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di MATTEO COSENZA

Peccato che finora la discussione, estremamente concreta, sul futuro immediato di Cosenza sia avvenuta nelle pagine di cronaca della città. I temi, la qualità delle scelte e il ruolo degli intervenuti ne hanno già fatto un momento significativo di confronto, sicuramente utile per altre città della regione e per l’intera Calabria. Cerchiamo di riassumerla in poche righe. Il giorno di Ferragosto abbiamo pubblicato un forum con Mario Occhiuto che non si è limitato ad un bilancio dei circa primi cento giorni da sindaco (molto attivo per riconoscimento unanime) bensì ha toccato e messo in discussione alcune scelte strategiche che sembravano acquisite. Quella che più di tutte ha alimentato il dibattito ha riguardato la metropolitana leggera Cosenza-Rende-Università di Arcavacata, perché il sindaco, ritenendo il percorso non funzionale alle linee di sviluppo di Cosenza, lo ha praticamente contestato proponendo di modificarne il percorso, e indicando, peraltro, nelle more delle decisioni e dell’attuazione della nuova infrastruttura, una innovativa linea su gomma dell’area urbana, una circolare che già da subito risponda alle esigenze di mobilità più evidenti e pressanti. Tralascio gli interventi favorevoli, qualificati per competenze e ruolo come quelli di Domenico Gattuso e Pietro Iacino, per ricordare piuttosto l’obiezione di fondo che è stata mossa alla “provocazione” di Occhiuto: se si riapre il progetto salta il cronoprogramma e si perdono i finanziamenti comunitari (160 milioni) che devono essere spesi entro il 31 dicembre 2015. Insomma un rilancio da stendere al tappeto qualsiasi amministratore e far rientrare la sua iniziativa tra le chiacchiere ferragostane. In effetti già il 17 agosto Occhiuto ha chiesto ufficialmente alla Regione di rivedersi per ridiscutere del tracciato. Pochi giorni fa c’è stata la prima riunione e l’ipotesi di riaprire il confronto è diventata concreta tant’è che nella prossima settimana è prevista una fitta agenda di incontri. Questa in grande sintesi la questione emersa dal dibattito che i colleghi della cronaca provvederanno nei prossimi giorni a pubblicare integralmente in un link apposito sul sito del Quotidiano, al servizio di chi voglia approfondire la materia.
Partirei subito dall’argomento più spinoso: il rischio di perdere il finanziamento. Probabilmente non è così perché i tempi per rivedere il tracciato, se una volta tanto non si rispettasse la velocità delle tartarughe, ci sarebbero. Evidentemente chi solleva la questione tiene conto del fatto ricordato da un puntuale intervento di uno dei primi progettisti, il professore Mauro Francini, che di tempo se ne è perso tanto se si pensa soltanto che il primo protocollo dell’opera fu sottoscritto il 24 giugno 1998. Ma ammettiamo che davvero si rischiasse di vanificare una risorsa finanziaria così imponente. Ebbene, qui siamo ad un nodo cruciale della storia del nostro Mezzogiorno che si può riassumere in una domanda: quante cattedrali nel deserto abbiamo realizzato solo per lo scopo di spendere soldi, di non perdere finanziamenti e di garantire posti di lavoro? Volendo, come si sa, servirebbe un libro per stilarne l’elenco. Naturalmente, questo non equivale a dire che la Metropolitana di Cosenza-Rende-Unical sia una cattedrale nel deserto, ma certamente non si può non tenere conto dell’esigenza di fare ora – prima di partire – le scelte più oculate senza sottostare al ricatto del rischio della perdita dei finanziamenti.
Per esempio, come si fa a non tener conto del tracciato esistente e scarsamente utilizzato delle Ferrovie e si insiste sul percorso di viale Parco? A Napoli da decenni la cosiddetta Direttissima (traffico nord-sud) è anche la linea 2 della Metropolitana, a Salerno da una decina di anni il tracciato ferroviario meno sfruttato è parte della Metropolitana. Non a caso in un’intervista alla nostra Maria Francesca Fortunato l’ex vicesindaco Franco Ambrogio, pur in un contesto di difesa dell’opera così come è stata concepita, non ha chiuso del tutto le porte ad una revisione.
L’altra osservazione decisiva attiene esattamente alla materia finanziaria. Per quanti calcoli si siano fatti – e dubbi li manifesta lo stesso Francini che studiò i bacini potenziali di utenza – non è certo che i viaggiatori saranno sufficienti a garantire le rilevanti spese di gestione. Le metropolitane, dappertutto, funzionano se si pagano da sole la gestione altrimenti diventano una voce insostenibile delle aziende di trasporto che, per quanto partecipate o variamente strutturate, finiscono inevitabilmente con il gravare sulla finanza pubblica, che versa nelle condizioni che sappiamo.
Come si vede, di spunti per riflettere e poi partire con il piede giusto ce ne sono parecchi e pregnanti. Un sindaco, che qualche idea ce l’ha, che cosa deve fare nel momento in cui è convinto che sta per avviarsi lungo una strada insidiosa e forse poco fruttuosa? Dice l’ex sindaco Salvatore Perugini in una schietta conversazione con Massimo Clausi: “Non credo che un sindaco da solo possa modificare tutto”. Ha ragione ma ha anche torto perché un sindaco, che si avvalga di competenze e che sia anche un competente, ha il diritto di scegliere perché è votato dai cittadini per fare esattamente questo grazie ad un sistema elettorale che gli affida un grande potere. A Perugini, con la stima che si deve ad una persona perbene, forse si può rimproverare di avere tenuto conto troppo delle esigenze della coalizione, Occhiuto – almeno fino a questo momento – dimostra di ragionare con la propria testa anche se questo lo può mettere in contrasto con la sua coalizione di centrodestra – non perché lo voglia – e finanche con il governatore Scopelliti che era venuto recentemente a Cosenza per mettere il cappello sull’opera che oggi si vuole rivedere. E sarebbe uno sport sbagliato pensare di leggere strumentalmente il comportamento di Occhiuto perché più che un interesse politico di coalizione lo muove un’idea della città di cui è portatore.
Non so né posso prevedere se il sindaco di Cosenza sarà capace di dare seguito ai suoi progetti e di realizzare la sua idea di città, ma è indubbio che lui ha in testa una Cosenza che affondando nelle sue radici scavalchi il grigio presente e si proietti in un futuro che le restituisca a livello regionale, e non solo, la sua funzione storica. Non tutti potranno condividere le sue scelte, ma sarà bene che lui faccia le scelte funzionali a quell’idea di città di cui è assertore e per la quale i cittadini gli hanno dato il consenso. “Ecologia, equità, economia” è il suo motto. Se vedete il ministero dell’ambiente che ha realizzato a Pechino capirete che non sono parole vuote perché in una città immensa, dominata da inquinamento cronico, quell’imponente edificio parla di luce e di verde, sembra girare attorno al sole e con i suoi spazi si apre naturalmente a tutti senza sprechi. Il fatto è che lui è un architetto nel senso che è un urbanista, che dovrebbe essere un passaggio automatico ma che non sempre è scontato. Ho spesso immaginato che cosa sarebbe stato capace di fare Renzo Piano come sindaco, mettiamo, di Roma o Napoli, di Milano o Firenze, se non fosse stato impegnato a collocare, una dopo l’altra, le sue meraviglie in ogni angolo del mondo. Credo che questa sia una grande occasione per Cosenza, che è la città in cui Occhiuto è nato e che ama. In un luogo strategico della Calabria come l’area urbana formata da comuni importanti e da un serbatoio culturale del valore dell’Unical, di cui ricordiamo oggi il quarantesimo anniversario con un domenicale interamente dedicato, soffia un vento nuovo che va alimentato e non deve spegnersi. Si ritorna a parlare di cose importanti dopo le straordinarie stagioni di un gigante come Giacomo Mancini, che sognava di fare l’architetto e che ridiede un’anima a Cosenza, e dell’inventore di una città verde come Rende, l’indimenticabile Cecchino Principe.

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