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di PASQUALE MANCUSO*
Sarà, com’è giusto, il Consiglio regionale della Calabria ad occuparsi del destino di Gioia Tauro dopo mesi di allarmi, commenti, riflessioni, rassicurazioni, polemiche. E’ giusto che sia così e che tutti gli attori istituzionali e sociali concorrano a difendere il Porto e la sua prospettiva di crescita. Tra le pieghe del confronto, spesso aspro, una linea sembra prevalere ed indicare la “rotta” giusta per una strategia che punti a preservare ruolo e funzione del Porto: far aprire un “tavolo romano”, possibilmente a Palazzo Chigi, ed affrontare con energia dovuta l’emergenza ormai incombente. La soluzione sembra quella più naturale, ovvia quasi, perché il “caso” diventi “nazionale” e gli strumenti da individuare siano forti ed al più alto livello di responsabilità istituzionale e politica. E, tuttavia, proprio questa soluzione è, paradossalmente, la criticità più forte: il Governo Berlusconi ha già abbandonato Gioia Tauro! Ed ha già scelto la “piattaforma logistica” strategica del futuro: quella di Monfalcone-Trieste. Anche questo film ha la sua data di inizio e la sua trama è talmente chiara da lasciare poco spazio al dubbio. Ripercorriamola. E’ il 15 dicembre 2010 e alla Farnesina, sede del Ministero degli Esteri, si tiene un vertice prima e una conferenza stampa poi con personaggi di primissimo piano: il ministro degli Esteri Franco Frattini, l’Amministratore delegato di Unicredit Federico Ghizzoni, Gianni Letta, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, il presidente della regione Friuli Renzo Tondo, il ministro degli Affari Regionali Raffaele Fitto, Fabrizio Palenzona Vicepresidente Unicredit, Piergiorgio Peluso, Responsabile Corporate e Investiment Banking Italia di Unicredit,Carlo Melfi, Director di APM Terminals Italia ovvero il colosso mondiale Maersk, Maurizio Maresca, Vicepresidente di Unicredit Logistics, per la presentazione di un ambiziosissimo e, soprattutto, pesantissimo progetto: la piattaforma logistica e portuale di Monfalcone e Trieste con un impegno economico pubblico-privato di proporzioni enormi: 1 miliardo di euro. Cifra da capogiro che consentirebbe, a regime, una movimentazione pari a ben 3,2 milioni di Teu a fronte degli attuali 9 milioni annui di tutta la portualità italiana e dei 9,7 milioni di Teu annui della sola Rotterdam, con un obiettivo dichiarato e che spazza via, da solo, Gioia Tauro: intercettare tutto lo scambio Europa-Far East con il supporto anche dell’altra piattaforma logistica di Vado Ligure, al fine di “tagliare” tempi e costi di percorrenza dei commerci con i nuovi ed appetitosi mercati orientali. La vicenda, in Calabria, passa quasi in silenzio ed è ripresa soltanto da alcuni esponenti di IdV prima e, successivamente, da alcuni Parlamentari del Pd (Oliverio, Laratta, Laganà); è oggi, tuttavia, che si fanno i conti con un progetto che mobilita, visti i soggetti in campo, interessi vastissimi e corposi. Nel mentre Tremonti, nella recente visita calabrese, dice di non “sapere nulla su Gioia Tauro”, sono i suoi colleghi Matteoli, Fitto e Letta ad assicurare alla piattaforma logistica Monfalcone-Trieste sostegno pieno e forte del Governo il 5 maggio scorso con un vertice a Palazzo Chigi e alla presenza anche di Fabrizio Palenzona, vicepresidente di Unicredit, e nel corso del quale viene dato il “via libera” al nuovo gateway dell’Alto Adriatico attraverso una “piena intesa politica” affidando, addirittura, il ruolo di coordinatore dell’intera operazione a Gianni Letta con l’obiettivo di pervenire, entro questa estate, ad una intesa Stato-Regione per “garantire una governance del sistema portuale in cui l’investimento privato possa essere realizzato nei tempi previsti” prevedendo, inoltre, la nomina di un commissario straordinario. Al termine dell’incontro di Palazzo Chigi il ministro Matteoli che in Calabria, nel suo ultimo tour elettorale, era stato assai vago se non recalcitrante sul destino di Gioia Tauro, al contrario, su Monfalcone-Trieste, con decisione estrema, non poteva che dichiarare: «Daremo il massimo supporto istituzionale all’iniziativa privata di realizzare la piastra logistica di Monfalcone. Sarebbe miope – prosegue Matteoli – rimanere indifferenti e non valutare la possibilità di dare attuazione a una proposta organica che offre al Paese e all’Unione Europea il rilancio di un contesto economico completamente sottoutilizzato e poco infrastrutturato. Ribadita la volontà politica di procedere alla realizzazione della piastra logistica, ci si attiverà da subito per definire un percorso anche legislativo, oltre che progettuale, dell’opera e bisognerà procedere a definire il decreto legislativo attuativo dello Statuto della Regione Friuli Venezia Giulia, lo strumento legislativo da scegliere tra un Dpcm o Dpr per identificare gli impegni e la legittimazione dell’intera operazione, la nomina di un commissario e la procedura con cui sottoporre l’accordo di programma alla Conferenza Unificata Stato-Regioni. Bisognerà infine supportare l’accordo con un quadro fonti-impieghi. Sono tutte azioni già oggetto di esame e di discussione che ora passeranno dall’ambito delle buone intenzioni alla fase concreta. Ritengo che questo percorso potrà essere definito entro la prossima estate». Questo è il “teatro”, per nulla confortante, che “pesa” sul destino di Gioia Tauro: possiamo essere ottimisti sulle intenzioni verso Gioia Tauro di un Governo, sicuramente sollecitato con grande forza dal Governo regionale e dallo stesso Consiglio regionale, che fino ad oggi sulla Calabria e sul Mezzogiorno ha riversato solo buonissime intenzioni e nulla più? E nel mentre si attende l’Alta Velocità da Battipaglia a Reggio Calabria, decisiva anch’essa per il destino del Porto di Gioia Tauro, nel nuovo contratto di Programma tra il Ministero delle Infrastrutture e R.F.I. aspettiamo il prossimo fotogramma: il “tavolo romano”. Sul “tavolo”, tuttavia, il Governo, con ogni probabilità, non avrà più granchè da offrire perché, nel frattempo, ne ha “imbandito” un altro, quello di Trieste-Monfalcone, e per ben altri commensali contro i quali battersi è impresa assai ardua e difficile, proibitiva. Nel frattempo, appena nominato, il “responsabile” Sottosegretario di Stato alle Infrastrutture Aurelio Misiti, sornione e serafico, annuncia: «Presto faremo il Ponte!». Fine della storia.

Coordinatore provinciale Pd Catanzaro

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