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di FRANCO CRISPINI
I messaggi gutturali e cavernosi, salaci e ringhiosi, del capo del Carroccio, le prediche apocalittiche e le concioni dilaganti del Cavaliere: senza lasciarsene intimidire, i milanesi proseguiranno sulla strada che hanno felicemente imboccato? L’alto livello civile di una città come Milano dovrebbe contenere anticorpi sufficienti per non fare cambiare strada: dove dovrebbero trovarsi condizioni più favorevoli di immunizzazione dalle rozzezze leghiste e dalle fandonie berlusconiane? Non certo dove con grandi entusiasmi e sfacciata arrendevolezza si sono aperte le porte ad un berlusconismo che a tutto spiano conquista i cuori e le menti in quella che potrebbe essere una ultima fiammata delle sue trionfali avanzate. Nel mercanteggiamento nella cui pratica sta venendo alla luce ancor di più e meglio l’animo più verace di un sistema che per mantenersi in sella ad ogni costo promette di tutto dai sottosegretariati ad una distribuzione a pioggia dei ministeri di qua e di là, alla soppressione di tasse di ogni genere; si chiede giustamente Ernesto Galli Della Loggia in un editoriale di ieri (“Non si governa solo con le tv e le promesse. Alle radici del malessere”, “Corriere della Sera”): “ma davvero si può pensare che dilagare sui telegiornali, promettere ministeri, togliere multe, elargire mance e favori, possa rovesciare un risultato che ha cause politiche profonde ?”. L’illustre editorialista rimane convinto che quale che sia l’esito del ballottaggio milanese, un eventuale insuccesso del berlusconismo-leghismo non sarà dipeso dal fatto che l’elettorato di destra si è lasciato ”ammaliare” dalla “ennesima concione berlusconiana” o da annunci e promesse di beni materiali, bensì da una caduta di fiducia della destra nelle capacità di Berlusconi di restare in sintonia con una “visione organica dell’Italia, dello Sato e delle sue amministrazioni, dei valori e dei rapporti sociali” di cui quella si sente portatrice. Magari questa fosse la Destra rappresentata da Berlusconi, e non invece quella degli scambi, dei favori, delle compravendite, degli affari, dei piccoli e grandi interessi, delle clientele, delle “cricche”; magari in queste elezioni amministrative nella fase finale dei ballottaggi, la preoccupazione del centrodestra non fosse stato quello di mettere le mani sui nostri Comuni sia per predarli e devastarli sia a gloria del berlusconismo che chiede ossigeno da tutte le parti per il suo traballante governo. Più della proposta di un qualche prestigioso riconoscimento, il Cavaliere tiene ai regali che gli fanno i vassali portandogli in dono una amministrazione comunale, saprà Lui poi come ricompensarli. Si pensi al modo in cui in molte città dell’estremo Sud potrà essere stato gestito il mercato che si è aperto di scambi di voti e favori: si sa purtroppo che l’accaparramento di voti attraverso i più vari adescamenti, il cedimento agli allettamenti del potere, danno qui l’identità più propria a una Destra povera di ogni cultura meridionalista, incline soltanto a reggere il moccolo del partito personale di un Sovrano che può tutto. Ed è proprio tra Milano, dove sembra fare acqua tutto il trambusto sollevato fatto di scontri, insulti, volgarità, balle a non finire, e non avere più presa sulla maggioranza di una città che probabilmente aveva idealizzato il berlusconismo e minimizzato la aggressività e rozzezza bossiane, e città come Napoli, Cosenza, che la caduta nelle maglie di una Destra che vuole dare più terreno al Cavaliere sapendo di poter contare su di un ambiente maggiormente permeabile al disegno berlusconiano, si presenta più paurosa e minacciosa. Resta da vedere se in città come Cosenza ad esempio sono rimaste intoccate, non danneggiate ancora, le capacità di accorgersi da dove vengono i pericoli di facilitare ulteriormente il radicamento di una pianta che altrove comincia ad avvizzire. In tantissime aree meridionali alligna proprio quella Destra predona, fanatica, servile, affaristica, che in ogni tempo ha organizzato le clientele e fornito le truppe d’assalto (si ricordi gli “Ascari” di cui parlava Salvemini) per le classi dirigenti al potere: qui il passato non si smentisce, ancora una volta l’imperatore di turno ed i suoi consoli trovano nelle nostre città, nelle nostre regioni i fedeli esecutori di disegni di cui i meridionali sono sostenitori e vittime. Se le cose dovessero andare, nella stretta finale del ballottaggio, in maniera tale che la Calabria venga ad aggiungere con il Comune di Cosenza, dopo Reggio e Catanzaro, una altra perla al diadema del Cavaliere, allora vorrà dire che la scoppola al Nord, una possibile Caporetto a Milano, a Napoli, non sono valse ad accorciare i tempi di una “finis Austriae”, del crollo finale di un impero che comincia a sopravvivere a se stesso. Si dovrà aspettare, ma nel frattempo la Calabria si godrà le ultime illusioni di fare passi avanti con i corifei del berlusconismo.

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