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di ENRICO AGOSTEO
Benché la parità e l’uguaglianza giuridica tra uomo e donna siano cosa sacrosanta e intangibile, gli individui vengono considerati tipici o atipici in base al loro sesso: le differenze comportamentali tra i due sessi, alla luce della psicologia evoluzionistica e della sociobiologia, appaiono infatti ben evidenti. Il gentil sesso, in virtù della sua funzione originaria di crescita ed educazione della prole, ha il dono dell’empatia, cioè la capacità di immedesimarsi negli stati d’animo altrui, qualità meno presente nel maschio che, dovendo andare a caccia, avrebbe avuto grosse difficoltà nel condividere gli stati d’animo della preda, quindi è, invece, dotato di maggiore aggressività e senso dell’orientamento (per poter memorizzare la strada del ritorno dopo le battute di caccia). Negli ammalati di autismo, chiusi in se stessi, alcuni studi hanno riscontrato un eccesso di testosterone (l’ormone maschile). La capacità femminile di immedesimarsi negli stati d’animo, porta a un più alto interesse per le altrui vicende… ed ecco anche spiegata l’inclinazione al pettegolezzo. Capacità educativa vuol dire inoltre capacità di modificare gli altri, di plasmarli e perciò, in un certo senso, di manipolarli, peculiarità che viene utilizzata pure nei confronti dei propri compagni: a tutti noi è capitato empiricamente di constatare come nella coppia spesso il più trascinabile sia proprio il maschio. La donna difficilmente accetta di essere sottomessa ad un’altra donna (per chi avesse dei dubbi basti pensare ai rapporti per lo più non idilliaci tra suocera e nuora), ci vuole poco a farle scattare l’invidia: un semplice vestito o un paio di scarpe; l’uomo, viceversa, è stato da sempre abituato a stare in gerarchia con altri uomini sia nella caccia che nella guerra. Lei ride e sorride più facilmente di lui: in epoche primeve, in cui il rapporto tra i sessi non era affatto improntato a buone maniere e mossette aggraziate, sorridere ed essere remissive serviva ad inibire l’aggressività maschile e a consentire di essere bene in arnese al momento della riproduzione. Il corpo calloso che collega i due emisferi cerebrali, nella donna è più sviluppato che nell’uomo, questo le consente di fare più cose contemporaneamente (come guardare la televisione mentre parla al telefonino e per soprammercato dà un’occhiata ai figli) probabilmente perché ha necessità, qualsiasi cosa faccia, di vigilare contemporaneamente sulla prole; l’uomo, viceversa, riesce a concentrarsi solo su una cosa per volta. Il cervello di lui è più grande di circa il 9 per cento e più pesante (1.300 grammi contro 1.100), ma quello di lei contiene più neuroni (l’11 per cento in più). In ogni parte del mondo è in misura assai maggiore, la donna, vittima di reati violenti ed omicidio rispetto a quanto non ne sia autrice. Al contrario dell’uomo è organicamente strutturata, sia per la gravidanza che nel rapporto d’amore, all’accoglienza, alla relazione, all’altro. Lei è più fedele perché ha una capacità limitata di generare e ha bisogno di un compagno che le stia vicino nella gravidanza e nella crescita dei figli, l’uomo è sempre libero e ha pertanto l’impulso a diffondere il suo Dna. Nelle antiche tribù di cacciatori-raccoglitori, alle femmine spettava il compito di raccattare ciò che di commestibile cresceva spontaneamente, facendo dei giri attorno al luogo in cui si stava; non è forse quello che fanno ancora oggi sbocconcellando in un negozio e l’altro nei loro lunghi giri di shopping, con grande disappunto dei compagni uomini?

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