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ERANO arrivati in 1.800 sognando un camice bianco (LEGGI L’ARTICOLO). E molti di loro sapevano già che il sogno sarebbe rimasto tale perché i posti disponibili nella facoltà di Medicina di Catanzaro erano solo 255. Pochi, però, avrebbero immaginato che due terzi dei banchi sarebbero rimasti vuoti. 

I risultati dei testi di ammissione nel campus di Germaneto sono stati disastrosi: solo 82 aspiranti matricole hanno dimostrato di avere le competenze minime richieste dalla prova nazionale, eseguita in contemporanea in tutti gli atenei italiani. E così i 173 posti vacanti sono ora a disposizione di quanti, altrove, sono rimasti fuori per carenza di disponibilità. A Bologna, ad esempio, dove su 430 posti ci sono stati 688 candidati che hanno superato la prova. O alla Statale di Milano (905 ammessi per 430 posti), a Padova, Pavia, Pisa, Torino, Udine, Verona.

In Calabria, nonostante la denuncia di irregolarità (LEGGI) per le modalità di esecuzione della prova di Catanzaro, ci si interroga. Anche alla luce dei risultati di maturità, che premiano gli studenti calabresi con la più alta percentuale italiana di voti massimi (GUARDA I DATI). Un risultato in stridente contrasto con quello che affiora quando poi gli stessi studenti si trovano ad affrontare prove di selezione su base nazionale. E’ successo anche ad Arcavacata dove, dopo il flop clamoroso dello scorso anno sui test Invalsi pensati per le scuole medie (LEGGI L’ARTICOLO), anche adesso l’ammissione al corso di laurea in Scienze della Formazione primaria si è trasformata in una carneficina: le percentuali di idoneità si fermano al 30 per cento e sono le più basse d’Italia. In Lombardia, ad esempio, il dato balza all’80 per cento (LEGGI). Ma a questo punto, di chi è la colpa?

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