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di MATTEO COSENZA

I cittadini, un sindacato, i partiti e qualsiasi altra organizzazione democratica hanno il diritto di manifestare le loro idee, proposte e proteste come vogliono e quando credono. Sicuramente piacciono di più quelli che dicono come la pensano e ci mettono la faccia che le maggioranze silenziose o, peggio, le minoranze silenziose, ben presenti, queste ultime, soprattutto in Calabria. Dunque, se il Pdl decide di scendere in piazza e di organizzare un corteo e un comizio a Cosenza a sostegno dell’azione di governo regionale portata avanti dai suoi rappresentanti è un esercizio importante di democrazia, e non lo è di meno se esso sembra avere lo scopo di mostrare forza e compattezza, sintetizzabili in quei muscoli che tanto piacciono, o piacevano, a quella parte politica. E che poi un movimento si riconosca e si esalti al tempo stesso in un leader fa parte del gioco: il Pdl ha trovato in Calabria l’uomo che lo ha portato alla vittoria e che mostra di essere saldamente in sella. Tutto si può dire tranne che nel centrodestra calabrese ci sia una crisi di leadership, semmai è da altre parti che viene un bisogno di guida che elimini crisi e caos dominanti. Per dirla un po’ brutalmente, ieri pomeriggio il Pdl ha strafatto con la sua iniziativa che impietosamente ha svelato a tutti l’attuale inconsistenza dell’opposizione. Questo è sicuramente uno dei temi della giornata di ieri, e dell’imponente manifestazione che si è svolta non a Reggio ma a Cosenza.
Lo sottolineiamo perché esso non è una novità. E aggiungiamo: purtroppo. Il sale di una democrazia non risiede nelle maggioranze plebiscitarie, che sono tentate dal delirio di onnipotenza e, quindi, possono strafare, bensì in un sano equilibrio, augurabilmente responsabile e non precario, tra chi governa e chi sta all’opposizione. Le democrazie che rispettano questa regola non ne soffrono sul terreno del governo e delle scelte. In Calabria da qualche decennio non vi è traccia di questa dialettica. Se il centrosinistra governa il centrodestra sparisce salvo a ricomparire ad un paio di mesi dalle elezioni, se è il centrodestra a stare al comando il centrosinistra fa di tutto per non disturbare e al massimo, come è accaduto in passato, può sperare in qualche ribaltone di cui in questa legislatura, per come si sono messe le cose, è ridicolo solo parlare. Ora, dunque, tocca al centrosinistra dimostrare che il campo è a completa disposizione di chi sta al governo, che ne approfitta e si prende pure imperiosamente la piazza.
Il dinamico e ubiquo Scopelliti, dimostra di essere l’uomo solo al comando ed anche un uomo di lotta e di governo, anche se sul primo punto, la lotta, qualche riflessione la induce. Certo si può lottare per qualcosa, ma se uno governa ha la possibilità e gli strumenti per fare e realizzare le cose desiderate. In Calabria, dunque, contro chi sta lottando se le leve del potere sono una dopo l’altra nelle sue mani? Contro l’opposizione che si è squagliata come neve al sole dell’infuocata estate che ci sta lasciando? O contro quelle forze che spesso richiama e che sarebbero contrarie al rinnovamento da lui voluto e incarnato? Pur avendo qualche cognizione di tante aree paludose della pubblica e privata amministrazione calabrese nelle quali ci si può insabbiare, onestamente finora non è dato vedere resistenze di sorta e comunque invincibili all’inarrestabile marcia del Governatore. Più convincente è il messaggio che Scopelliti e i suoi mandano a Roma mentre il berlusconismo volge al tramonto: seguite il nostro esempio, qui in Calabria il centrodestra ha un modello vincente e l’accordo Pdl-Udc è il modo migliore per trovare la quadra.
Dunque, non c’è nulla contro e per cui lottare? Sarebbe bello, saremmo in un altro paese, in un altro Mezzogiorno, in un’altra Calabria. Non ce ne voglia Scopelliti ma, al di là dei suoi sforzi, la condizione della Calabria per effetto di ritardi ed errori vecchi e nuovi ed ora per le scelte di governo nazionali è disastrosa. Tutti gli indici economici sono negativi e soprattutto la crisi del mercato del lavoro sta toccando livelli allarmanti. In questo contesto intere generazioni non solo rischiano di non avere futuro ma sono già derubate del loro presente. Naturalmente, la Calabria è solo un pezzo di un paese che sta attraversando un momento delicatissimo dove alla devastante crisi morale si accompagna una congiuntura economica drammatica, dove perfino la carica di Governatore della Banca d’Italia è oggetto di mercanteggiamento politico e dove l’unica figura istituzionale che goda del rispetto degli italiani è il presidente Napolitano, ma nel mal comune non si può ritrovare il mezzo gaudio. Purtroppo il Mezzogiorno è l’area meno curata da un Governo ostaggio dei ricatti di Bossi e l’unica da cui la gente, soprattutto giovani e prevalentemente diplomati e laureati, emigra ormai come in indimenticabili anni lontani. Ecco, Scopelliti fa bene ad essere uomo di governo e, come leader del Pdl, a farsi sostenere dai cittadini calabresi, ma sarebbe opportuno che, senza avere il cappello in mano, più che chiedere manifestasse i muscoli suoi e della Calabria anche al Governo nazionale. In quel caso la sua piazza, al momento senza concorrenti, sarebbe inappuntabile.

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