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di UMBERTO PISANTI*
Quello sulle fonti energetiche in Calabria è uno di quei temi da tenere sempre vivo, e bene fanno in questi giorni il prof. Tabarelli e l’avv. Catanzariti a sottolinearne i tratti essenziali territoriali e le prospettive. E’ un bene perché è spesso un dibattito evocativo e strumentale, denso di suggestioni, che mai affronta la sostanza delle questioni. Il sistema di infrastrutture energetiche nazionale, il contributo quali-quantitativo della Calabria, le prospettive di sviluppo del territorio. In tale contesto possiamo ragionevolmente affrontare il merito, senza pregiudizi. La Calabria da sempre fornisce un alto contributo di energia al Paese, con l’idroelettrico nella fase postbellica, con il termoelettrico nel periodo di sviluppo industriale, oggi con le biomasse e l’eolico, con il fotovoltaico in crescita, senza dimenticare le estrazioni di gas al largo della costa crotonese. Portando a compimento la costruzione del rigassificatore di Gioia Tauro – con un importante apporto al fabbisogno di gas nazionale – questa regione ha già in sé una sua forza da sfruttare, energia gas ed acqua sono opportunamente connaturate con il territorio. Gli investimenti privati utili “per creare sistema” e per diversificare le fonti di energia tale da rendere il Paese meno vulnerabile, possono essere una opportunità fondamentale per il rilancio della struttura produttiva calabrese, occasione e volano di nuovo sviluppo territoriale. Il ragionamento deve essere di questa natura: quali opportunità si possono cogliere con l’energia, quale percorso di qualità scegliere per la regione, quali impegni dobbiamo chiedere agli investitori energetici. La Calabria come frontiera sul Mediterraneo deve essere soggetto protagonista, manifattura agrindustria e turismo devono volgersi ai mercati non tradizionali, e con le rinnovabili, con le centrali tradizionali e con impianti dedicati e sfruttando la “piastra del freddo” dobbiamo coniugare installazione energetica e sviluppo, sfruttando appositi accordi istituzionali per la creazione di filiere e distretti, modulando opportunamente i fondi di spesa comunitari. Agli investitori la Calabria deve offrire disponibilità territoriali in cambio di percorsi agevolati per l’installazione di quelle filiere produttive che possono costituire la prospettiva nuova per cittadini e lavoratori della nostra terra. Perché al fondo di tutto c’è questo: gli studenti calabresi non hanno prospettive reali verso un futuro lavorativo in regione, tanti lavoratori vivono di sussidi e non hanno possibilità di rientrare nei cicli produttivi, il Pil calabrese non può contare su una qualsiasi parvenza di sistema industriale, le poche opportunità imprenditoriali non hanno possibilità di fare sistema e quindi di stare sul mercato. Deve essere consapevolezza comune che la battaglia per la legalità si affronta anche con il lavoro stabile e la buona occupazione. E’ vero, c’è necessità di ridiscutere un Piano energetico ambientale regionale; per farlo bisognerà approfondire come ed in quali ambiti il precedente Piano è stato inattuato ed in quali altre parti le scelte hanno superato gli obiettivi, avendo la capacità di individuare le priorità: è indispensabile affermare che il parco generazione/centrali di energia deve avere continuità, nella consapevolezza che le questioni di politica industriale italiana passano anche attraverso un ragionato approccio sulla diversificazione delle fonti, che i nuovi insediamenti energetici devono essere al servizio di nuove iniziative produttive del territorio, che le energie rinnovabili devono trovare giusto sbocco con la condizione che la filiera dell’energia porti anche allocazione sul territorio regionale di produzione di impianti utili per le fonti rinnovabili (i pannelli, ad esempio), il fattore occupazionale. Se nel sistema energetico italiana la Calabria gioca un ruolo importante – lo gioca – se questa situazione può portare valore aggiunto alla regione integrando qualità e quantità di energia con rilancio di scelte produttive innovative o con installazioni di ricerca importanti, in definitiva se la consistenza e la concomitanza delle fonti può essere per ciò stesso un tratto distintivo per un “prodotto” calabrese, se tutto questo porta buon lavoro nella nostra terra, la scelta che deve essere fatta è giocare fino in fondo questo ruolo e promuovere una Calabria “terra delle energie del futuro”.
*Segreterario regionale Filctem Cgil Calabria

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