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3 minuti per la lettura

di GIACOMO MANCINI
e MARIO CALIGIURI

Sulle minoranze linguistiche, da anni dimenticate, nelle ultime settimane si sta facendo grande confusione. E, guarda caso, proprio nel momento in cui si stanno definendo le iniziative più significative per la loro doverosa valorizzazione.

Ancora una volta, invece di prevalere uno spirito di leale collaborazione tra istituzioni, si agitano polveroni, spesso strumentali, magari proprio da parte di chi per anni è rimasto distratto sul tema.
E’ necessario allora fare chiarezza.
L’amministrazione guidata dal governatore Scopelliti ha il merito di aver sbloccato la progettazione integrata che consentirà alla comunità regionale di poter disporre a breve di 406 milioni di euro di fondi comunitari per la realizzazione di nuove opere e per la definizione di nuovi servizi che produrranno sviluppo economico e culturale.

Di queste risorse una parte rilevante, circa 14 milioni, è stata prevista esclusivamente per interventi di tutela e di valorizzazione del grande patrimonio storico e culturale rappresentato dalle minoranze linguistiche.

Come è noto in Calabria esistono tre minoranze: l’albanese, la grecanica e l’occitana.

Quando si è trattato di decidere a quale criterio ispirarsi per assegnare queste risorse, gli amministratori regionali e provinciali dell’epoca decisero di scegliere non quello più immediato del numero dei cittadini calabresi che effettivamente parlassero la lingua da tutelare, ma preferirono far riferimento alla popolazione complessiva dei comuni inseriti dalle cinque provincie tra quelli rientranti nelle singole minoranze.

E, così, nel 2009 le Provincie hanno stilato l’elenco dei comuni che secondo la loro autonoma valutazione dovevano rientrare tra quelli delle minoranze e poi la giunta regionale (all’epoca presieduta da Agazio Loiero) predispose con la delibera numero 163 del febbraio 2010 la puntuale distribuzione di quelle risorse.

A tale atto nessuno di coloro i quali oggi gridano allo scandalo, all’epoca si oppose. Di più: negli archivi esistono dichiarazioni di plauso, da parte di chi oggi addirittura minaccia ricorsi alla giustizia amministrativa.

Tale delibera è stata condivisa da tutte e cinque le amministrazioni provinciali, nessuna esclusa.
La dgr del 2010 indica espressamente che le somme individuate dovranno essere distribuite tra le tre minoranze linguistiche della Calabria, in ragione del numero di abitanti dei Comuni (e non del numero dei cittadini che effettivamente parlano la lingua).

E’ giusto precisare che l’elenco dei Comuni interessati è stato individuato, come per legge, autonomamente dalle amministrazioni provinciali in data antecedente alla deliberazione adottata dalla Giunta Loiero. Pertanto, è di tutta evidenza che nel momento in cui tale determinazione è stata presa, i criteri di ripartizione erano già noti ed evidenti a tutte le Province.
Praticamente due anni fa. Ma allora nessuno fiatò: eventualmente il momento per contestare era quello.

Pertanto, nella predisposizione dell’avviso per i Pisl ci siamo adeguati al criterio all’epoca adottato dalla Giunta precedente.

Nel corso delle tante e defaticanti riunioni preparatorie, alcune amministrazioni hanno presentato a verbale osservazioni e richieste di modifica, ma mai nessuno, fino a qualche settimana fa, ha espresso dubbi e perplessità sul criterio del riparto delle somme.

Riaprire la discussione adesso porta con se il rischio concreto che le risorse destinate alle minoranze linguistiche vengano rastrellate e dirottate altrove. Eventualità tutt’altro che remota e che l’Amministrazione Scopelliti sta facendo di tutto per scongiurare, considerato l’alto valore storico e culturale dell’investimento.

Dissipate le ombre sul piano della correttezza e della legalità che hanno ispirato ogni atto dell’amministrazione regionale guidata dal governatore Scopelliti, non vogliamo sfuggire all’essenza vera della questione.

Ed è per questo che confermiamo anche da queste colonne quanto più volte detto pubblicamente e cioè che il criterio legittimamente e in accordo tra tutti adottato, può non essere il più equo possibile, e, in tutta coscienza, non rispetta la reale rappresentatività della popolazione parlante appartenente ad una minoranza linguistica. E più chiaramente ci è ben noto che la popolazione albanese viene penalizzata dal metodo scelto.

Per questo ci siamo dichiarati subito disponibili ad operare i correttivi possibili, ad iniziare da una prima concretizzazione nell’atto deliberativo di prossima emanazione, per garantire ai cittadini di minoranza albanese il giusto riconoscimento.

Questo impegno che assume l’amministrazione guidata dal governatore Scopelliti non può però impedire o rallentare la pubblicazione del bando Pisr per non privare anche chi oggi protesta di uno strumento molto importante per lo sviluppo e la crescita dell’intera Regione.

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