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di ENZO ARCURI
Stupirsi è il meno che si possa fare, irritarsi lascia il tempo che trova, indignarsi, sì sarebbe proprio il caso di farlo con tutta la rabbia e la determinazione che si hanno in corpo. Certe notizie quando si conoscono lasciano il segno. Questa volta c’è una notizia che non può passare inosservata o sotto silenzio. È di questi giorni, riportata con grande evidenza sulla grande stampa, io l’ho letta sul Corriere della Sera. Il presidente della Giunta regionale della Calabria è fra i suoi colleghi italiani quello che riceve uno dei più alti emolumenti, più di lui guadagna il governatore della Sicilia, un’indennità quasi doppia di quella percepita dal presidente dell’Umbria. Sì è proprio così il governatore calabrese è fra i più pagati d’Italia, guadagna molto di più, è stato denunciato, del governatore dello stato di New York. Scusate se è poco. Naturalmente l’attuale governatore questa indennità l’ha ereditata dal suo precedessore, che a sua volta l’aveva trovata. E assieme a lui anche assessori e consiglieri regionali, presidente dell’assemblea e presidenti delle commissioni ricevono emolumenti fra i più alti d’Italia e recentemente avevano anche tentato di aggiungerci qualche altro migliaio di euro, blitz sventato in estremis. Insomma la regione più povera d’Italia, quella che vanta la più alta percentuale di disoccupati e di inoccupati soprattutto fra i giovani e le donne, che ha il reddito più basso al limite della sussistenza, che non ha un tessuto produttivo, è la più generosa con i suoi amministratori. C’è da chiedersi e molti se lo saranno chiesto per quali benemerenze o per quali speciali meriti. Purtroppo non ci sono stati e non ci sono né gli uni né gli altri, è soltanto un altro paradosso calabrese, un pasticciaccio che ha radici antiche e che adesso ha un sapore molto amaro in presenza di una crisi che sta drammaticamente estendendo le aree della povertà. Finora non ce ne eravamo accorti o meglio nessuno aveva fatto le bucce alla casta regionale, non era stato fatto il pari e il dispari dei costi della politica regionale. Un grande pentolone che ha consumato immense risorse per consegnare alle nuove generazioni una regione senza futuro o comunque con un futuro fortemente incerto, una regione con un sistema sanitario fuori controllo, che ha accumulato un’incredibile esposizione debitoria senza offrire servizi adeguati e che oggi costringe i calabresi a pagare più tasse e più balzelli per colpe e responsabilità di un ceto politico e dirigente incapace e arruffone, peraltro profumatamente retribuito. No, così non va, non può piacere un consiglio regionale che lavora pochi giorni al mese, che è puntualmente assente sulle grandi questioni, che non ha il coraggio né la sensibilità di ridurre i propri costi. Non può piacere un governo regionale che balbetta su Gioia Tauro, che cincischia sui fondi comunitari, che sottrae risorse ai ceti più deboli per consegnare un milione di euro all’organizzazione di Miss Italia nel mondo, che non dice una parola sull’abbandono del corridoio Berlino – Palermo con il rischio di un più accentuato isolamento della regione. Non possono piacere province che consumano risorse preziose in consulenze e iniziative ludiche, non possono piacere comuni che non toccano indennità ed emolumenti e riducono invece servizi essenziali. Non possono insomma piacere le istituzioni che chiedono sacrifici ai cittadini e non rinunciano ai propri privilegi. Ecco perché appare quanto meno scandaloso che, in un momento di grandi restrizioni, con una manovra finanziaria lacrime e sangue, la regione più povera d’Italia che chiede ai suoi cittadini il sacrificio di nuove tasse, paghi gettoni milionari ai suoi rappresentanti istituzionali. Ed è altrettanto scandaloso che nessuno, nel palazzo, abbia uno scatto di dignità e dica agli inquilini del suo condominio dorato che è tempo di decisioni esemplari, un gesto non simbolico di condivisione dei sacrifici. È scandaloso che a Roma, nei palazzi del governo e del Parlamento, si tergiversi sui costi della politica, ma è ancora più scandaloso che la stessa insensibilità si manifesti a Catanzaro o a Reggio da parte di chi invece dovrebbe dimostrarsi vicino al disagio della propria gente.

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