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di ADRIANO MOLLO
L’ANNUNCIO di Peppe Scopelliti di voler allargare la maggioranza alla Regione può apparire senza senso. Infatti ci si chiede che necessità abbia il presidente di ampliare la maggioranza che si presenta granitica?
In politica tutto ha un senso e Scopelliti prova a giocare d’anticipo rispetto a scenari inediti che potrebbero verificarsi da qui ad un anno. Il suo intento è garantirsi una maggioranza per completare la legislatura e riproporsi alle urne nel 2015 con l’obiettivo di rompere un tabù che vuole il presidente uscente sempre bocciato dagli elettori. Il percorso fino al 2015, però, è irto di ostacoli e se già al secondo anno di legislatura Scopelliti si preoccupa di allargare la maggioranza, ha sentore che qualcosa potrebbe accadere.
Guardando alla storia della Regione, le ultime tre legislature sono state contrassegnate da crisi politiche del secondo anno. E’ accaduto nel 1997 quando il professore Giuseppe Nisticò fu defenestrato e rimpiazzato con l’attuale parlamentare Gegé Caligiuri. E’ accaduto con Chiaravalloti che l’estate del 2001 licenziò la giunta sostituendo gran parte degli assessori con tecnici. In entrambi i casi Scopelliti era nel gruppo di quelli che hanno gestito le trattative generate dalle due crisi politiche. Lo stesso cliché si è verificato con Loiero, infatti dopo un anno guidò la scissione dalla Margherita e poi tra il 2007 e il 2008 diede in benservito ai pezzi da novanta della sua giunta come Nicola Adamo, Doris Lo Moro, Sandro Principe e Diego Tommasi.
Oggi, nel 2012, a due anni dal voto cosa potrebbe accadere di politicamente importante da mettere in discussione la maggioranza?
L’incognita è il Terzo polo e il ruolo dell’Udc che in Calabria sta sperimentando un’alleanza inedita con il Pdl contro il volere del partito nazionale che, è bene puntualizzare, ha sempre guardato con diffidenza a questa intesa. L’accordo tra Udc e Scopelliti sarà messa a dura prova nei prossimi mesi.
Il presidente, consapevole dell’eventualità, prova a giocare d’anticipo sterilizzando i problemi che potrebbero nascere con il Terzo polo e provando un’operazione ardua: portare almeno metà del Terzo polo (dopo l’Udc anche l’ApI) dalla sua parte, lasciando fuori Angela Napoli (Fli) ed Agazio Loiero (Mpa). La manovra è iniziata la scorsa estate, Scopelliti è stato ospite alla festa nazionale e regionale di Alleanza per l’Italia. Sono seguiti incontri riservati, ma di intese neanche a parlarne. A mettersi di traverso è l’unico consigliere regionale dell’ApI, Rosario Mirabelli, il quale, nonostante una militanza comune con Scopelliti nel Movimento Sociale, non è interessato a fare il trentunesimo consigliere della maggioranza senza un ruolo attivo nelle scelte di governo. L’impressione è che Scopelliti vuole allargare la maggioranza «a costo zero», Mirabelli chiede segnali politici forti a partire dalla sanità. Il consigliere regionale ha presentato proposte, ma sono rimaste sul tavolo del presidente. Ragion per cui il dialogo si è arenato.
Dal canto suo il presidente, contattato dal Quotidiano, ha spiegato che non è interessato a campagne acquisti di consiglieri ma a progetti politici. Se questi progetti politici possono avere risalto nazionale ancora meglio perché lo metterebbero nella condizioni di essere l’apripista ad intese nazionali. L’interlocutore di Scopelliti è il coordinatore regionale dell’Api, il senatore Franco Bruno, che eletto nel Pd nel 2008 potrebbe avere problemi di rielezione in un piccolo partito e Scopelliti potrebbe rappresentare un alleato utile per garantirsi il ritorno in parlamento. Il dialogo tra Bruno e Scopelliti va avanti da tempo e non è un caso se Diego Tommasi, altro esponente di primo piano di ApI, continua a rimanere alla presidenza dell’Asi di Cosenza, mentre Sergio Laganà era stato indicato nei mesi scorsi alla guida dell’Afor. Scopelliti, però, continua a prendere tempo perché lo scenario nazionale ancora non è chiaro. Non è nemmeno esclusa nemmeno l’ipotesi di un’uscita dell’Udc dalla giunta per decisioni politiche prese a livello centrale. Questa eventualità metterebbe Scopelliti nelle condizioni di non avrebbe più i numeri in Consiglio.
Ma il presidente si sarebbe già mosso per prendere le contromisure, ipotizzando una scissione nell’Udc con la fuoriuscita di due consiglieri regionali che continuerebbero a sostenerlo e il soccorso di almeno altri due del gruppo Misto che gli garantirebbero almeno l’appoggio esterno. Personaggi di primo piano che hanno rotto in modo traumatico i rapporti con i partiti di origine.

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