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di LAURA CIRELLA*
“Voi giovani siete il futuro!” È stato detto tante, troppe volte. Ma noi giovani siamo innanzitutto il presente. Un presente che, oggi, stenta a farsi futuro. In questo noi risiedono diverse generazioni: quella dei ventenni, quella dei trentenni e anche parecchi quarantenni. Spesso e da più parti si è parlato di problematiche giovanili come fossero semplicemente connesse all’età anagrafica, quindi generalizzabili o, peggio, come se fossimo una categoria sociale. Da questa falsa idea sono scaturiti innumerevoli stereotipi sui giovani: disinteressati, bamboccioni e viziati. Invece la nostra generazione è la prima a stare peggio della precedente, afflitta da una condizione economica che il più delle volte corrisponde a un’interminabile precarietà lavorativa e altre volte a una straziante inoccupazione. Una precarietà non più soltanto economica ma esistenziale, precari nel contratto e nei rapporti umani, spaventati da un futuro che ci viene negato, ricattabili e costretti a una competizione accelerata. Hanno provato a farci credere che in fondo questo era il prezzo che dovevamo pagare come fosse frutto della sorte; anche la crisi economica mondiale è stata descritta come fosse un fenomeno atmosferico, qualcosa che accade punto e basta, senza spiegare chi e come l’avesse generata. Si sono inventati uno scontro generazionale per cui se avevamo poco era colpa dei nostri padri e delle nostre madri che avevano avuto troppo, troppe garanzie, troppe tutele, troppi diritti e i diritti stessi sono diventati concessioni. Per un lungo periodo noi stessi abbiamo giocato in difesa. Non è facile sopravvivere allo stato delle cose, senza soldi, zero prospettive e dubbi se restare o scappare. Per costruire un’alternativa è necessario pensare un nuovo welfare che abbia come perno il reddito di cittadinanza. Serve un nuovo concetto di cittadinanza in cui politica, democrazia, diritti e beni comuni tornino ad avere il primato sulla finanza e sul mercato. Sui tetti delle Università così come delle fabbriche ci siamo saliti idealmente tutti. Abbiamo opposto resistenza, non senza far rumore, alla riforma Gelmini che ha avviato, di fatto, lo smantellamento del sistema del sapere pubblico e di qualità, così come alla messa in discussione del Ccln, il cui apice è simbolicamente rappresentato dagli accordi di Pomigliano e Mirafiori ma che in realtà è frutto di un processo lungo un ventennio almeno. Questa resistenza non era certo scontata, perché nel frattempo c’è stato un altro fenomeno, tutto sociale e culturale, che molti chiamano berlusconismo ma che trovo riduttivo in questo termine poiché temo non si esaurirà con l’uscita di scena di Berlusconi, né riguarderà una sola parte politica. E’ la subcultura dell’individualismo sfrenato e dell’indifferenza: una vera e propria povertà spirituale. Anche a questa subcultura abbiamo urlato con tutta la nostra forza, donne e uomini, un grido di lesa dignità e le migliaia di ragazzi e di ragazze “così belli a gridare nelle piazze”, per citare Vecchioni, sono forse la migliore opera d’arte che l’Italia abbia prodotto nell’ultimo ventennio. A fronte di una crisi della rappresentatività e di un’insufficienza dei partiti, con un Parlamento di nominati e una classe politica blindata su posizioni autoconservative, il risultato politico delle amministrative, il successo del referendum sino alle mobilitazioni recenti contro il porcellum sono tutti buoni segni e l’affermazione di nuove forme della politica. C’è un filo rosso che lega Reggio Calabria e il movimento politico al quale appartengo al resto della Calabria e dell’Italia e a tutte le esperienze analoghe locali e nazionali: partecipazione, costruzione di progetti dal basso e condivisione. Molto avviene attraverso il web in una sorta di rivoluzione telematica. Ci siamo resi artefici di altra politica consapevoli che nessuno basta a sé stesso. Ecco perché prenderò parte all’appuntamento di Lamezia del 2 ottobre promosso da Sinistra Euromediterranea, perché condivido la necessità di un patto tra Generazioni e, ancor più, guardo con interesse ai positivi tentativi di costruire, a sinistra, laboratori di idee e network per un’alternativa che sia davvero credibile e spendibile, per la Calabria e per l’Italia.

*Movimento Energia Pulita

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