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di GILBERTO FLORIANI*
Qalche giorno addietro è stata presentata a Roma, presso il Salone monumentale della Biblioteca Casanatense, una nuova ricerca sull’acquisto di libri e sulla lettura in Italia, promossa dal Centro per il libro del ministero per i Beni Culturali e realizzata dall’Istituto demoscopico Nielsen. I dati resi noti sono ancora più crudi di quelli raccolti in passato dall’Istat, in particolare riguardo alla Calabria che risulta essere la regione in cui si acquistano meno libri e si legge di meno in assoluto, un vero e proprio Sud del Sud. In Italia i lettori abituali, quelli che leggono almeno un libro l’anno, sono il 32%,nel sudil25%, il24% in Calabria. Il dato desta preoccupazione perché la lettura è universalmente riconosciuta come strumento essenziale di circolazione della conoscenza in grado di favorire lo sviluppo culturale di un paese, con riflessi sulla società, sulla politica e sull’economia. L’insieme di conoscenze, competenze, abilità, emozioni, acquisite durante la vita da un individuo e finalizzate al raggiungimento di obiettivi sociali ed economici, singoli o collettivi, costituisce il cosiddetto “capitale umano” e il capitale umano rappresenta uno dei principali input immessi nel sistema produttivo. Più in generale si può affermare che la crescita culturale rappresenta una precondizione necessaria all’insorgenza di un processo di reale sviluppo: ricerca scientifica, innovazione, crescita non possono crearsi se non si sviluppa una capacità diffusa di attribuire senso e valore alle esperienze culturali. Per questo responsabilmente, fin dal primo momento del suo insediamento come assessore regionale alla Cultura, Mario Caligiuri ha lanciato l’allarme sui ritardi culturali della Calabria e in particolare sugli indici di lettura e poi, insieme al presidente Giuseppe Scopelliti, ha promosso il Libro verde sulla lettura, uno strumento di analisi della situazione regionale e di messa a fuoco delle strategie per aumentare il numero di lettori. Rispetto all’indagine sono sorprendenti i dati circa la provenienza dei libri letti, in particolare quello riguardante il peso delle biblioteche rispetto alla lettura, esso è il 15% in Italia, il 5% nelSud,il 3% in Calabria. Si tratta di un dato territorialmente molto differente, nel senso che ci sono regioni nelle quali il peso delle biblioteche pubbliche rispetto alla lettura è superiore al30%(in alcune regioni delNord) e altre come la nostra in cui il dato è irrilevante. Se si tiene conto che lo sviluppo di un’efficace rete bibliotecaria è una delle modalità classiche con cui le istituzioni pubbliche promuovono la lettura, il dato calabrese evidenzia il fallimento sostanziale di quanto esse nel loro insieme hanno fatto fino ad oggi in questo settore. Pur senza addentrarsi nell’analisi della storia delle biblioteche in Calabria, il dato rilevato dalla Nielsen evidenzia il ritardo di questo settore e il fallimento della legge17/85“Norme in materia di biblioteche di ente locale e d’interesse locale” attraverso la quale nell’arco di oltre un ventennio si sono spese ingenti somme senza risultato. Soltanto in anni recenti c’è stata un’inversione di tendenza con alcuni rilevanti interventi, quali l’istituzione del Servizio bibliotecario regionale, l’informatizzazione, la rete delle mediateche, l’apertura verso le tecnologie della comunicazione, il potenziamento di alcune strutture. Ma torniamo al dato crudo del 3% di cittadini che in Calabria utilizzano la biblioteca. Innanzitutto si tratta di un dato disomogeneo perché nei pochi punti in cui c’è una biblioteca che svolge con competenza e serietà il proprio servizio i dati sono altri; semmai il problema è che le biblioteche che funzionano efficacemente sono pochissime e queste poche sono fortemente penalizzate dai tagli di risorse causati dalla crisi economica. Cito il caso del Sistema Bibliotecario Vibonese, struttura presso la quale lavoro, non per autoreferenzialità, ma perché essa si presta insieme a poche altre a ribaltare i dati della Nielsen e a prefigurare un possibile diverso rapporto tra biblioteche e lettura in Calabria. Il Sistema Bibliotecario Vibonese è un organismo consortile che opera attraverso una biblioteca centrale a Vibo Valentia, fornita di circa 50.000 documenti (non solo libri, ma anche periodici, film, musica, banche dati, ebook) e una biblioteca mobile che porta il servizio di prestito documentario, animazione alla lettura e consulenza bibliografica sul territorio.
La biblioteca Centro Sistema ha unaraccolta aggiornata, acquista le novità librarie, ha spazi attrezzati e accoglienti, è aperta tutti i giorni della settimana dalle 8,30 alle 20,00, con frequenti aperture serali. Ospita oltre 300 persone ogni giorno e promuove numerosissime iniziative culturali; ha frequenti scambi con le istituzioni scolastiche, con gli enti locali e le associazioni. Gli iscritti attivi al prestito della biblioteca del Sistema Bibliotecario sono 16.000, 12.000 nella città capoluogo e 4.000 del territorio, a fronte di una popolazione provinciale di 160.000 abitanti e cittadina di 36.000. In conformità a questi dati vediamo che la percentuale di popolazione che utilizza la biblioteca per leggere sale al 10% su scala provinciale e del 33% cittadina, percentuali assai diverse da quelle rilevate dalla Nielsen e che avvicinano,per quanto riguarda la città di Vibo Valentia, alle migliori realtà italiane. L’esempio vibonese non si propone per contestare i dati Centro del libro-Nielsen, di cui non si discute la veridicità complessiva, ma per suggerire un diverso approccio alle politiche di promozione della lettura e per cercare di suscitare un po’ di attenzione intorno a questi problemi, che, anche se non sembrano appassionare molto la “migliore società” regionale, sono fondamentali per il futuro della Calabria.
Il dato vibonese sta semplicemente a significare che se la Calabria riuscisse a dotarsi di un’efficace rete di moderne biblioteche, che non vuol dire una biblioteca in ogni paese, obiettivo impossibile da realizzare, né le piccole, polverose, obsolete raccolte librarie oggi presenti in molti luoghi, ma di organismi articolati capaci di pensare “oltre le loro mura” per raggiungere le persone, l’indice di lettura migliorerebbe di almeno 10 punti, portando la regione oltre quella soglia di civiltà che oggi appare irraggiungibile. Realizzare quest’obiettivo, anche in assenza di altri interventi, peraltro previsti nel citato Libro verde sulla lettura approvato recentemente dalla giunta regionale, richiede naturalmente investimenti e ferma determinazione; ma scegliendo questa strada oltre che incrementare gli indici di lettura, si renderebbero migliori anche le città. Giacché le biblioteche raffigurano, come dimostra l’esperienza di tutte quelle realtà dove sono state compiutamente realizzate, il cuore pulsante della comunità, un valore sociale e identitario che può contribuire, insieme con la scuola e le altre istituzioni culturali, al miglioramento della democrazia, della legalità e a preparare l’humus necessario per lo sviluppo.
*consiglio di amministrazione
Centro del Libro e della lettura

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