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di ENNIO STAMILE
A Lampedusa continua quasi ogni giorno lo sbarco dei profughi. Non è stato semplice far fronte all’emergenza, soprattutto dopo le difficoltà registrat nel mese di marzo. Grazie alla Protezione civile, alla Guardia costiera e a tutte le altre forze dell’ordine impegnate si sta operando il dislocamento in diverse parti d’Italia. Anche la nostra regione sta facendo la sua parte. Il governatore Scopelliti ha dato la disponibilità ad accogliere 1800 profughi. La storia della Calabria ci racconta che oltre ad essere terra di conquista e di emigrazione ha nel proprio dna l’accoglienza e la solidarietà. Cittadine come Badolato, Riace, Caulonia sono indicate in Italia come simboli di pluralismo culturale e di accoglienza. Anche in questa circostanza, tra dissapori politici e mancanza di volontà di alcune regioni ad ospitare queste persone, i calabresi si stanno dimostrando primi in classifica in quanto a accoglienza, solidarietà ed integrazione. Ad ulteriore conferma di ciò, venerdì 10 giugno, insieme al presidente dell’associazione Il Delfino, don Salvatore Vergara, a Domenico Avolio, assessore ai Servizi sociali del Comune di Cetraro, ho assistito ad una partita di calcetto nel complesso sportivo “Gabriele Grosso” organizzato dal Team Basile e dagli operatori che assistono i profughi dislocati a Cetraro. È stato uno di quei momenti che difficilmente si dimenticano. Aspetto agonistico a parte – la squadra di casa è riuscita a resistere solo un tempo alla squadra degli ospiti di colore, che nel secondo tempo hanno segnato una valanga di gol – è stato veramente bello vedere tante persone giovani e meno giovani che alla fine della partita si sono strette attorno a questi fratelli offrendo loro un ricco rinfresco ed invitandoli ad un’altra gara di calcetto. Che differenza con quanto accaduto in questi anni in Italia. A causa di una politica poco attenta al valori della solidarietà e della integrazione, abbiamo assistito al sorgere di varie realtà come i Cpa, centri di prima accoglienza; o i Cpt, centri di permanenza temporanea; che, ossimori a parte, erano propedeutiche alla fase attuale dopo l’assurda promulgazione della legge 94/2009, che introducendo il reato di clandestinità ha cambiato i primi centri di accoglienza in Cie cioè centri di identificazione e di espulsione. Ma il reato di clandestinità è palesemente incostituzionale perché di fatto punisce i migranti non per quello che fanno ma per quello che sono in aperta violazione dell’art. 3 della Costituzione. A Cetraro e ad Amantea dove vengono ospitati i profughi provenienti da Lampedusa non ci sono grate, cancelli e quanto altro, c’è solo l’intelligente opera di mediazione culturale condotta dal centro di solidarietà il “Delfino”, che in associazione con Promidea, una Cooperativa sociale che ha sede in Cosenza ed è impegnata da oltre vent’anni nella progettazione ed erogazione di servizi a favore dei soggetti a rischio di marginalità, e con le Caritas parrocchiali, stanno portando avanti uno straordinario lavoro di accoglienza e di integrazione. Le storie di questi ragazzi sono pressoché simili nella loro cruda realtà. Provengono dal Ghana, dal Camerun e dal Senegal. Hanno investito i loro risparmi per affrontare un lungo viaggio, che per molti di loro è senza ritorno a causa di quelle “carrette del mare” che finiscono per affondare date le scarse condizioni di sicurezza nautica. Nonostante molta sofferenza, un futuro assai incerto, è bello vedere nei loro occhi ancora tanta speranza, gioia di vivere e di convivere, di esprimere le loro potenzialità lavorative ed agonistiche. In Italia in questi giorni stiamo assistendo all’ennesimo scandalo delle partite truccate per il calcio scommesse. In Calabria c’è chi scommette nella solidarietà. A Cetraro venerdì scorso alla fine della partita abbiamo consegnato le medaglie ai vincitori messe a disposizione dall’assessorato ai servizi sociali. Le medaglie sono avanzate, abbiamo finito per premiare anche coloro che hanno raccolto una valanga di gol. Ma non importa. Nel bellissimo “gioco” della solidarietà non ci sono perdenti ma solo vincitori.

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