X
<
>

Condividi:
2 minuti per la lettura

di GIOVAMBATTISTA PAOLA

CONFESSO: faccio fatica. A capire. Il coro di reazioni alla intelligente provocazione di Scalfari di domenica scorsa, in modo particolare da parte della sinistra “accademica” ripropone due questioni di fondo.
La prima: una sorta di allergia alle critiche esterne.
La seconda: la ricaduta del sistema universitario sulla società calabrese. Le due questioni sono strettamente interconnesse. Approfondire queste due tematiche richiede una sforzo: smetterla di ragionare con la categorie delle lobby e, soprattutto, non cadere nella tentazione della “indignazione” ad orologeria. Fanno bene i giovani dell’Unical a protestare contro la Tav in Val di Susa. Farebbero altrettanto bene a protestare contro il degrado in cui versa la Calabria. Questo è il tema.
Scalfari ha solo segnalato una chiara indicazione della profondità della crisi in atto. Ha misurato la febbre. E quando si ha la febbre serve a poco cambiare il termometro. Occorre curarla. I caratteri della crisi che investono la società calabrese hanno indubbiamente radici storiche. Crisi economica, sociale. Ma non solo. Anche etica. Il livello di tolleranza della società calabrese in tutte le sue articolazioni nei confronti dell’inarrestabile processo di degenerazione che riguarda la vita pubblica comprimendo sempre di più gli spazi di democrazia come lo si vuole definire? Si pone o no il problema di rompere questo assedio “culturale” alimentato da un forte e innato senso di rassegnazione che impedisce qualsiasi reattività? Il sistema universitario calabrese, in questo contesto, dovrebbe rappresentare il motore del cambiamento, dell’innovazione, della valorizzazione del capitale umano. Se vogliamo della modernità. E’ blasfemo porsi il problema dell’efficacia, dell’impatto, della funzione delle Università calabresi sul territorio? Del perché non producono massa-critica, anticorpi, un nuovo sistema di valori. Del perché non formano e selezionano classe dirigente. Questo modello di relazioni sociali implementato in Calabria avrà pure una paternità. Una relazione tra le criticità della società calabrese e l’efficienza del sistema universitario esiste. Nella cosiddetta “società della Conoscenza” la costruzione di una opposizione politica e sociale deve porsi il problema del modello sociale del “pensiero unico” non di Scalfari, ma, bensì, del modello sociale e culturale del “pensiero unico” che poggia sui luoghi comuni e sull’apatia, che frenano la crescita e lo sviluppo.
Deve porsi il problema non solo di rappresentare il disagio e il conflitto, per altro, in Calabria assai debole, ma di individuare strumenti che possono avviare una nuova redistribuzione della ricchezza materiale e immateriale. Da questo punto di vista, inoltre, il sistema universitario calabrese dovrebbe svolgere una funzione più generale: dare un contributo fondamentale al modo critico o acritico in cui un certo sistema sociale vede se stesso e si giudica. Scalfari ha toccato un nervo scoperto.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE