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di MATTEO COSENZA
La situazione è grave e, quindi, consente il varo di un governo in tempi rapidi e dalla conformazione molto molto particolare. Il profilo, sicuramente tecnico, è alto: competenze riconosciute, professori, banchieri, prefetti, ambasciatori. E dopo tanti politici, che spesso hanno provocato legittima insoddisfazione e, in qualche caso, addirittura nausea, è inevitabile la soddisfazione generale che sembra rasentare la santificazione dei nuovi arrivati, Monti in testa e il suo stile sobrio. Serietà, quindi, per farci dimenticare la Casta che ha abusato del suo potere e dei privilegi intoccabili e odiosi che ha coltivato e incrementato alla faccia delle condizioni del paese e del debito pubblico dello Stato. E dimostrazione della sconfitta della politica che, come non ha omesso di dire lo stesso Monti nel suo primo discorso dopo aver sciolto la riserva, deve riprendersi e ritrovare un clima di maggiore coesione dopo le aspre polemiche di questi anni. E il senatore-professore (è la sua autodefinizione) ha chiarito che un obiettivo del suo governo è quello di consentire ai partiti di avviarsi lungo i nuovi sentieri della collaborazione. Bene, tanti auguri al governo e a tutti noi cittadini che siamo in ansia per il futuro del nostro paese. Ma poi una raccomandazione: prima di ritenere che siamo finiti nel migliore mondo possibile, aspettiamo di conoscerlo meglio questo mondo. Vale a dire: cerchiamo di comprendere – e non tarderà l’occasione – come concretamente si manifesteranno i propositi di sacrifici ed equità, rigore e sviluppo. Pensioni, licenziamenti, evasione fiscale, riforma fiscale, Mezzogiorno, patrimoniale: sono alcuni dei capitoli del rosario che dovremo recitare nelle prossime settimane. Per rendere tollerabile il debito pubblico occorreranno scelte drastiche, operazioni chirurgiche, scelte di campo nette e chiare. E non si sa se questo basterà perché non è sotto attacco il nostro paese ma l’Europa intera con la sua moneta che è strutturalmente più debole di quelle degli altri Stati del mondo che con le loro banche centrali hanno la facoltà di batterla quando ce ne sono le condizioni. La domanda che inquieta è molto semplice e la facciamo alla maniera di come la può fare un cittadino qualunque molto preoccupato per quanto accade e potrà ancora succedere: basteranno l’iniezione di fiducia di un governo più credibile (e ci voleva poco con quello che è stato mandato a casa sabato scorso) e la riduzione del debito pubblico? o non sarà necessario prima o poi rivedere le decisioni continentali – non unanimi se si pensa all’Inghilterra – sulla moneta unica? Nel nuovo governo non mancano gli esperti di moneta e di quelle banche che sono ritenute le principali responsabili della crisi da movimenti popolari sempre più diffusi nel mondo, e, quindi, è immaginabile che sappiano condurci verso spiagge più tranquille per noi cittadini e non solo per le banche. I mercati sono, come si vede, sovrani e con loro lo sono diventati gli speculatori senza nome che stanno sguazzando nel marasma finanziario di questi mesi. Qualche secolo fa un paio di signori con la barba analizzarono su un piano economico-politico l’evoluzione e la natura più profonda della società e ci fornirono chiavi di lettura che sono servite a conoscere e capire il mondo. Altri sono venuti dopo, con e senza barba, e, o rinnegando o rielaborando quelle teorie, ci hanno dato ulteriori strumenti per avvicinarsi a quel modello di stato sociale che garantisse equità e differenze ad una società complessa. Forse oggi abbiamo la necessità di nuove analisi e conoscenze per capire la natura vera dei processi reali rispetto ai quali si sente per lo più un balbettio non sempre disinteressato. Questa riflessione dovrebbe condurci a mantenere separati cuore e ragione in questi tempi confusi perché passare dal pessimismo all’entusiasmo e viceversa non aiuta nessuno. Infine una nota sul mondo più vicino a noi, il Mezzogiorno e la Calabria. Sicuramente fa piacere che nella postazione più delicata, quella finora occupata da Gianni Letta, si trovi un calabrese serio, ma basterà questo in un governo fortemente contrassegnato da una presenza settentrionale, a garantire uno sguardo finalmente attento ed equilibrato verso questa parte del paese? Anche qui ci vorrà molto poco se si pensa alle chiacchiere inutili del governo andato in soffitta ma, detto sinceramente, anche di quelli di colore diverso che l’avevano preceduto. Il rischio della disattenzione potrebbe essere molto grande non solo per la composizione molto nordica del governo ma anche per due fattori concreti. Il primo è che la Lega è diventata l’unica forza di opposizione. Quindi, le si possono aprire spazi di imprevedibile nuovo e diffuso radicamento nel Nord, per cui il nuovo governo dovrà concentrare non pochi sforzi in quell’area per non fare regali ai ringalluzziti uomini di Bossi. Il secondo è dato dalla linea dei grandi partiti nazionali che hanno da tempo dimenticato e abbandonato a se stesso il Mezzogiorno, impauriti o attratti dalla questione settentrionale che li aveva seriamente messi in crisi. Insomma non basterà un Catricalà a farci stare più tranquilli. E sarà davvero un gran piacere che i fatti possano smentire queste nostre preoccupazioni.

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