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di ANNA LICURSI*
Egregio direttore, la politica tutta ha dato il meglio di sé, in un periodo di crisi vera, di austerità, loro non mettono, neanche, in discussione i loro privilegi e i loro compensi. Acclarato che in Europa, credo nel mondo fatta eccezione per i paesi dittatoriali, gli emolumenti della nostra politica sono i più alti, nessuno sia di maggioranza che di minoranza proponga di adeguare i compensi a quelli europei, timidamente qualcuno ha proposto che quando questo avverrà, nel lontano 2013 o 14, si dovrà fare tenendo conto però del Pil. Bene credo che si sia toccato il fondo, richiamare il Pil come parametro di crescita è un bluff, facciamo un esempio un insegnate di Cervicati (Cs) con cattedra a Mesoraca (Kr) precaria, percorre ogni giorno 300 km 150 all’andata e altrettanto al ritorno, la spesa stimata per km è di 0.15 ? (costo per km per una panda) quindi il costo per il trasporto è di 45,00 euro giorno, per 5 giorni alla settimana fa 225 per 4 settimane fa 900,00 euro mese di spese costanti senza considerare un qualsiasi imprevisto. Queste novecento euro entrano a far parte del prodotto interno lordo, la casa automobilistica, la concessionaria, il meccanico, il gommista, il benzinaio; alla professoressa restano, volendo essere buoni, 300 – 350 ? mese, partendo alle 6,30 del mattino e rientrando alle 15,30 del pomeriggio, 9 ore al giorno 45 alla settimana 180 al mese per trecento euro. 300/180 = 1,66 euro l’ora. Il Pil cresce impoverendo l’insegnante, contribuisce, però, a far fare bella figura al nostro governo, continua a spendere per poter lavorare, ma non riesce più a vivere dignitosamente. Sorte che accomuna la stragrande maggioranza dei docenti precari calabresi. Questi gli argomenti che ci toccano da vicino, e noi vorremmo che ognuno facesse la propria parte considerando la quotidianità dei più, un argomento che come un tormentone questa estate ha avuto molto rilievo nei media calabresi, è l’aeroporto della Sibaritide, è nata una società “Le ali per Cosenza” di imprenditori convinti che la chiave di volta per lo sviluppo passi dai cieli, “le vie del cielo sono infinite”, tramontata la via del mare(?), la portualità diffusa sulle nostre coste, preso atto della “via crucis” che è diventata la Sa-Rc puntiamo sul trasporto aereo. Senza voler essere critica a prescindere, direi ai politici di evitare di sostituirsi al ruolo tecnico a cui spetta il compito di valutare la fattibilità dell’opera considerando benefici e costi, attuali e futuri, e allora la cordata degli imprenditori diventi la committenza dia incarico ad esperti economisti che valutino attraverso un serio e onesto business plan la fattibilità e le ricadute positive o negative su tutto il territorio regionale, capace di andare oltre la siepe del proprio giardino. «In Calabria gli aeroporti sono come gli ospedali ogni comune ne vuole uno» questa frase è riportata in un articolo apparso sulla Stampa del 4/12/2008, e visto la fine che hanno fatto oggi gli ospedali non c’è da stare tranquilli, sullo stesso articolo si legge «Del resto in Italia non sarebbe il primo né l’unico aeroporto in perdita» , frase attribuita al sindaco di Cassano, l’articolo titolava così “Ultima follia: un hub in Calabria”. Noi cittadini italiani e calabresi, credo, che abbiamo già dato, penso al ponte sullo stretto che è costato a oggi 250 milioni di ?, e ancora non sappiamo se è fattibile oppure è l’ennesimo sogno di alcuni politici e amministratori che resterà nel cassetto. In estate in attesa di vedere solcare il nostro cielo da voli nazionali e internazionali carichi di turisti, ci tocca con il naso all’insù di vedere i canadair e gli elicotteri col cestello, ogni anno l’estate diventa emergenza incendi, oltre all’emergenza inquinamento costiero, la prevenzione non abita in Calabria. Cosa fare se le risorse sono minime: per i vigili del fuoco che non riescono a soddisfare le innumerevoli chiamate; per il corpo forestale che non ha mezzi né risorse umane sufficienti; la “Calabria brucia”, questi alcuni titoli dei giornali che ogni anno ci tocca leggere sulla nostra stampa, non bruciano solo i terreni appetibili dalla ”industria” del cemento, no bruciamo ettari di “macchia mediterranea”, ormai chiamiamo così le aree collinari e montane abbandonate considerate non redditizie per l’agricoltura. L’abbandono del territorio delle aree interne, sta minando il nostro paesaggio, le aree rurali marginali, quelle aree “figlie di un Dio minore” che non appartengono alle sempre più vaste aree “metropolitane”, sono abbandonate al loro destino, soggette in inverno al dissesto idrogeologico in estate agli incendi, due facce della stessa medaglia. Chi è chiamato a sorvegliare a tutelare la nostra vera risorsa ambientale, dovrebbero essere le amministrazioni comunali, ma come i “pompieri” non hanno le risorse, si limitano a fare le ordinanze, così come la regione si limita a far affiggere i manifesti in cui vieta di fare pulizia dei fondi con il fuoco. Quanto ci costa l’abbandono! Ma questi terreni, quando non sono del demanio, avranno pure un padrone, bene allora perché questi signori, proprietari che quando mettono in vendita le loro proprietà con cartelli del tipo “Vendesi terreno agricolo con possibilità edificatorie”, non vengono preventivamente obbligati a mantenere puliti i loro confini? (previsto dal codice civile). E se si chiedesse alle amministrazioni comunali, di partecipare alle spese sostenute quando a spegnere gli incendi intervengono le forze aeree? Chissà forse le stesse amministrazioni chiederebbero un prestito per poter intervenire per la pulizia coatta dei fondi privati abbandonati e addebitare la spesa ai proprietari. Tornando al costo della politica il governo ha deciso di diminuire il numero dei consiglieri comunali delle piccole amministrazioni da dodici a cinque, peccato una occasione di partecipazione democratica svilita, e al tempo stesso un risparmio irrisorio basato sulla diminuzione delle indennità. Qualche buon esempio di senso civico, di politica come servizio al cittadino e non come fonte di reddito, ogni tanto si trova come l’esecutivo amministrativo di Cervicati che ha rinunciato alle indennità un piccolo ma significativo gesto di responsabilità.

*segretaria circolo “gruppo Pd
25 aprile” Cervicati

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