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«RINVIATA a causa della mancanza del numero legale la prima commissione consiliare permanente del Consiglio regionale “Affari istituzionali”». Ecco qua, tutto come previsto: blocco totale dell’attività istituzionale. Il blitz di martedì scorso in Consiglio regionale per eleggere segretario dell’Ufficio di presidenza, in quota centrodestra, il consigliere Franco Mollica invece che Mariano Pici, come da accordi col Pdl, ha fatto saltare tutti gli equilibri politici pregressi. Alle 11 e 40, quando hanno visto che non si presentava nessuno del Pdl (i consiglieri per protestare contro l’accordo non rispettato si sono dimessi da ogni carica interna al consiglio regionale), hanno sciolto la seduta. All’ordine del giorno, due audizioni importanti e cioè l’assessore Gentile sulla proposta di legge di un’Ater unica regionale e la Mazzocco su quella di “Consorzio di bonifica e irrigazione della Basilicata”. La situazione, dopo le dimissioni di Viti e l’abbandono dell’aula di tutti gli eletti del Pdl, è incandescente. Si sprecano gli incontri per ricucire la frattura. La sensazione è che, mentre a Roma, si va d’amore e d’accordo, sulla scia dell’accordo sul petrolio, in Regione il banco sia saltato. Lo stesso De Filippo (in foto), per ironia della sorte, proprio il giorno prima della bagarre in Consiglio, incontrava a Milano il ministro Tremonti, nella ristretta riunione del circolo Aspen, e – dopo aver ricevuto apprezzamenti per il suo discorso dallo stesso ministro – gli riferiva che, sul memorandum lucano, stavano lavorando alacremente i due sottosegretari Viceconte e Saglia. Ecco spiegato il perché della reazione del governatore una volta deflagrato il conflitto in aula. Le acque, a distanza di un giorno, sono ancora agitate e per il raggiungimento della pax non depone bene né l’assenza del segretario Pd Speranza che ha preso le ferie nel periodo sbagliato, né l’allontanamento del presidente De Filippo, impegnato a Roma in altre attività istituzionali. La crisi politica c’è ed è palese, come dimostrano le commissioni saltate e la stagnazione dei lavori del Consiglio, e a gestirla dovranno essere proprio questi ultimi insieme al confermato presidente dell’assemblea regionale Vincenzo Folino. Intanto c’è chi trova appassionate e chi invece giudica sterile la caccia ai franchi tiratori dell’accordo per l’elezione dei membri dell’Ufficio di presidenza. Il dato politico è che all’interno dell’assise si muove un centro che si organizza e si pone come alternativa al duopolio, troppo spesso bollato come inciucista, Pd-Pdl. Mollica al posto di Pici. Chi ha voluto fare dispetto ai manovratori? Proviamo – scherzosamente ma non troppo – a proporre un borsino dei papabili, anche se la segretezza del voto impedisce di poter individuare con certezza chi, quel giorno, abbia remato contro. Oltre ai “molto possibili” e cioè lo stesso Mollica e gli altri centristi Navazio e Falotico, la vera fortuna sarebbe indovinare chi sono gli altri quattro voti che scottano. Le voci di palazzo ne attribuiscono due all’Italia dei valori spaccata al suo interno (tra i principali “sospettati” i consiglieri Autilio e Benedetto, che però smentisce in una nota), uno all’Api Singetta e l’ultimo all’insospettabile vicepresidente della Regione Agatino Mancusi, che pare non abbia mai veramente digerito la polemica sul pupazzetto ecologico Verdino. Nel Pd la situazione è più complicata, c’è chi sospetta del “ribelle” Santochirico, lui però sul suo blog scrive che quanto accaduto in aula è «politicamente inaccettabile e istituzionalmente scorretto». Quello che sarebbe interessante capire è però, e come sempre, le ragioni vere – e non personalistiche – di una esplosione politica tanto evidente da esporre autorevoli esponenti dei più diversi partiti al giudizio degli elettori che, a prima vista, già pensano ad un’insulsa guerra di poltrone. E’ davvero solo questo aspetto ad agitare degli animi di solito così poco propensi al “corpo a corpo”? Possibile. Entrare a far parte di quell’ufficio significa prima di tutto gestire la vita dei gruppi, oltre ai loro congrui bilanci. Ma ai più avveduti non sfugge che la prova di forza è prima di tutto muscolare e il messaggio quello della variabile impazzita che può farsi sentire – e quindi dire la sua – anche quando i giochi sono belli che fatti. E’ a questo ruolo che si candida il terzo polo in formazione? E questo vuole essere il suo rocambolesco exploit? La sua “ prima in grande stile”? Ad oggi, nonostante sia ancora fervente il clima di incontri e dialoghi e dunque fumose le prospettive, sappiamo solo che – date anche le fondamentali assenze – nulla sarà deciso prima del prossimo lunedì. I partiti chiedono a Folino di risolvere la faccenda. Ma la questione, come abbiamo visto, va ben oltre il ruolo di un problema interno al Consiglio regionale.

Rosamaria Aquino

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