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di FRANCO LARATTA
ll 19 agosto del 1954 moriva Alcide De Gasperi, il più grande statista e uomo politico della nostra storia repubblicana. Lo abbiamo ricordato in Sila, al Villaggio Germano di San Giovanni in Fiore, dove l’allora presidente del Consiglio venne in visita per rendersi conto delle drammatiche condizioni di vita in Calabria, dove mancava tutto (strade, luce, acqua, case, collegamenti, lavoro) e la gente viveva nella più assoluta miseria. Quel viaggio di De Gasperi nella Sila di fine anni ’40, portò ad alcune scelte rivoluzionarie, che avrebbero cambiato rapidamente il volto della Calabria, fino a incidere allo sviluppo dell’intero Mezzogiorno e quindi del Paese. Nacque la cosiddetta “Legge Sila” (12 maggio 1950, il primo provvedimento legislativo di riforma fondiaria). La riforma interessò il 30% della superficie agraria e forestale del Paese. Furono espropriati, nel solo Mezzogiorno, 650 mila ettari, al fine di creare una classe di piccoli proprietari, facendo così uscire l’agricoltura del Sud dalle condizioni preistoriche in cui versava. Era questo il “sogno’” di De Gasperi, che fra l’altro contribuì a creare condizioni di giustizia sociale e di democrazia in quelle aree d’Italia che ne erano del tutto sprovviste. Un’altra rivoluzionaria riforma degasperiana fu la “Cassa per il Mezzogiorno” della stessa epoca, inizi anni ’50. Riforma che fu voluta con altrettanta determinazione dalla Dc di Don Luigi Sturzo che la condusse a conclusione dopo ben 14 sedute della Camera dei Deputati (e qualcuna in meno al Senato). La Cassa avrebbe avviato immediatamente un grande progetto di lavori pubblici, soprattutto di sistemazione idraulico-forestale, di bonifica delle terre, di diffusione della rete idrica. Iniziò così un decennio di importanti opere pubbliche che cambiarono il volto del Mezzogiorno e della Calabria, che agganciarono il treno dello sviluppo economico e sociale, togliendo il Sud dalle condizioni di estrema povertà e miseria in cui viveva. Un’altra importante riforma voluta dal Governo De Gasperi della prima Legislatura repubblicana, fu il “Piano Ina-Casa”, che con oltre 300 miliardi di lire di dotazione finanziaria (una montagna di denaro per quell’epoca) realizzò un vasto intervento di edilizia popolare, realizzando decine di migliaia di alloggi per famiglie a basso reddito o del tutto povere. In un decennio questa riforma tolse la povera gente del Sud dalle baracche e dai bassi in cui si viveva in condizioni di sovraffollamento allucinante, spesso in compagnia di animali. Una condizione assurda che determinava povertà estrema, grande diffusione di malattie, altissima percentuale di morti in età giovane, soprattutto fra i bambini! Mi fermo qui nell’illustrare le opere di modernizzazione del Paese e del Sud che portano per sempre il nome di Alcide De Gasperi, che pur nella sua visione politica nazionale e nel suo ruolo decisivo in campo internazionale, aveva un taglio da vero e convinto meridionalista, di uomo che intendeva unire l’Italia e fare del Sud un’area di crescita e di sviluppo. L’attualità di De Gasperi, il suo pensiero politico e la sua azione di cattolico illuminato, oggi la si può inquadrare in un contesto in cui si soffre della mancanza di leadership forti, in cui l’Europa vive una grave difficoltà, l’economia affonda, il governo nazionale è come paralizzato, la classe politica è debole e incapace di decidere. Mentre tornano protagoniste nuove e profonde angosce rispetto al futuro e all’incertezza di una prospettiva per le nuove generazioni. De Gasperi contrasta fortemente, sembra quasi un alieno, con il contesto mediatico oggi dominante. Un uomo politico estraneo alla retorica roboante, alla politica degli annunci demagogici e degli spot. Un protagonista che viveva la politica come missione, con un fortissimo senso di responsabilità, e insieme con un forte senso della storia. Per De Gasperi la politica era una professione, cioè una chiamata a una missione, non certo un modo per fare affari e curare gli interessi personali. De Gasperi fu capace di scelte coraggiosissime che avrebbero segnato per sempre il destino del Paese. Per citarne alcune: si schierò per una forma di Repubblica parlamentare. Scelta non facile e non scontata. Il Parlamento al centro del sistema politico democratico. Seppe poi inserirsi nelle dinamiche internazionali, abbandonando la retorica della grande potenza che fa da sé, ma avendo la chiara percezione che un Paese come il nostro non può reggersi se non riesce a essere parte di un sistema di alleanze. E così le sue scelte furono da un lato l’Europa e dall’altro l’Alleanza Atlantica, due scelte contrastatissime, che ci consentirono di uscire da quel ruolo di Paese sconfitto e ancora un po’ fascista. In un’epoca in cui la politica è retorica, demagogia, assenza di scelte forti e coraggiose, è utile pensare all’idea che invece ne aveva De Gasperi: la politica molto alta, che serve a risolvere i problemi della gente. La politica della polis. Delle idee, delle riforme, del rigore, dell’onestà!

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