirare una minorenne non è più un reato perseguibile dalla legge, ma una faccenda personale. Una telefonata volta a minare un principio fondamentale sancito dalla costituzione quale quello dell’uguaglianza di ciascuno di fronte alla legge non è abuso di potere, ma un atto di attenzione, di benevolenza. Gravi offese a persone o ad intere categorie, brillanti motti di spirito… Il prestigio è dato dall’esser ricchi, le capacità prendono ad essere misurate dal numero di donne che ci gravitano intorno. Le donne, già, non parliamo del ruolo che oggi questa politica riserva loro, incarichi assegnati per prestazioni ricevute. da sempre la concezione che si ha del femminile in una società è il termometro dell’evoluzione del pensiero che la contraddistingue. Da sempre chi paga le spese maggiori delle crisi sociali sono le fasce più deboli, donne, giovani e bambini. Gli italiani non sono cretini, semplicemente si sono adattati, ciò di cui ti nutri, quello diventi. Ovviamente tutto questo lo dobbiamo a chi ha fatto del potere mediatico il suo scettro seguendo una vera e propria strategia per poter manipolare le masse, reato forse ben più grave e comunque alla base di tutto il resto. L’elenco dei messaggi subliminali ed espliciti, volti a piegare le menti, infiacchire gli spiriti, potrebbe andare all’infinito ma solo chi non ha alcuna capacità per farlo, ritiene che per essere alla guida di un paese questo debba essere lobotomizzato. E’ che conformarsi alla maggioranza è rassicurante ma è una trappola. Abbiamo avuto il piacere di assistere al recente intervento di Marco Paolini per la Giornata della Memoria: la storia di un’intera nazione scivolata lentamente in una follia di massa ce lo insegna, basta addormentare le coscienze, il senso critico. Restare svegli è una responsabilità individuale, chi si addormenta ne risponderà personalmente, non meno di chi addormenta, questi però sa ciò che fa, gli altri lo ignorano. E’ugualmente una responsabilità individuale di chi resta sveglio, gridare forte, non importa se sarà deriso o isolato, ancora una volta ognuno risponde prima di tutto a se stesso. E’ cosi che mentre a Mirafiori gli operai della Fiat erano costretti a votare un accordo epocale, noi eravamo costretti a seguire le vicende erotiche di una minorenne. Con questo non si vuol certo dire che andassero sottaciute, solo non spettacolarizzate anche nel rispetto di una ragazzina che tutti, oltre a Berlusconi ovviamente, abbiamo dimenticato avere meno di diciotto anni e che è quello che è, grazie a ciò che noi, imperterriti, andiamo insegnando ai nostri ragazzi. Sembra di stare in un gigantesco Grande Fratello dove legge, politica, economia, bene comune sono solo uno show mentre il pettegolezzo, l’inciucio, dagli usci delle vecchie comari si è spostato – nobilitato ad informazione – nei grandi palazzi. Vi è inoltre un’altra cosa che andrebbe analizzata piuttosto che soffermarsi allo scoop ed al pettegolezzo, andrebbe indagato infatti il substrato culturale sotteso alla difesa, chiaro indice del pensiero economico e politico di chi se ne avvale: esso si rifà al concetto di beneficenza. La difesa del premier è organizzata infatti a partire dalla negazione del giro di prostituzione motivando il denaro versato alle ragazze, gli appartamenti donati o dati gratuitamente in locazione come frutto della sua beneficenza a loro vantaggio viste le difficoltà materiali di queste giovani donne. Sostanzialmente la versione portata avanti dalla difesa di Berlusconi e sbandierata dai suoi sostenitori vedrebbe il presidente del Consiglio come un ricco benefattore di giovani donne in difficoltà. Alla magistratura stabilire la verità. Non ci si può sottrarre dal fare brevi considerazioni sulle argomentazioni adottate dal premier per discolparsi, chiaro frutto di una maniera padronale e obsoleta di considerare il sostegno ai bisognosi. Se consideriamo che questo Governo non ha posto in essere nessuna norma concreta a sostegno della solidarietà sociale, che non si è mai deciso a ripensare una legge adeguata sugli ammortizzatori sociali, necessaria in una fase di recessione economica come quella che l’Italia e l’intero Occidente stanno affrontando, che ha dato luogo al più grande processo di licenziamento mai avvenuto in Italia nell’amministrazione pubblica, mandando a casa migliaia di docenti, molti dei quali di sesso femminile, che ha tagliato i servizi ai cittadini, ha continuato a precarizzare il lavoro e nulla ha fatto per l’adozione di misure adeguate a sostegno dell’occupazione e del contenimento dei costi della vita, viene spontaneo chiedersi se Berlusconi non ritenga, anche solo nella retorica, plausibile rispondere alle necessità dei singoli con misure ad personam adottate da ricchi magnati. È un’idea della solidarietà sociale alquanto retrograda che, nei paesi più avanzati, risultava obsoleta già nel tardo 1600 . Forse un presidente del Consiglio posto quotidianamente a contatto con giovani donne in difficoltà, se animato dalla volontà di perseguire il bene comune, avrebbe dovuto studiare nuove norme di solidarietà sociale, promuovere l’occupazione, modificare la tassazione per renderla meno ineguale. E tutt’al più, se proprio voleva mettere mano al portafoglio, poteva finanziare ed effettuare donazioni anonime a istituti e fondazioni che grazie al suo denaro potevano rimettere in moto l’economia. Pare invece che Berlusconi, stando a quanto sostenuto dalla difesa, trovi normale invitare a casa donne giovanissime e decidere arbitrariamente e a seconda del suo stato d’animo di beneficiarle di un dato quantitativo di denaro, di un posto di lavoro. Ma siamo sicuri che questo comportamento sia circoscritto a Berlusconi? Quanto è radicata nel Paese l’idea che il lavoro debba essere merce di scambio da riservare alle proprie fedelissime e ai propri fedelissimi? Vista da questa prospettiva la vicenda Berlusconi ha un risvolto ancora più amaro perché mostra con chiarezza una condizione caratterizzante l’Italia di questi anni in cui l’unica cosa veramente necessaria per accedere a sussidi, posti di lavoro, carriere, è l’amicizia con un uomo che conta. Tutto il resto non serve. Berlusconi, che per antonomasia è l’uomo che conta, nel nostro Paese e nel sistema clientelare che ha contribuito a costruire ci sguazza e si trova a suo agio, si erge a benefattore di chi gli è fedele e punisce chi non lo adora. E per chi si sottrae? Povertà, miseria ed esclusione.
*Associazione Yin-sieme

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