X
<
>

Condividi:
3 minuti per la lettura

CENTER] di MARIO MUZZI’*
Mentre l’Istat ci consegna, con i suoi dati implacabili, l’Italia più povera e più diseguale del Dopoguerra il nostro presidente del Consiglio non trova di meglio che attribuire le cause della drammatica situazione all’enorme debito pubblico ereditato dai governi delle sinistre e alla fatiscente condizione dell’architettura istituzionale che non gli consente di far approvare le leggi che vorrebbe, di nominare i ministri di sua fiducia e di sciogliere le camere a suo piacimento. E’ quanto emerso dalla tetra conferenza stampa, da lui tenuta in inconsueta solitudine, a margine del Consiglio dei ministri svoltosi per approvare la proposta Calderoli sulla riforma dello Stato. Ora tutti sanno che quello schema di riforma difficilmente potrà concretizzarsi nell’arco dei pochi mesi di legislatura che restano all’attuale maggioranza e, pur tuttavia, Berlusconi ha avvertito il bisogno di tenere la conferenza stampa! Tutti a domandarsi cosa abbia spinto il nostro premier a mostrare quel volto truce e intristito, addirittura meditabondo, in chiara controtendenza allo smalto del suo sorriso a trentadue denti e alla spavalda sicumera con cui solitamente affronta le occasioni comunicative. In realtà la risposta è molto più semplice di quel che si crede: per la prima volta si sta verificando ciò che lui mai immaginava potesse accadere e cioè che i suoi progetti si dimostrino effimeri al punto da frantumarsi uno a uno dinanzi alla crudezza di una situazione politica e imprenditoriale che gli si sfilaccia giorno dopo giorno fino a fargli prendere coscienza di un declino spietato e inesorabile. La vicenda dell’onorevole Papa, in questo senso, è stata emblematica e lo ha prostrato molto di più che non le fatiche processuali, forse ancor di più anche rispetto a quanto procuratogli dalla sentenza di condanna per il risarcimento alla Cir di Carlo De Benedetti. Ma guai a pensare, come fanno in tanti, che Berlusconi sia al tramonto o, peggio ancora, che il berlusconismo sia in fase di estinzione. Attardarsi in analisi temporeggiatrici sulle formule ritenute necessarie per avviare il dopo Berlusconi significa non essersi resi conto che Silvio non è un caso politico, ma antropologico se non addirittura antroposofico. La sua natura umana lo porta a rappresentare il vero significato dell’ossimoro: è ricco e spesso si piange povero; è antipolitico ma si serve della peggiore politica pur di sopravvivere; è colpevole ma spergiura sulla sua innocenza; detesta la Lega ma va a braccetto con Bossi; odia la vecchiaia e farebbe qualsiasi cosa pur di restare eternamente giovane. Scomodare l’antroposofia può apparire eccessivo, ma la venerazione che lo ha circondato fino a qualche tempo addietro gli ha fatto credere di essere al centro dell’universo, per cui tutto ciò che ha compiuto lo ha fatto in funzione del suo anelito di elevazione verso l’esoterico. Provocazione o no: il mio pensiero è che la tristezza del suo volto dei giorni scorsi faccia il paio con la garza medica che gli copriva la guancia dopo l’operazione causata dal lancio del Duomo milanese! Eppure i punti di sutura, in quella occasione, erano tutti all’interno della bocca o no?
*Pd Calabria

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE